Franco LA MAGNA- Una lezione belliniana (“I Puritani” al Teatro Massimo di Catania)

 

Lo spettatore accorto*



UNA LEZIONE BELLINIANA

Ammirevole edizione critica de “I Puritani”, al Teatro Massimo Bellini di Catania

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Sontuosa e acclamata chiusura al Teatro Massimo Bellini di Catania della stagione lirica 2014-2015. In scena I Puritani, ultima opera di Vincenzo Bellini, scritta dala “Cigno di Catania” durante il suo soggiorno a Parigi e dintorni (dall’aprile 1833 al giorno della morte, avvenuta a Puteaux il 23 settembre 1835), rappresentata nella capitale francese la sera del 24 gennaio 1835 con clamoroso successo e replicata ben 17 volte, prima d’essere trasferita al King’s Theatre di Londra.

L’opera, dopo molti anni di assenza, è stata eseguita per la prima volta nel teatro etneo nell’edizione critica, onusta d’una serie di apprezzate novità per chi non è già a conoscenza della versione integrale: dalle varie cabalette, del baritono (“Bel sogno beato”), del duetto fra Sir Giorgio ed Elivira (“Ah qual suon, al nome amato” e “Vien diletto, è un cielo la luna”), tutte eseguite con il “daccapo”; e ancora dalla riapertura di alcuni tagli: il terzetto del primo atto (“Se il destino a te m’invola”), il duetto del terzo atto fra Arturo ed Elvira (“Da quel dì ch’io ti mirai”) che precede l’altro famoso duetto “Vieni tra queste braccia”. Cast vocale tutto di straordinario livello.

Una nota leggermente sottotono va forse imputata al baritono Carmelo Corrado Caruso dal timbro a volte un po’ tremolante, mentre il tenore georgiano Shalva Mukeria, dalla voce brillante, la dizione chiara e sicura, esegue il celeberrimo “A te, o cara”, imboccando decisamente un Fa diesis di rara bellezza; finale (“Credeasi misera”) in Re aggirando il pressoché inseseguibile “Fa” sovracuto scritto da Bellini. Laura Giordano, tipico soprano lirico leggero, svolge le proprie eccellenze soprattutto nei gorgheggi. Autorevole e imponente il basso Dario Russo (Sir Giorgio), paterna figura dello zio di Elvira.

Pregevole l’allestimento tradizionale, in puro stile inglese, che ripropone le atmosfere dell’epoca. La vicenda, come è noto, si svolge in una fortezza presso Plymouth (Inghilterra), al tempo delle lotte tra i seguaci di Cromwell (i Puritani) e quelli degli Stuart e per quanto si concluda con il perdono concesso da Cromwell ai nemici, ripropone quella tipica patologia dell’amore infelice (la pazzia di Elvira che crede d’essere stata abbandonata dall’amato Arturo), cifra narrativa prediletta da Bellini. Eccelente la direzione orchestrale di Fabrizio Maria Carminati, che si è rivelato un ottimo conoscitore della partitura belliniana, vero e proprio gioiello dell’arte di uno dei geni del melodramma italiano

(* articolo scritto con collaborazione di Nunzio Barbagallo)

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I Puritani di Vincenzo Bellini al Teatro Massimo Bellini di Catania.

Opera seria in due parti. Libretto di Carlo Pepoli. Edizione critica di Fabrizio Della Seta.

Interpreti: Shalva Mukeria (Lord Arturo Talbo), Laura Giordano (Elvira), Carmelo Corrado Caruso (Sir Riccardo Forth), Dario Russo (Sir Giorgio), Nidia Palacios (Enrichetta di Francia), Davide Giangregorio (Lord Gualtiero Valton), Giuseppe Costanzo (Sir Bruno Roberton).

Direttore:Frabrizio Maria Carminati; Regia e Costumi: Francesco Esposito; Maestro del coro: Ross Craigmile; Scenografia: Alfredo Troisi; Luci: Bruno Ciulli.

Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania

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