L’Otello di Shakespeare sulle punte. Ed è subito danza
@Anna Di Mauro, 4 maggio 2025
Mirabilia! La mirabile parola del Bardo si tramuta in linguaggio del corpo su celebri note in “Othello. 2.0”, performance danzante ideata e interpretata in chiave contemporanea dal coreografo Amilcar Moret Gonzalez, su libretto di Marina Marchione, ispirata alla celebre tragedia di Shakespeare. Il balletto ripropone con vigore poetico e visionario l’escalation del sentimento amoroso e il letale morso della gelosia di Otello, l’inganno e il tradimento di Jago, lo straziante destino di Desdemona. L’operazione di trasformazione proposta da Gonzalez si configura nella magia della tensione muscolare, nella grazia e nella potenza del gesto, inglobati da una sequenza di suggestivi scenari curati da Eva Adler in un raffinato mix di video proiezioni, luci, oggetti di scena che appaiono magicamente calando dall’alto o dietro pannelli e tendaggi scorrevoli.
I ballerini si muovono sinuosamente o a scatti sull’onda di musiche immortali intrecciate in un percorso virtuale che va dai preziosi barocchismi di Vivaldi alla contemporaneità del decantato sperimentalismo di Richter e delle suggestive composizioni di Bosso, che sottolineano la valenza universale dei sentimenti dell’uomo, preda delle emozioni distruttive in ogni luogo e in ogni tempo. La danza, strutturata in quadri esteticamente pregevoli, scanditi da repentini ed efficaci cambi di scena, coinvolge lo spettatore in variegate sensazioni di contemplazione estetica mista a compassione, sdegno, pietà, sommergendolo nel groviglio inestricabile della complessità delle relazioni umane, interpretate validamente dai danzatori del Corpo di ballo di Kiel, in primis la luminosa coppia di Otello- Amilcar Gonzalez e Desdemona-Virginia Tomarchio, in coppia anche nella vita, in felice contrasto con la tenebrosa coppia di Jago ed Emilia.
I ballerini con la loro leggiadria sono riusciti a sublimare la corruzione dell’animo umano trasportandoci nell’aura del sogno. Le visioni che Gonzalez ci propone hanno infatti qualità oniriche; vagano nel surreale, pur toccando i punti salienti del dramma. La nota vicenda del Moro di Venezia si dipana in incessanti esibizioni del corpo di ballo, impegnato in una puntuale rivisitazione del dramma, dall’amore sereno a una tormentosa passione, quando la gelosia irrompe come un tuono, presagio di tempesta, nella radiosa felicità di Otello e Desdemona. Causa prima, l’inganno ordito dal maligno e violento Jago, invidioso della predilezione riservata dalla coppia al suo collega. Il traditore con la forza impone la complicità alla moglie per sottrarre una bianca sciarpa, dono di Otello a Desdemona, che crede di averla smarrita, per poi farla ritrovare con un artificio nelle mani del rivale. Il sospetto di tradimento insinuato all’orecchio di Otello viene confermato dal fatale ritrovamento del fatidico velo che scatena nell’uomo una gelosia impietosa. Inutilmente la dolce Desdemona proclama la sua innocenza. Accecato dalla ferita del presunto tradimento, Otello ormai in preda a una furibonda e incontenibile rabbia, la strangola nel loro letto d’amore che diventerà la loro tomba, quando la moglie di Jago rivelerà all’assassino l’atroce verità. Sul suicidio di Otello accompagnato dalla folle risata di Jago, imprigionato in una sorta di camicia di forza, cala la tela. Amore e odio sono i grandi protagonisti di questo spettacolo: l’amore di Otello così potente da mutarsi in odio e morte; l’odio di Jago così feroce da determinare la rovina di tutti.
Nella prima scena introdotta da una raffinata video proiezione in bianco e nero dove fluttua, anticipatore di lutti, il bianco velo che causerà la rovina del loro amore, Otello in ensemble con la bella Desdemona, manifesta la sua naturale bontà d’animo; splende di gioia accanto alla sua amata, sorride, abbraccia tutti e in una sorta di afflato universale si prende anche cura di un mendicante disprezzato dagli altri. In questo clima di serenità si insinua la nota stridente della malvagia natura di Jago che indossa panni neri, in contrasto con il collega rivale vestito di bianco. La simbologia dei colori e dei gesti provoca un dualismo estetico che si stempera a tratti in scene di grande bellezza come quella del bagno turco, dove l’arredo, le movenze e le luci creano effetti di grande suggestione. La scelta delle eleganti coreografie, impeccabilmente eseguite sull’onda di musiche opportunamente accostate, incastonate in ambientazioni di grande suggestione ha dato vita a una pièce di alto gradimento, caratterizzata anche dalla spiccata multietnia della formazione, una pregevole e saliente caratteristica del corpo di ballo di Kiel, fiabesca cittadina all’estremo Nord della Germania.
OTHELLO 2.0
Balletto di Amilcar Moret Gonzalez
tratto da William Shakespeare
libretto di Marina Marchione
Musiche di Antonio Vivaldi, Max Richter, Ezio Bosso
Coreografia Amilcar Moret Gonzalez
Scenografia Eva Adler
Costumi Angelo Alberto
Luci Julian Roering
Video Frank Böttcher, Julian Jetter
Otello Amilcar Moret Gonzalez/Ricardo Urbina
Desdemona Virginia Tomarchio/Marina Kadyrkulova
Iago Didar Sarsembayev/Vitalii Netrunenko
Emilia Leisa Martínez Santana/Gulzira Zhantemir
Cassio Rauan Orazbayev/Alexey Irmatov
Bianca Keito Yamamoto / Sabina Faskhi
Mendicante e Prima Ombra Henri Frey
Sacerdote Christopher Carduck
Tecnici del Teatro Massimo Bellini
Allestimento e Corpo di ballo del Teatro di Kiel
Al Teatro Massimo Bellini di Catania dal 2 all’8 Maggio