Il rito collettivo dei ‘Likomani’. ‘Nel nome del dio web’ di e con Matthias Martelli al Centro Zo di Catania

Il rito collettivo dei ‘Likomani’. ‘Nel nome del dio web’ di e con Matthias Martelli al Centro Zo di Catania

@ Loredana Pitino (02-12-2019)

Digito ergo sum

Catania – Prima dello spettacolo il pubblico entra nel piccolo spazio-teatro del centro culturale Zo di Catania, accolto da un frinire ininterrotto di cicale; come quando in estate troviamo riparo sotto ombrelli di pini marittimi o eucalipti. Un suono assordante, un suono che, prolungato, stordisce. Il senso della trovata scenica lo si capisce alla fine di quello che è un monologo, un one man show.

Al centro del palco entra, mettendosi subito a dialogare con gli spettatori, Matthias Martelli che di questo testo è l’autore e l’attore unico. La possiamo definire una lunga riflessione sociologica che veste i panni della satira di costume sulla “malattia” del nostro tempo: la sindrome da dipendenza digitale.  Il ludus di Martelli comincia con una I-messa celebrata da Don Aifon, sacerdote del rito collettivo che lega tutti noi uomini e donne del XXI secolo, noi vissuti nel “Digitocene”, che pronuncia un lungo sermone infarcito di gergo social-digitale, nel quale si invoca il dio web e si recita un salmo responsoriale dove la risposta è “mi piace”. La liturgia di questa nuova religione è fatta di Wireless, Facebook, Instagram, Twitter, Whatsapp, sim, touch, smartphone, tablet…. Nuovi sacerdoti sono gli influencer, gli youtuber, gli odiatori seriali, gli esperti di tutto senza sapere nulla. Chi non rispettasse ancora questo rito collettivo merita di essere additato come eretico e denunciato alla “Santa Oscurazione”. Siamo tutti fedeli di questa fede, ortodossi e fondamentalisti che vivono eternamente connessi e dipendenti dalle notifiche, dai like, dai followers e, da spettatori consapevoli, ci abbandoniamo a risate sincere, perché la comicità di Martelli è spontanea e potente, in questo scoppiettante racconto frutto di una attenta osservazione del reale che ormai è sempre più virtuale.

In un secondo momento della pièce, l’autore-attore veste i panni di un ipotetico Professore Universitario, in un’epoca futura lontana centinaia di anni dal nostro presente, che, dopo una serie di indagini e ricerche, ha ricostruito come si svolgeva la vita dell’homo cellularis nel XXI secolo. Il Professore racconta, con raccapriccio, di questa specie sub-umana ridotta a non alzare mai lo sguardo dallo schermo, a non saper sopravvivere senza la connessione, a non saper più guardare negli occhi il proprio vicino, nemmeno il partner durante il sesso. Il pubblico, di oggi, condivide quel raccapriccio perché il professore mostra un video che documenta scene di vita quotidiana, scene reali che mostrano le conseguenze, a volte anche gravi, del nostro vivere sempre con gli occhi sullo schermo. La dipendenza ci rende tutti Likomani, esattamente come l’alcol, il fumo o la cocaina.

Matthias Martelli è davvero originale e dotato di una padronanza tecnica sorprendente; capace di gestire perfettamente i tempi della comicità ma anche di lasciare sgomenti gli spettatori; capace di improvvisare e dialogare col pubblico. Ha affrontato, nella stagione passata, una grandissima prova d’attore con successo, interpretando Mistero Buffo di Dario Fo e dimostrando di avere appreso la lezione del maestro ma di saper rendere proprio il testo sacro del Premio Nobel italiano, affrontando i rischi dell’impresa con grande coraggio e autonomia.  Qui un po’ di Mistero Buffo gli è rimasto addosso; la scena del miracolo di Steve Jobs è una citazione del miracolo di Lazzaro, è evidente. Forse questa la difficoltà più grande da superare: uscire da un cliché che potrebbe nuocergli.  Nel finale il testo si fa serio, diventa una esortazione sentita che suscita davvero una riflessione (tante volte ripetuta come un mantra ma mai ascoltata): “Bisognerebbe tornare a guardarsi negli occhi”, non lasciarci stordire dal chiacchiericcio vuoto e assordante delle cicale del web.

NEL NOME DEL DIO WEB

Di e con Matthias Martelli

In collaborazione con Alessia Donadio

Musiche originali Matteo Castellan

Centro culturale Zo di Catania per la rassegna Palco Off