Angelo MATTONE- Quel giornale che non dovrà farsi (a proposito di “Numero zero” di U. Eco)

Editoria*

QUEL GIORNALE CHE NON DOVRA’ FARSI

A proposito di “Numero zero” di Umberto Eco

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Il commendatore Vimercate è un uomo d’affari italiano, ché di industriali la Penisola è avara.

In lingua italiana la locuzione uomo d’affari ha assunto, ormai, significati equivoci, che adombrano attività illecite, quantomeno di dubbia correttezza e diffusa correntezza.

Il commendatore è proprietario di un impero variegato, secondo i dettami della più scafata finanza, case di riposo per vecchi e per invalidi, alberghi, televisioni locali, periodici, gli manca soltanto l’ultimo tassello per entrare nel salotto buono della finanza nostrana, l’acquisto di una squadra di calcio o, in alternativa, un quotidiano di tiratura nazionale.

Sceglie quest’ultimo, Domani, sarà un giornale, rigorosamente dipendente dai traccheggi del commendatore, che, tuttavia, consentirà a Vimercate di decidere ciò che è da dare in pasto al pubblico dei lettori e ciò che, invece, può essere nascosto, a vantaggio di pochi e a detrimento dei tanti. Un espediente, forse l’unico, con il quale, almeno in Italia, è possibile alimentare gli affari e costruire, è un modo di dire!, carriere politiche e patrimoni considerevoli.

Il commendatore Vimercate realizza su vasta scala, attraverso un nuovo quotidiano, quello che in piccolo, diversi individui perseguono quotidianamente, il ricatto! Domani sarà un giornale che minaccerà la serenità di molti potenti, ma che potrebbe lasciarli nella loro tranquillità, a patto che costoro consentiranno a Vimercate, di entrare nel novero degli eletti, coloro che godono della più piena libertà e della totale impunità nel condurre affari!

Numero zero, l’ultimo dei romanzi di Umberto Eco, pubblicato da Bompiani, casa editrice, cui l’epistemologo rimane fedele, racconta l’esperienza delle prove generali di un quotidiano che vuol nascere nella capitale economica di un’Italietta, Milano, ormai striminzita e stropicciata negli anni uno del terzo millennio, in preda alle convulsioni da precarietà occupazionale, da illiceità di esportazione di capitali, da evasione continuativa, da collusioni tra finanza e servizi più o meno segreti, guidata da un direttore, Simei, che più che giornalista è un capitano d’affari e da altri cronisti, raccolti qua è là, campionario dello scadimento dell’informazione.

Spie, mestatori, insieme con giovani entusiasti e professionisti scrupolosi, vivono accanto, gomito a gomito, per costruire un giornale che darà al suo proprietario il destro per entrare nel tempio della finanza dalla porta principale… Domani, dopo un anno di prove, dodici numeri, “… stampati in pochissime copie riservate che il Commendatore valuterà e poi farà in modo che siano viste da chi sa lui…” appunto una sequela di Numero zero, che non andrà in edicola, sarà il compito assegnato dal suo proprietario alla redazione.

Se Vimercate avrà ottenuto ciò che voleva, minacciando una pubblicazione, che non sarà mai realizzata, raggiungendo l’obiettivo già con le prove generali, i giornalisti raccolti attorno a Domani, che fine faranno?

La risposta è scontata, comunque non nel romanzo di Eco, i veri giornalisti, quelli che credono ancora nella professione, onorandola con l’applicazione della più rigida deontologia saranno ridotti sul lastrico, mentre i maneggioni, cronisti d’accatto o spie travestite da giornalisti, avranno dall’avventura di Domani, vantaggio economico e sociale, una sorta di viatico per più lucrosi traguardi.

In questa direzione Numero zero, è una narrazione disarmante, talmente aderente agli attuali prodromi sociali da risultare una fotografia unica e fedele dei comportamenti dominanti, della mentalità farisaica.

Gli ingredienti ci sono tutti, soltanto l’imperante indifferenza della società delle assenze, questa effimera rappresentazione dell’inesistente coscienza sociale, potrebbe tacere sullo stimolo che Eco  con Numero zero, ha posto sotto gli occhi sgomenti dei lettori, non soltanto italiani, circa la malattia diagnosticata di un’informazione, ormai preda, in Italia più che negli altri paesi d’Europa, di affaristi, dediti a spregiudicate operazioni d’ingegneria finanziaria, accompagnate dalla sciatteria professionale, di giornalisti, disposti a tutto pur di sbarcare il lunario e, talvolta, anche … la luna!

Fresia, Braggadocio, Cambria, Lucidi, Palatino, Costanza con il direttore, Simei e con Colonna, l’io narrante, sono i personaggi di questa novel, la cui cifra è l’imbarazzo che avvolge l’intero orizzonte narrativo, pieno di mancate citazioni, enunciate e ritratte, di luoghi comuni, rintracciati e menzionati per creare la desuetudine che è l’altra faccia dello straniamento dalla realtà.

Se da un lato Maia Fresia è l’unica donna, che calca la scena del racconto, a debito di una società di ceffi di marca esclusivamente maschilista, Colonna è il classico talento sprecato, che un sistema laido e corrivo ha ridotto a rifiuto della società e del giornalismo, negro, secondo la vecchia definizione, il classico masochista, insicuro e disperato che, per tirare a campare, si presta financo a fungere da ghost writer.

Aggiungere che Braggadocio è un visionario, che narra la vita così come la sperimenta e la conduce, è un altro passo verso Numero zero che, scritto con scelta consapevole di mediocrità sapiente, è la condanna più assoluta di questa epoca, dei costumi, del vuoto pneumatico d’idee e, forse, del mondo. Lucidi, personaggio inquietante, confidente, spia lui stesso, a servizio delle divinità politiche più oscure, è il prototipo di una genia di replicanti che ha soppresso tutti gli spazi di libertà, sostituendoli con  il mercimonio e la coercizione delle volontà individuali e collettive.   Peggio di così … c’ è solo l’inferno… almeno per coloro che credono, altrimenti il deserto… è l’unico orizzonte dei viandanti. (*piolatorre.it)

 

ps Il libro di Umberto Eco verrà recensito anche da Mario Sammarone



 

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