Dorme sulla collina. Arnaldo Ninchi, attore, regista

 

 

Dorme sulla collina*

 

ARNALDO NINCHI

 

 

 

Attore, regista

 

Se n’è andato a 77 anni Arnaldo Ninchi, esponente di una dinastia d’attori che ha fatto grande lo spettacolo italiano, una vita trascorsa sul palcoscenico ma anche sul set di tanto cinema e televisione, in ruoli non sempre da protagonista perché come tutti gli interpreti di razza Ninchi sapeva che non esistono piccole parti, solo piccoli attori. E se poi il ruolo tardava ad arrivare, si scritturava da sé per le sue regie teatrali, testi di repertorio, con una spiccata preferenza per Pirandello, ma senza dimenticare Sartre e D’Annunzio, Shakespeare e Molière, con la sicurezza e l’ingordigia dell’attore consumato.

La recitazione, del resto, l’aveva nel sangue. Nato a Pesaro il 17 dicembre 1935, figlio di Annibale e nipote di Carlo nonché cugino di Ave, Arnaldo Ninchi era cresciuto fra una città e l’altra, come esigeva il mestiere di suo padre. In gioventù era stato una promessa della pallacanestro, arrivando anche a giocare in nazionale. Ma poi la vocazione di famiglia aveva preso il sopravvento. Le prime prove a teatro, diretto da Guido Salvini, sono del 1959. Nel 1960 fa il sindaco in uno spettacolo storico, Un marziano a Roma di Flaiano diretto da Vittorio Gassman.

Negli anni 60 è in palcoscenico ancora con Gassman e poi con Enriquez, Ferrero, Squarzina. Intanto inizia a recitare anche per il grande e il piccolo schermo. In ruoli non di rado minori ma sempre incisivi, perché con la sua presenza quieta e insieme imponente, lo sguardo liquido esaltato da una sapiente economia di gesti, Ninchi sapeva dare profondità ai personaggi più diversi. E senza cadere nei percorsi obbligati del caratterista.

Al cinema lavora, fra gli altri, con Chabrol (Les bonnes femmes, in italiano Donne facili o Parigi di notte), Montaldo (Il giocattolo), Lina Wertmuller (Notte d’estate con profilo greco…), Sergio Corbucci (Rimini Rimini). Ma è l’olimpico carnefice medievale impersonato nel Magnificat di Pupi Avati, 1993, a regalargli un ruolo davvero memorabile in età matura. Appare anche in film di Wilma Labate, Emanuela Piovano, Franco Giraldi, Silvio Soldini, Maria Sole Tognazzi. Ma è la televisione a dargli vera popolarità. Da La famiglia Ricordi a Incantesimo, da La vita che verrà a Piccolo mondo antico, da Onora il padre a L’ultimo papa re, non si contano i suoi ruoli per il piccolo schermo. Anche se forse molti lo ricorderanno per un personaggio senza volto, con poche fugaci eccezioni: il dottor Cane, imperscrutabile direttore di rete nella serie di culto Boris. (*f.ferz-ansa-ilmessaggero

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