Marta Abba – Pirandello. Un’ambigua relazione epistolare in scena a Sala Futura

Marta Abba – Pirandello. Un’ambigua relazione epistolare in scena a Sala Futura

@ Anna Di Mauro, 7 maggio 2025

La diva entra in scena tra un reiterato pulsare di musiche e luci. Il teatro newyorkese straripa in attesa della grande attrice. Avviluppata in un elegante vestito da sera la donna avanza in proscenio annunciando la morte improvvisa di Luigi Pirandello. È il 10 Dicembre del 1936. Così inizia quello spettacolo e così si conclude una decennale e singolare, a tratti dolorosa relazione tra i due artisti. Era il 1925 quando si conobbero. Lei giovanissima e affascinante, lui anziano e incline a una passione amorosa senza sbocco. Il raffinato monologo di Marta, sola nella sua camera d’albergo di Manhattan, scaturisce da questo evento luttuoso. È l’incipit di “Non domandarmi di me, Marta mia” di Katia Ippaso, che propone in forma teatrale il carteggio tra Luigi Pirandello e Marta Abba. In scena lei, sola con il suo ricordo. Inevitabile ora andare indietro con la memoria, leggendo stralci di lettere, frugando tra i ricordi, in un personale memorial day che sa di nostalgia, sfiorato forse dal pentimento per aver evitato un rapporto più intimo, per aver sempre evaso e tenuto a freno un sentimento confuso che incombe sulla coppia artistica, lei per un’indipendenza senza sconti e forse per la grande differenza di età, lui per un pudore di fedeltà alla moglie, anche se inferma. L’atmosfera che si respira in palco è malinconica. La perdita dell’uomo che le aveva dedicato tanta parte del suo cuore e del suo ingegno e più di 500 lettere in cui lo scrittore riversava con delicatezza il suo impetuoso amore, si insinua nella sua splendida vita di attrice di successo; un successo di cui Pirandello fu certamente coautore.

Attraverso parole vergate fino alla fine, l’ultima lettera è del 4 Dicembre, sul palco aleggia lo spettro della vecchiaia che si erge sulla prorompente gioventù della Musa ispiratrice del grande drammaturgo. Celebri personaggi femminili ora ritornano sulle labbra dell’attrice in un caleidoscopio di immagini, mentre nel fondale scorrono riproduzioni di quadri futuristi che imprimono alla scena una energica coloritura, evocativa di quel denso periodo storico gravido di eventi bellici che di lì a poco avrebbero insanguinato il mondo. Il prezioso carteggio contiene spunti inediti, come gli umori alterati dell’anziano scrittore afflitto dallo spettro della malattia e dal degrado fisico fino a scrivere: “Non domandarmi di me, Marta mia…” che dà il titolo alla mise en espace, accanto alle acute riflessioni dello scrittore sul mondo dell’arte, sul teatro, sulla vita. La tardiva pubblicazione di questo epistolario fu a lungo fonte di conflitto per Marta che sentiva di infrangere la privacy del Maestro, pur contenendo spunti interessanti per arricchire la conoscenza di un intellettuale di così grande spessore. Accattivante ci è apparsa la scelta della Ippaso di far raccontare a lei, Marta, raffinata artista e interprete delle opere del geniale girgentino, quel lungo e fitto carteggio, la qual cosa conferisce un taglio muliebre e attoriale a una relazione epistolare dove la voce di Pirandello, in un mix di arte e sentimento intrecciati in un unicum, risuona della sua grazia femminile, aprendo cortine su panorami inediti o su conferme di una weltanschauung che ha impresso un’accelerazione al percorso culturale e umano della comunità internazionale fino a decretarne la sua genialità con il conferimento del premio Nobel nel 1934.

La Marta Abba di Elena Arvigo, sobriamente dolente, è una donna matura, consapevole delle sue doti artistiche e del suo charme, ma anche del privilegio di una relazione eccezionale che le ha dato linfa e forza. Il garbo e la gentilezza del suo modo di esprimersi, la dolcezza e lentezza dei gesti, conferiscono alla sua figura un che di morbido e fluttuante come il vestito che indossa. Insieme a lei ripercorriamo le tappe di un cammino artistico e umano che porterà inciso nel cuore. Le eroine pirandelliane de I sei personaggi in cerca d’autore, La favola del figlio cambiato, I Giganti della montagna, rivivono in frasi sommessamente pronunciate a fior di labbra, come una preghiera. Sono il suo addio a un uomo che le ha dato amore, fama e libertà.

NON DOMANDARMI DI ME, MARTA MIA

di Katia Ippaso

intorno al carteggio Luigi Pirandello – Marta Abba
regia di 
Arturo Armone Caruso
assistente alla regia 
Giulia Dietrich
musiche originali 
Maria Fausta
scene 
Francesco Ghisu
disegno luci 
Giuseppe Filipponio
image designer 
Elio Castellana

con Elena Arvigo

produzione Nidodiragno/CMC

A Sala Futura. Catania

Dal 2 al 4 Maggio