Le “Carceri” di Regis

Le “Carceri” di Regis

@ Lucia Tempestini, 18 luglio 2025

L’astronave terrestre L’invincibile raggiunge il pianeta Regis III dopo un viaggio durato vari anni luce. L’incarico è quello di ritrovare l’incrociatore galattico gemello Condor di cui si sono perse le tracce. Gli uomini della spedizione si trovano immersi in un deserto di sabbia in costante movimento, reso ancor più sinistro dalla luce rossastra di un sole morente privo di calore e di nuvole solitarie che scaricano improvvise piogge nere, appiccicose come catrame. Le dune sono lambite da un oceano cupo, abitato da pesci che sembrano essersi adattati a captare i campi magnetici.

Esplorando Regis, l’equipaggio avvista gigantesche rovine contorte e gocciolanti, simili a torri di ingranaggi indecifrabili e filo spinato. Lem ci guida entro queste forme enigmatiche con sapiente lentezza e un lessico di estrema precisione scientifica che, tuttavia, riesce a edificare “brevi sonni imaginosi’, pieni di visioni bizzarre di ascendenza ariostesca. Metterebbe fuori strada il lettore evocare “Le città invisibili”, troppo astratte e prive di angoscia; assai più plausibile, invece, vedere delle affinità con la cosmogonia di Lovecraft e, ancor più, con l’intrico dei volumi, la ripetizione infinita di varchi, spazi e scalini presenti nelle tavole di Piranesi. I lacerti meccanici sopravvissuti su Regis condividono con le “Carceri” l’impossibilità di fuggirne, di raccapezzarsi nell’incrocio di gallerie che non conducono in alcun punto preciso, mentre le coordinate si dissolvono in una tenebra degna del folle Kurtz.

Stanislaw Lem
Ben presto si manifesta la minaccia nascosta proprio nei canaloni contigui alle rovine, le cui pareti sono ricoperte di una curiosa sterpaglia metallica. Su Regis è avvenuta un’inaudita evoluzione della materia inorganica, in seguito alla quale microstrutture perfettamente geometriche di natura metallica, riescono a legarsi le une alle altre formando immensi sciami ronzanti che si levano in volo per attaccare qualunque essere vivente. Per via dell’assordante campo magnetico prodotto da questo organismo multicellulare, viene cancellata nella vittima ogni traccia di capacità cognitiva e, di conseguenza, la possibilità stessa di nutrirsi e sopravvivere.
In queste vicende si innesta con forza biblica il mortale duello dialettico fra il Comandante Horpach e il giovane ufficiale di rotta Rohan.
Si fronteggiano in un clima di crescente ostilità due visioni contrapposte di ciò che dovrebbe essere il rapporto dell’Uomo con il Cosmo: mentre Horpach è il fanatico propugnatore di un antropocentrismo apodittico che giustifica ogni abuso e distruzione con il bene superiore della specie umana, Rohan è affascinato da qualsiasi forma di esistenza ed evoluzione, comprese quelle inorganiche.
Il coraggio di Rohan, unito alla sua capacità di sentire le oscillazioni vitali dei micromeccanismi, neutralizzeranno il pericolo che grava su L’Invincibile e, insieme, il fondamentalismo di Horpach.
Imperdibile la nota di Francesco M. Cataluccio.

L’Invincibile (1964)

di Stanislaw Lem
Traduzione dal polacco Francesco Groggia
Titolo originale: Niezwyciężony
Nota di Francesco M. Cataluccio
Sellerio Editore

La memoria n. 1173

288 pagine

14 euro