Sauro BORELLI- La famiglia dissestata (“Il passato”, un film di A. Farhadi)




Il mestiere del critico

 

LA FAMIGLIA DISSESTATA

Le passè.jpg

 

Il nuovo film di Asghar Farhadi -“Il passato”

 

****

C’è, alla lontana (forse inconsapevole), un richiamo vicendevole tra la petite tache humide della piacente Madame Cauchat della Montagna incantata di Thomas Mann e la “macchia rosa” controversa che sta al fondo dello squilibrio esistenziale dei molti personaggi che abitano il nuovo film del pluripremiato cineasta iraniano Asghar Farhadi Il passato. L’ipotesi, detta così apoditticamente, sembra temeraria, ma a guardar bene neanche tanto, sol che si pensi, da una parte all’esperienza estrema dell’eroe manniano Hans Castorp – “referendario (per dirla con Gesualdo Bufalino)… ideologico di una condizione… drammaticamente contesa fra salute e malanno” – e, dall’altro, allo spaesamento fisico e morale del divorziando Ahmad che, in bilico da Teheran a Parigi, patisce il malessere del distacco dalla moglie, dai figli, dalla cerchia famigliare ormai in aperto dissesto.

Dunque, Ahmad proveniente da Teheran approda all’aeroporto di Parigi (da dove mancava da quattro anni). Allo sbarco dell’aereo, all’uscita dei passeggeri, l’aspetta la moglie Maria (o Marianne come vien detta talvolta). Tra i due una metaforica barriera di cristallo impedisce loro qualsiasi  dialogo, se non vaghi gesti muti. E già questo è un indizio sicuro di una effettuale incomunicabilità che sarà di lì a poco sancita col rituale divorzio (è proprio questo il motivo del ritorno nella capitale francese ove aveva vissuto in passato). Il tragitto dall’aeroporto in città è punteggiato da uno stentato dialogo tra i due (presto) ex  coniugi. Sono frasi banali, una conversazione tesa più a divagare che un autentico scambio di notizie, ancorché tanto Ahmad quanto Maria abbiano in serbo domande pressanti su che cosa è accaduto nel lasso dei quattro anni di separazione.

Una volta giunti nell’angusto, intasato appartamento di Maria, peraltro, la presenza dei figli –  e, ancora, l’incongruo arrivo di Samir nuovo compagno di Maria, per giunta incinta – ingenerano immediatamente reticenti, se non proprio monche discussioni sul perché, sul come, ad esempio, la moglie di tale ingombrante personaggio si è ridotta in coma, tentando il suicidio.

Di bisticcio in bisticcio, tra Ahmad, Maria, Samir e, di volta in volta tra i figlioletti e l’adolescente Lucie, scontrosa e acerbamente risentita in simile contesto, si dispiega tra un colpo di scena e l’altro il possibile chiarimento dell’intricato racconto. In breve, Ahmad forse (anche dopo il divorzio) non sembra guarito dal legame con Maria; questa, benché promessa al disorientato Samir, non riesce a sottrarsi al sospetto angoscioso di aver provocato il tentato  suicidio della rivale moglie di Samir. Mentre i bambini e l’adolescente paiono acquietarsi in un’abulica accettazione di una quotidiana normalità.

In effetti, a parte queste sommarie tracce di un dramma né eclatante, né indifferente, il film Il passato, come già la precedente realizzazione di Ashgar Farhadi Una separazione – odissea tragica di una coppia di sposi alla distanza separati da radicali contrasti di classe e psicologici – si muove ed è mosso da incalzanti dialoghi e da eventi contingenti che pregiudicano qualsiasi prospettiva, ma anzi – ed ecco che rispunta l’evocazione di una “macchia”, di una tara patologica nella fisionomia e nei comportamenti di tutti i personaggi (in ispecie tra le donne della famiglia) – fanno naufragare ogni possibile soluzione del dramma in una inquietante, amorfa continuità che tutto fonde, confonde in un inerte, sterile “passato”.

Interpretato con magistrale misura da Bérénice Bejo (già consacrata attrice di gran talento) e dai comprimari Ali Mosaffa, Tahar Rahim, nei ruoli maggiori, Il passato ha cadenze e snodi di aurea misura drammaturgica, tanto che la proiezione si srotola, tra dialoghi densi, con allettante intensità. Non è certo un cinema facile quello di Asghar Farhadi, ma innegabilmente induce anche il più distratto spettatore a un coinvolgimento immediato e persistente. Tanto da profittare di un gioco dei sentimenti e dei risentimenti inusuale e, comunque, memorabile.

Author: admin

Share This Post On