M. Ca. – L’immaginario pubblicitario (“Equals”, un film di Drake Doremus)

Cinema   d’estate*

L’IMMAGINARIO PUBBLICITARIO

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“Equals”, un film di Drake Doremus

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In un futuro distopico, il Collettivo che governa verticisticamente la società agisce nella fase tra il concepimento e la nascita modificando geneticamente gli esseri umani per privarli delle emozioni e scongiurare in questo modo l’instabilità politica che nasce dalle passioni. In alcuni individui, però, l’emotività riemerge e per questi casi è previsto dapprima il trattamento farmacologico e poi la messa a morte. Silas si “ammala” innamorandosi corrisposto di Nia, solitaria collega di lavoro, e da quel momento per loro inizia un conto alla rovescia per riuscire nella fuga o soccombere alla “cura”.

Non ci sono elementi di novità nel disegno architettonico e sociale di Doremus. Si cammina in fila indiana dietro mille precursori cinematografici di bianco vestiti, strettamente sorvegliati dai propri simili, minacciati di morte per imperfezione, ovvero per umanità. Lavorare con elementi precodificati, ridotti ad un numero minimo, non è di per sé una cattiva idea, ma troppo silenzio alla lunga genera sospetti e si comincia a temere che tacciano anche le idee. Sono tanti, infatti, e forse troppi, gli elementi che mancano al racconto di Nathan Parker (da un soggetto di Doremus stesso), ma anche facendosi bastare il lavoro sugli archetipi, prendendolo come scelta di campo, vale la pena avvertire gli appassionati del genere che non è la fantascienza il contenitore di riferimento, quanto piuttosto il genere romantico, declinato prevalentemente in chiave teen.

Nia e Silas, infatti, sono due giovani adulti, ma è evidente che si tratta di adolescenti mascherati, il cui risveglio sessuale è stato solo posticipato per esigenze di copione. La Kristen Stewart di Equals non è altri che la Bella di Twilight, alle prese con un nuovo divieto di contatto fisico, giunto in tempo per ingigantire a dovere il desiderio, e i fantasmi evocati di Romeo e Giulietta non guardano a William Shakespeare ma ai personaggi di Warm Bodies (et voilà Nicholas Hoult). Il primo amore assurge a prima volta per antonomasia, sfidando niente meno che un’inibizione genetica e Doremus, chiamato a tradurre in immagini questa potenza incontenibile, ha carta bianca per sbizzarrirsi con gli effetti visivi che tanto gli sono cari.

Chiarito il contesto di riferimento, il film a suo modo funziona, non manca di qualche momento intenso e di un bel finale, ma è anche e soprattutto veicolo di un immaginario pubblicitario, fatto di interni di design e camicie bianche da set fotografico: un immaginario cinematografico per il quale l’etichetta d’indipendenza è, per l’appunto, solo e soltanto un’etichetta. (*Mymovies.it)

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