Umberto ROSSI*- Cinema. Recensioni brevi (“A bigger splassh”, “Dio esiste e vive a Bruxelles”)

Cinema   Recensioni brevi
DUE FILM RECENTI
A Bigger Splash

Regia di Luca Guagagnino
A Bigger Splash

Sceneggiatura
David Kajganich ispirata al film La piscina (1969) di Jacques Deray

Interpreti  Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Dakota Johnson, Corrado Guzzanti
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A Bigger Splash (letteralmente Il maggior spruzzo) di Luca Guadagnino rilegge in chiave attuale La Piscina (La Piscine, 1969) del francese Jacques Deray. Di quel titolo è rimasto l’impianto di fondo: cinque personaggi, variamente legati sentimentalmente, si trovano a passare alcuni giorni d’estate in una magnifica villa dotata di una sontuosa piscina.

Nel nuovo film sono una famosa cantante rock, al momento resa afona da un’infiammazione delle corde vocali e dalle cure necessarie, il suo attuale compagno, un documentarista alle prese con un film non finito, ex – amante della diva, un produttore discografico di successo, e sua figlia diciassettenne, anche se dichiara di avere più di vent’anni. La vicinanza e il sole di Pantelleria accendono i sensi e le coppie s’incrociano sino a causare l’ira di entrambi i maschi, con il documentarista che affoga il rivale. Il finale, con l’arrivo di un maresciallo dei carabinieri da barzelletta, volge al tragicomico: la cantante e il cineasta ritornano insieme e la giovinetta riparte per l’America. Il regista ha tentato di dare attualità a questa storia da Cavalleria Rusticana, inserendo nella colonna sonora e sullo sfondo la tragedia degli immigrati africani che approdano nel nostro sud. Il tutto senza rinunciare alle solite immagini delle coloratissime sagre paesane che costituiscono ormai un pedaggio quasi obbligato per qualsiasi film riceva i contributi da un qualche ente meridionale. Il risultato è una produzione di buon respiro realizzativo, grande professionalità, ottimo livello interpretativo, soprattutto da parte di Tilda Swinton. Tutto questo senza aggregarsi in un bilancio realmente innovativo o in una narrazione decisamente originale. Si ha l’impressione di una minestra stantia, malamente riaggiornata facendo ricorso a ingredienti che non si saldano né con l’attualità né con un cinema inteso in modo moderno.

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Dio esiste e vive a Bruxerlles

Regia di Jaco van Dormael

Sceneggiatura
Jaco van Dormael, Thomas Gunzig.

Interpreti   Benoît Poelvoorde, Yolande Moreau, Catherine Deneuve, Pili Groyne.

Il belga Jaco van Dormael appartiene a quel gruppo di registi affascinati dalla satira degli elementi considerati sacri da buona parte della società. Sin dal suo primo lungometraggio Toto le héros – Un eroe di fine millennio (1991), vincitore della Caméra d’or per la miglior opera prima al Festival di Cannes, ha dimostrato di voler prendere di mira il mito della famiglia e quello della perfezione professionale degli ospedali.

Con Dio esiste e vive a Bruxelles (Le tout nouveau testament) aggredisce direttamente la religione cattolica e alcuni suoi fondamenti. Nel film Dio è un poveraccio che vive autorecluso in una grande sala con un computer su cui scrive le leggi maligne che regolano la vita degli umani, che odia profondamente. Ad esempio una delle norme stabilisce che quando cade una fetta imburrata e coperta di marmellata deve sempre atterrare sul versante trattato, un’altra che il telefono suona non appena si è entrati nella vasca da bagno e via dicendo. In aggiunta il Creatore del mondo odia il figlio J.C. (Gesù Cristo), colpevole di aver detto cose a lui sgradite, tipo ama il prossimo tuo come te stesso invece di odia il prossimo tuo come te stesso, ed è in rotta con la figlia che lo contesta e vuole andarsene da casa. La madre, una donna dotata anch’essa di poteri magici, è finita relegata nel ruolo di una cenciosa casalinga. La ragazza riesce a rubare la chiave che apre la porta della stanza in cui impazza il genitore e invia milioni di sms in cui a ciascun umano si annuncia la data della sua morte, creando un caos indescrivibile. Nel tentativo di rimediare alla cosa e riportare a casa la ragazza, nel frattempo scappata di casa, Dio piomba sulla terra e finisce in Uzbekistan, alla catena di montaggio di una produzione di lavatrici. Qualcuno, anche fra i critici, si è molto divertito alle numerose trovate che punteggiano la storia, ma a noi sono sembrate più goliardate che invenzioni degne di nota. In altre parole il gusto della battuta fa premio sulla riflessione e trasforma un possibile sguardo blasfemo in una barzelletta poco sapida.

*Ringraziamo Umberto Rossi collega di Cinemasessanta e direttore di Cinemaeteatro.com

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