Teatro La ricerca
LA PITTURA PARLANTE
Andando verso Frida
Regia e idea scenica: Viviana Di Bert Costumi: Alessandra Pinzari Milani Luci: Gemma Nucci -con Stefano Alori, Gloria Annovazzi, Alina Felice, Nadia Fregonas, Laura Ghiara, Francesca Margognoni, Isabella Sola, Teresa Vanessa Topazio. Assoc. Culturale Compagnia Viviana Di Bert
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“Sette voci femminili e una maschile. Un inno alla figura di Frida Kahlo ‐ l’urgenza della vita attraverso l’uso dei colori ‐ grazie alla luce – vita viva ‐ amore ‐ maschile ‐ femminile ‐ luce e ombra ‐ vita/morte ‐ vita/impegno sociale – di ispirazione allo spettacolo, la contemplazione di alcune sue opere e il “percorso “ delle diverse esperienze attraverso lo spazio esterno ed interno del teatro.”
Prima che inizi lo spettacolo serale della prima, il pubblico è intrattenuto in un accogliente, suggestivo atrio esterno, stracolmo di piante che restituiscono frescura alla calura estiva.
Viene offerto un rinfresco messicano, mentre i convenuti cominciano a visionare le prime istallazioni costituite da riproduzione dei dipinti e loro realizzazione oggettuale , quali luoghi deputati dove si svolgeranno le simultanee performance attorali che narrano o meglio presentificano l’autobiografismo artistico/ esistenziale della pittrice Frida Kahlo.
Come sottofondo ascoltiamo “… Gracias a la vida que me ha dado tanto …”, canzone composta e interpretata da Violeta Parra, prima del suo suicidio a causa di depressione nel 1967; un’artista che ha posto le premesse per il movimento culturale e musicale Nueva Cancion Chilena. Refrain che scandirà i quadri scenici in un girotondo inquietante.
Lo spettacolo realizzato da Viviana De Bert utilizza come testo drammaturgico il diario personale di Frida Kahlo, una sorta di monologo interiore costituito da immagini e parole, iniziato nel 1944 e tenuto fino alla morte. Nelle pagine del diario il punto di partenza scritturale era una macchia di inchiostro o una linea, come se usasse la tecnica dell’automatismo psichico per verificare le sue nevrosi nel punto in cui il disastro faceva subdolamente capolino dentro la sua anima.
L’impaginazione dello spettacolo scaturisce dalla contemplazione dei dipinti di Frida, che sono riproposti dalle attrici come opere di riferimento delle loro azioni performative eccellentemente costruite, finalizzate a restituire l’espressione terapeutica che Frida ha utilizzato verso la propria condizione di malattia e gli eventi della sua esistenza legati alla sofferenza ma anche all’amore che Lei nutriva per la vita.
Dunque la messa inscena itinerante nei due palcoscenici, esterno e interno del teatro, realizza con grande effetti di costruita drammaturgia laboratoriale, i riflessi proprio del suo stato interiore, attraverso otto tableaux vivants di attrici, recitanti in sincronia e diversamente accostate ai quadri di Frida, ma traslati in un percorso di verità restituita scenicamente come una struggente, lancinante, martoriata via crucis del corpo femminile.
Così la corrispondenza testo recitato/immagini pittoriche, diventano per la platea l’emozione della scoperta di una raffigurazione sfaccettata multipla e simultanea che sortisce l’immagine simbolica del reale simile ad un teatro di reviviscenza espresso in una sorta di “pittura/ parlante”.
In questo spettacolo, scaturito da un nobile laboratorio teatrale prettamente performativo, la regista Di Bert decide le coordinate di cui l’opera di Frida è l’espressione e di cui contemporaneamente ne accerta il definibile: come a comprendere l’inconscio e il prelogico in arte e di quanto altro è compreso nella comunicazione visiva/verbale del gesto vissuto tra verità, finzione, reticenza, finalizzato a svelare la sincerità della onesta scrittura autobiografica di Frida Kahlo.
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Ufficio Stampa a cura di Areta Gambaro – 3281743821 – areta.gambaro@inwind.it
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