Francesco SEVERINI – Vagabolario “F” (“Come è nata la neve in Carnia”)

 

Io scrivo


Vagabolario “F” – Come è nata la neve in Carnia


Francesco Severini, Capolettera “F”, gouache, china e tempera su carta, cm 36×48

 

 

Forse non tutti sanno che sul monte Crostis, un giorno, è nata la neve.

Questa leggenda racconta che si era alla fine del mese di marzo, e che i primi segni della primavera cominciavano già a farsi sentire. Cominciò d’un tratto a fuoriuscire un leggero vapore dalla terra, che si alzava sempre più in alto, fino ad arrivare a ricoprire i fiumi, i laghi, le pianure, i boschi e il monte Crostis.  E più il tempo passava, più si faceva tutto bianco.  Un bianco sempre più denso. Così ogni cosa venne circondata e avvolta da quello che era ormai diventato una sorte di mare di nebbia candida.

Ma ecco che a un certo punto venne fuori una pecora che andò su per la salita di Tualis, attraversò il bosco e svelta come un capriolo corse sulla cresta della montagna fino su all’ultima cima, poi con un grande salto arrivò su nel cielo. Dietro di lei arrivò una seconda, e una terza, e dieci e cinquanta e cento…

Allora sugli infiniti prati dal cielo iniziò una gara, vivace e graziosa.  Le pecore correvano leggere una più dell’altra e gli angeli volavano loro attorno e cercavano di fermarle afferrandole per i riccioli del loro vello di lana. Ma le pecore si liberavano, lasciando tra le mani degli angeli i boccoli del loro soffice mantello.

A un certo punto arrivò anche il vento ad unirsi a questa specie di gioco. La lana sfilacciata leggera dondolava nel vento, rilucendo al sole che stava salendo dietro le cime. Giravano attorno a se stessi i fiocchi candidi in una danza leggera, si alzavano su in alto e poi piano piano venivano giù, venivano giù…

La nevicata è andata avanti fitta, fitta, per tutta la notte, poi alle prime luci dell’alba la nuvola cominciò ad aprirsi e sotto la luce incerta del primo mattino la terra mostrò i monti coperti dal bianco mantello. A questa vista rise appagato perfino il sole che si alzava sul monte Crostis, come per una stregoneria che era riuscita bene.


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