Umberto ROSSI, Furio FOSSATI*- Cinema. Recensioni brevi (“La legge del mercato”, “Janis”)

 

 

Cinema    Recensioni brevi

 

DUE FILM RECENTI

La legge del mercato
La legge del mercato

Regia   di   Stéphane Brizé

Con Vincent Lindon, Karine de Mirbeck Matthieu Schaller e attori non professionisti. Prod. Francia 2015

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(U. Ro.) Ottima prova del francese Stéphane Brizé, interpretato e da un fitto stuolo di non professionisti e da Vincent Lindon, che è anche coproduttore del film e ha ricevuto, proprio per questo ruolo, la Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes. Il protagonista è un uomo semplice (come recita il titolo internazionale dell’opera) ha cinquantun anni, ha perso il lavoro da venti mesi e ha sulle spalle una moglie e un figlio handicappato.

Ha frequentato i corsi di aggiornamento che gli sono stati consigliati dai centri per l’impiego, ma non ne ha tratto grande beneficio, visto che tutti avevano assai poco a che fare con la sua precedente attività, quella di capocantiere nell’edilizia. Ora gli si offre la possibilità di lavorare come sorvegliante in un supermercato. Accetta ma si rende presto conto che la caccia ai piccoli taccheggiatori – che rubano per aver da mangiare sino alla fine del mese – o cercare pretesti per far licenziare, in qualche caso causandone il suicidio, le commesse che si sono rese colpevoli di piccole infrazioni, non sono cose che fanno per lui. Meglio allora lasciar perdere e ritornare a casa, magari con la prospettiva di trovare un lavoro più umile ma dignitoso. Il film ha un taglio di un quasi documentario e fa parte di quel filone sociale in cui eccelle il migliore cinema francese.

Il regista non esprime o suggerisce giudizi, lascia lo spettatore libero di valutare situazioni e personaggi. Questo senza rinunciare a dire la sua nel presentare situazioni cariche di significati. In questo senso la lunga sequenza d’apertura nell’ufficio dell’addetto al sostegno di chi cerca lavoro ha un valore a un tempo emblematico e politico. Non un capolavoro, ma davvero un bel film a cui va dato merito di svelare il mondo gretto e crudele che si cela dietro le luci dei grandi centri commerciali.

 

Janis

Janis

Regia di Amy Berg

Con  Janis Joplin, Cat Power, Gianna Nannini. Prod.Usa 2015

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(F. Fo.) Presentato Fuori Concorso alla Mostra del cinema di Venezia, in distribuzione italiana non tanto quanto meriterebbe, questo interessante documentario diretto e scritto da Amy Berg arriva  sui nostri schermi grazie alla I Wonder Pictures, distributore indipendente nato nel 2013 legato al Biografilm Festival di Bologna, che ha come principale missione di circuitare i migliori documentari prodotti in Italia e all’estero, per offrire un punto di vista privilegiato sulla cultura e l’attualità.

Oltre a questo, ha presentato film di buon livello quali Jimi: All Is by My Side (2013) di John Ridley e Frank (2014) di Lenny Abrahamson. Diretto dalla documentarista californiana Amy Berg che ha debuttato con Deliver Us from Evil (2006), candidato al premio Oscar, in cui raccontava di Padre Oliver O’Grady accusato di decine di stupri su bambini, per poi proseguire con West of Memphis (2012) sugli errori della giustizia e altri titoli sempre di grande impegno sociale. Anche raccontando di Janis Joplin (1943 – 1970) non si limita a ripassare quello che tutti sanno, ma cerca di scavare nel suo mondo meno noto, quello che ha in parte condizionato la sua vita e la sua morte. Propone la usuale alternanza tra immagini di repertorio e interviste ad amici e familiari con attenzione per la scelta dei materiali video quanto e delle musiche lontane dalla retorica con interviste che raccontano di quando non era ancora sotto i riflettori.

E’ una Janis più privata ed è raccontata come persona perennemente irrequieta perché affamata d’amore, calore, riconoscimenti ma che, soprattutto, deve fare i conti con le sue insicurezze legate anche alla famiglia dalla quale fuggì per inseguire tutta la vita con le lettere che nel film della Berg sono lette da Cat Power e, nella edizione italiana, da una commovente Gianna Nannini. Si ascoltano le canzoni meno note della cantante, i pezzi più conosciuti o sono assenti o proposti senza inutili trionfalismi.

Tutto per cercare di raccontare in maniera onesta, senza effetti speciali, più la vicenda umana, più che artistica, di una ragazza che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica popolare. L’emozione, è tanta perché il film commuove per questa figura d’artista vissuta solo ventisette anni, morta sola e ritrovata nella stanza di un motel diciotto ore dopo essere spirata. Amata come artista, abbandonata quando non serviva. Overdose, si è detto: quello che è sicuro è che la morte, già raramente giusta, nel suo caso è particolarmente ingiusta perché arrivata quando l’artista stava cercando di lasciarsi alle spalle il marcio della sua vita. Morta nel 1970, è tuttora considerata un idolo, riconosciuta e ricordata per l’intensità delle sue interpretazioni. Nel 1995 è stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame e, nel 2005, ha ricevuto il Grammy Award alla carriera.

 

*Ringraziamo U. Rossi e F. Fossati, colleghi di Cinemasessanta e curatori di Cinemaeteatro.com

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