“Lezione d’amore” al Parenti: un intarsio sofisticato di ironia e nostalgia

Lezione d’amore al Parenti: un intarsio sofisticato di ironia e nostalgia

@ Rinaldo Caddeo, 1 maggio 2025

Foto di Tommaso Le Pera

Questa è la storia del Giovane Svogliato e di Madame A, ci avverte un misterioso Narratore.

Che tipo di storia è?

Prima di tutto Lezione d’amore è un bildungsroman, un racconto di trasformazione. Descrive la storia dell’educazione di un adolescente in crisi, il Giovane Svogliato: un caso disperato. Apatico, assente, demotivato, specializzato in brutte figure. Lui stesso dichiara di non sentirsi mai a suo agio, di sentirsi sbagliato.
Lo troviamo, rattrappito e perso dentro se stesso, a casa di Madame A, un’anziana signora, ex-concertista, a prendere lezioni di pianoforte, ma soprattutto di vita.
Siamo a Parigi in un’epoca non meglio specificata, adiacente alla nostra. Il palcoscenico, naturale prolungamento della platea, è il salotto di Madame A: una poltroncina, un tavolino, una scala a chiocciola a destra, un pianoforte a sinistra, una libreria sopra un soppalco e la gatta Fleur. Un ambiente négligé, tipo mansarda, raccolto e accogliente, in cui si vede scendere in filigrana il sole, o la pioggia, o la neve.

Non dispensa lezioni di musica o consigli di vita per intrattenere o mettere a suo agio il suo interlocutore. Madame A non gli dà una spalla su cui piangere, non lo compatisce. Al contrario, come lei stessa dichiara: vuole metterlo a disagio. Gli fa fare cose strane ma concrete: sdraiarsi sotto il pianoforte, cogliere fiori di un prato senza far cadere la rugiada, ascoltare il silenzio. Dimostra subito di aver capito con chi ha a che fare: non uno scansafatiche. Si tratta di sbloccare le sue mani irrigidite e la sua mente sia per suonare il pianoforte sia per liberare delicatezza e sensibilità.
E così succede. All’inizio resiste, qualche volta si arrabbia o si riempie di gocce non di rugiada, ma il Giovane Svogliato accetta l’autorità di Madame A. Segue i suoi consigli impegnandosi con scrupolo nel training somministrato. Ascolta il silenzio. Distribuisce i semi di pistacchio agli uccellini. Esce da torpore e frustrazione. Migliora. Suona il pianoforte e s’innamora.

Foto di Tommaso Le Pera

In secondo luogo, quindi, Lezione d’amore è una storia d’amore tra un adolescente e una donna anziana. C’è di mezzo L’Origine del mondo di Courbet, delle foto di lei nuda a quarant’anni, sottratte di nascosto dal ragazzo, che arrivano alla madre che non ne vuole più sapere di mandare il figlio da Madame A., ma niente di torbido. L’amore tra i due potrebbe configurarsi come agape (desiderio fraterno) o persino come amor platonico, un amore formativo, quello che Socrate nel Simposio descrive, nel rapporto tra maestro e allievo, come ricerca e scoperta di bellezza.
Fino a qui bastano i paradigmi del film Harold e Maud (1971) di Hal Ashby e del romanzo Madame Pylinska e il segreto di Chopin (2018) di Eric-Emmanuel Schmitt.

Non finisce qui. C’è un terzo piano, più grave, più scivoloso: il piano inclinato del tempo, di un passato che incombe insormontabile ma che riesce, infine, a mutarsi in futuro. Madame A evoca l’odore delle cose, i ricordi, la nostalgia.
C’è un terzo personaggio, il Narratore, un uomo non più giovane che poi si rivela il Giovane Svogliato, divenuto scrittore anni dopo.
È lui a raccontarci la storia con brevi incisi tratti da un quadernetto in cui il Giovane Svogliato si descriveva. Il Narratore allude a un tempo sospeso, marchiato con un numero sulla pelle, a una Madame A prima e a una Madame A dopo. Non ci dice altro ma l’allusione ai lager è inequivocabile.

Foto di Tommaso Le Pera

Qui entra in gioco la grande poesia occidentale e quella ebraica: Baudelaire, Fried, Celan.
Madame A ci parla dei Fleurs du mal e corregge in un empito di rabbia, l’unico, la pronuncia del Giovane Svogliato della parola Auschwitz.
Più avanti, dichiarando di essere stata in un luogo dove ogni giorno era strappato alla morte, riporta pochi, lancinanti versi di Fuga di morte di Celan.
Capiamo perché all’inizio dica che i ricordi preferisce dimenticarli anche se non ne può fare a meno.
E Madame resta se stessa, lucida, ludica e allegra, anche quando chiede di essere accompagnata da Antoine (come lei lo chiama infine accarezzandolo) all’ultimo passo dato che la vita diviene leggera se la morte è leggera.

Milena Vukotic (Madame A), è la regina dell’ironia e dell’understatement. Ancora una volta fornisce una prova scintillante di empatia e umanità. Il sedicenne Federico de Giacomo, già Emanuel in Chi come me, qui, facendo il Giovane Svogliato, sfoggia un talento umoristico, in senso pirandelliano. Esprime non solo comicità ma il sentimento del contrario. Notevole anche Andrea Soffiantini (il Narratore), adeguato a un compito riflessivo, come il coro nella tragedia greca.

E poi c’è la nostalgia che emana da Mozart, da Beethoven, ma soprattutto dalla Serenade di Schubert. Una malinconia struggente che avvolge e pervade tutta la pièce. Ne istituisce e corrobora il senso più profondo, il sapore. Una nostalgia vitale, un dolore gioioso dove vita e morte si fondono in un tutt’uno.

Meritatissimi applausi di un pubblico commosso.

 

LEZIONE D’AMORE

Uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah.
Testo di Andrée Ruth Shammah e Federica Di Rosa,
con Milena Vukotic,
Federico De Giacomo e Andrea Soffiantini.
Scene e luci: Gianni Carluccio.
Costumi: Nicoletta Ceccolini.
Musiche di Schubert, Beethoven, Debussy, Alban Berg, Sonia Wieder-Atherton… e Michele Tadini.
Video: Luca Scarzella.
Produzione Teatro Franco Parenti.