Cinzia BALDAZZI – Frank Sinatra: i suoi primi cento anni. Un secolo fa nasceva “The Voice”

 

La memoria

 

FRANK SINATRA: I SUOI PRIMI CENTO ANNI

Nel dicembre del 1915, un secolo fa, nasceva “The Voice”, il maggior interprete di musica leggera del Novecento.

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Su quel tratto di costa del New Jersey che, attraverso il fiume Hudson, guarda i moli di Chelsea a Manhattan e gli avamposti del Greenwich Village, sorge la città di Hoboken. Tra i suoi cittadini più famosi, il tennista Michael Chang, l’attore Joe Pantoliano, il “boss delle torte” Buddy Valastro, infine il cantante Francesco Alberto Sinatra, il quale deve il cognome ad antenati di Palagonia, nei pressi di Catania.

Cento anni avrebbe compiuto Frank, in questo mese di dicembre 2015. Lo abbiamo perduto nel ’98, all’età di 83 anni, dopo 150 milioni di dischi venduti, 6.600 canzoni, 60 album, 53 film, 10 limousine, 4 mogli, 3 figli, 2 Oscar, 1 miliardo di dollari di patrimonio. Forse il maggior cantante di musica leggera del ‘900, Frank si unì nel ’40 all’orchestra di Tommy Dorsey: ne ebbe popolarità, diventò uno dei primi teen idol, ma nel giro di pochi anni fu chiaro (e il suo impresario lo comprese prima di lui) che avrebbe potuto far da solo. Quando, nel ’42, il suo nome venne inserito nello spettacolo di fine anno al Paramount di New York, il clarinettista Benny Goodman, star della serata, chiese. “Chi diavolo è Frank Sinatra?”. Meglio di lui lo sapevano le bobby soxers, le ragazzine dai calzini bianchi che urlavano e svenivano ai suoi primi recital da solista. Polizia e autoambulanze divennero di rigore ai suoi concerti, dove le donne andavano in deliquio al punto da far dire che “ciò che il canto di Sinatra fa alle ragazze è immorale”. Sentì il bisogno di intervenire anche il presidente Franklin Delano Roosevelt, che gli si rivolse pubblicamente: “Svenire, che una volta era così comune, è un’arte che le signore avevano dimenticato. Sono lieto che lei l’abbia riportata in auge”.

Ma all’epoca Frank non era solo un crooner, un cantante romantico. Coltivava già da allora una vena moderna, sincopata, che gli permise di raggiungere negli anni ’60 le vette dell’arte musicale attraverso The Lady is a Tramp, I’ve got you under my skin, Fly me to the Moon (che Oliver Stone piazzò, non a caso, a commentare le inquadrature iniziali di Wall Street, con l’alba sugli skyscrapers newyorkesi), dove il ritmo jazzato, il fraseggio “parlato” e le improvvise estensioni fanno percepire, come nelle note di Gershwin, la maestosità di New York, le altezze vertiginose di quei grattacieli. Ma questa modernità ha convissuto per alcuni decenni con un’altra caratteristica della sua arte, ovvero le interpretazioni “a tutta voce”, neo-melodiche, di maggior potenza vocale, come Strangers in the Night, My Way e New York New York. Anche nella altre hit dispensate qua e là, come Embreaceable you e My funny Valentine, o addirittura nel non memorabile duetto con la figlia Nancy in Something Stupid, “il fraseggio è insieme studiato e spontaneo, il sound intimo, rilassato, eppure eccitante, il suo coinvolgimento nei testi completo, tanto che riesce a dare un senso, un significato a ogni parola, ad ogni verso”, come ha scritto Paolo Ruggeri nella migliore biografia pubblicata in Italia.

Frank sperimentò poi varie incursioni in campi a lui meno noti: dallo scambio di canzoni con i Beatles ai primi anni ’60 al tentativo di mettere sotto contratto la nostra Mina, dall’incontro improvviso con Michael Jackson nell’84 alle non gentili parole rivolte a Sinead O’ Connor che nel ’92 rifiutò di cantare l’inno americano. Una vita intensa, segnata dalle solide amicizie con il mondo politico (da Kennedy a Nixon fino a Reagan), dalla frequentazione di ambienti non esattamente ortodossi (lo difese l’amico Bing Crosby: “Penso che Frank abbia sempre nutrito il segreto desiderio di essere un gangster. Ma aveva troppa classe, troppo buon senso, per permettersi di andare per quella strada”), dalla tempestosa vita sentimentale che lo vide allineare quattro matrimoni (Nancy Barbato, Ava Gardner, Barbara Marx, Mia Farrow) e un’infinità di flirt (Juliet Prowse, Laureen Bacall, Grace Kelly, Victoria Principal, Angie Dickinson). Infine, il burrascoso rapporto con la stampa, di cui Frank avrebbe volentieri fatto a meno, al punto da far dire all’amico Humphrey Bogart: “L’idea che Sinatra ha del Paradiso è di un posto dove ci sono una quantità di donne e nessun giornalista”.

Frank Sinatra in un disegno di Guido Crepax

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