Giuseppe ARDIZZONE- Donde e dove. Nel segno dell’equità

Donde e dove


NEL SEGNO DELL’EQUITA’

Crescita,competitività, occupazione

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Proviamo a fare qualche considerazione sulla possibilità ed efficacia di una riforma fiscale che colpisca in maniera più progressiva i redditi.

La bontà di una misura di questo genere consisterebbe principalmente nell’equità del provvedimento, che avrebbe l’effetto di ottenere da un lato una maggiore distribuzione delle ricchezze prodotte e dall’altro un effetto dissuasione rispetto a remunerazioni eccessivamente diseguali. Se oggi possiamo osservare come diverse generazioni dei nostri giovani stentino a trovare un posto di lavoro e mediamente ottengano uno stipendio/salario di ca mille euro al mese, il vedere contemporaneamente retribuzioni che, a torto o a ragione, superano di oltre dieci volte questi livelli, assume dei toni scandalosi.

Molti, di fronte a queste argomentazioni, sono soliti alzare le spalle, dire che sono d’accordo ma che il gioco non vale la pena di essere condotto fino in fondo, perché i vantaggi sarebbero irrisori, che tutto questo sarebbe alla fine controproducente,perché penalizzerebbe l’investimento produttivo.

Mi sembra, pertanto, utile rispondere facendo una piccola simulazione di quelli che potrebbero essere i vantaggi. economici concreti, in una situazione come quella italiana, prendendo come base i dati della dichiarazione dei redditi 2010.

Secondo questi dati i redditi erano distribuiti nella maniera seguente.

– 1,09 % dei contribuenti pari a n. 336.779 persone , avevano redditi da 100.000 a 200.000 per il 10,20 % dell’imposta totale pari 15,23MM su redditi complessivi di ca 33,7 MM

– 0,15%   dei contribuenti pari n. 46 .345 persone con redditi da  200.000 a 300.000  per il 2,74 % dell’imposta totale  pari a 4,09MM su redditi complessivi per 9,2 MM

-0,10 % dei contribuenti  pari a   n. 30.897  persone dichiaranti con reddito   superiore a 300.000      per il 4,70 % dell’imposta  totale., pari  a 7,02MM

L’imposta complessiva del periodo era di  149,4 MM  per 30.897.194 di dichiaranti .

Se ipotizzassimo che su tutte queste particolari classi di reddito venisse applicata un’aliquota progressiva articolata  secondo i seguenti livelli modificati, avremmo i seguenti risultati :

-aliquota  del 60% per lo scaglione di contribuenti  con redditi compresi fra 100.000 e 200.000 euro –maggiore introito  ca 2,58MM

-aliquota del 68% per lo scaglione di contribuenti con redditi  compresi fra 200.000 e 300.000 euro-maggiore introito ca 2,27MM

-aliquota 75% per lo scaglione di contribuenti con redditi superiori a 300.000 euro- maggiore introito  ca.4,64MM .

Si avrebbe in sostanza la possibilità reale di un maggiore introito annuo di ca.  9 MM che a mio parere potrebbe essere utilizzato

1)      per ampliare il pilastro di  sostegno alla disoccupazione  arrivando a coprire anche quella di lunga durata  con i criteri  che abbiamo enunciato insieme  nel documento “una proposta per il lavoro “

2)      avviare la riduzione del cuneo fiscale del lavoro per procedere con immediatezza alla riduzione del CLUP ed aumentare la competitività del nostro sistema produttivo. .

Rimane poi necessario  avviare  un ripensamento complessivo sulla possibile progressività dell’utilizzo della cedolare secca  al posto del cumulo del reddito, riveniente dalle rendite e plusvalenze finanziarie ed immobiliari, con gli altri redditi da lavoro . Sembra veramente  incomprensibile ad esempio  il mettere  sullo stesso piano il pagamento dei tributi su di un affitto immobiliare di  600 euro mensili e quello di più appartamenti e titoli finanziari con una rendita complessiva di 5.000 euro mensili.

Se pensiamo ancora che la ricchezza delle famiglie italiane  alla fine del 2012, in soli  mezzi finanziari netti era pari a 2,775 miliardi , ipotizzando un rendimento medio dello 0,75% lordo possiamo  anche immaginare che un ritocco complessivo della tassazione sugli interessi o in alternativa  sul volume dei depositi possa produrre  almeno uno, due miliardi di ulteriore gettito fiscale.senza produrre fuga di capitali.

Tutto questo ,unito ai maggiori ricavi suesposti, relativi ad un’inasprimento dell’imposizione fiscale progressiva sui redditi, dovrebbe poter permettere di affrontare meglio i punti d’intervento sul lavoro .

Come ultima proposta, non posso che richiamare l’attenzione sull’opportunità di una patrimoniale straordinaria  dell’ammontare minimo di 400/500MM  che abbatta l’ammontare complessivo del debito, e quindi il suo costo annuo, da legare alla dismissione del patrimonio immobiliare/mobiliare pubblico . Per evitare che il costo sia proibitivo per il contribuente la proposta potrebbe comprendere il finanziamento dell’imposta  da parte della CDP ed il conferimento, in cambio, al contribuente delle quote azionarie di una società  costituita allo scopo ( a cui andrebbe conferito  il patrimonio pubblico  in dismissione ) con un vincolo di possesso delle stesse per un periodo di cinque anni.

In tal modo il peso effettivo per il contribuente sarebbe costituito dal costo finanziario del prestito e dalla possibile minusvalemza fra il valore delle quote azionarie conferitegli  e quello di realizzo dopo il periodo del vincolo di possesso.

 

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