Chiara SIMONELLI*- Amore circondariale. Arrivano, forse, le ‘stanze dell’ eros’ per detenuti

 

Diritti civili*

 


 

AMORE CIRCONDARIALE

Arrivano (forse) le Stanze dell’Eros per i detenuti

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Nonostante la sfera sessuo-affettiva sia stata da tempo riconosciuta come un valore costitutivo della dignità di ogni uomo e donna, all’interno del carcere la sessualità è tuttora l’unico aspetto della vita relazionale non regolamentata da specifiche norme o disposizioni ministeriali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma, infatti, che una soddisfacente vita sessuale è un diritto di ogni essere umano al pari del mantenimento di un buon stato di salute generale e questo vale, ovviamente, anche per i detenuti.

In Commissione Giustizia di Palazzo Madama è attualmente in esame una legge riguardante la riforma “al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi, nonché all’ordinamento penitenziario per l’effettività rieducativa della pena” che, tra le varie istanze, prevede l’introduzione delle cosiddette “love rooms”, ovvero dei luoghi in cui i detenuti potranno assicurarsi riservatezza all’affettività e alla sessualità.

Secondo il relatore del testo, il senatore ed ex magistrato Felice Casson, l’approvazione arriverà a breve e nelle carceri saranno istituite stanze dove il detenuto potrà consumare rapporti sessuali con il proprio partner ed esercitare il proprio diritto all’affettività, mettendo definitivamente fine alla “pena accessoria di fatto” consistente nella negazione di ogni forma di sessualità.

L’introduzione di questa novità negli istituti carcerari italiani è inserita all’interno dell’articolo 31 del Ddl 2067 che, alla lettera “m”, prevede il “riconoscimento del diritto all’affettività delle persone detenute e internate e disciplina delle condizioni generali per il suo esercizio”. Si tratta di un campo, come molti altri, sul quale siamo molto arretrati rispetto al resto dell’Europa – ha dichiarato all’Adnkronos Felice Casson, che nella sua lunga esperienza di inquirente aveva già avuto modo, negli anni ’80, di visitare le carceri spagnole e di venire a conoscenza delle cosi dette Love Rooms.

Effettivamente in altri Paesi quello alla sessualità è un diritto garantito già da molti anni nell’ambito della pena come rieducazione: su 47 Stati del Consiglio d’Europa, sono attualmente 31 quelli che autorizzano, con differenti modalità e strumenti, le visite affettive ai detenuti; tra questi Olanda, Germania, Danimarca, Spagna e Portogallo.

La regolamentazione della sessualità all’interno delle carceri italiane potrebbe allontanare il tabù del sesso ancora ampiamente presente in alcune realtà. I diritti fondamentali all’affettività e alla sessualità, a nostro avviso, devono essere considerati elementi fondamentali del trattamento penitenziario e rieducativo. La sessualità è una dimensione umana, un desiderio legittimo che non può esser negato, a maggior ragione proprio nel momento in cui forse si ha più bisogno di essere rassicurati. Rimaniamo, quindi, in attesa dell’approvazione!

Ringrazio per la collaborazione la Dott.ssa Laura Falesiedi

 

*Dal blog di Chiara Simonelli (nella foto in alto- Gruppo L’Espresso), sessuologa e docente universitaria

Author: admin

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