Dalinda, ovvero Lucrezia Borgia a Tehrān

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DALINDA, OVVERO LUCREZIA BORGIA A TEHRĀN

Preludio di Dalinda_ph. Dovile Sermokas

Un team creativo di donne dà vita all’opera che non riuscì mai a varcare la soglia del San Carlo

Respinta nel 1838 dalla feroce censura napoletana e mai eseguita. Fino allo scorso 14 maggio, quando le note della partitura di Dalinda di Gaetano Donizetti hanno risuonato per la prima volta nella großer saal della Konzerthaus di Berlino (orchestra e coro del Berliner Operngruppe, diretto da F. Krieger).

Un’avventura spiccatamente al femminile quella della prima mondiale di Dalinda, in cui un team creativo di donne (Giulia Randazzo, Giulia Bellé, Gaia Tagliabue) ha dato vita in forma semiscenica alla storia mai raccontata della figlia del capo supremo della feroce setta ismailita degli Assassini. Lidia Fridman (nel ruolo del titolo) è la prima soprano a dar voce a questo personaggio vittima di un contesto tutto maschile, che ha come sfondo la guerra tra fondamentalisti cristiani e islamici durante la terza crociata. Merito di un’altra donna (Eleonora Di Cintio) che dopo aver scoperto il manoscritto inedito, recuperato quasi tutte le parti sottratte e averlo ricomposto, ci restituisce il melodramma nella sua integrità, mettendolo in condizione di essere finalmente rappresentato dopo quasi duecento anni dalla sua nascita.

Nel mondo dell’opera (e non solo) un’edizione critica si rivolge anzitutto agli studiosi, o comunque trova negli studiosi i suoi primi interlocutori e la comunità di riferimento atta a intenderla e valorizzarla. Eppure, per tutti gli artisti che hanno sposato l’avventura donizettiana di Dalinda, l’edizione critica ha assunto un significato sociale e un valore personale d’altro tipo.

Dalinda eredita buona parte della musica e della storia da Lucrezia Borgia. Per aggirare la censura, Donizetti è costretto a trasportare la sua eroina dall’Europa a un contesto che all’epoca veniva considerato “esotico”: l’antico impero persiano. Il destino vuole che le località menzionate nel libretto altro non siano che luoghi siti nell’odierna provincia di Tehrān. Sono passati parecchi mesi da quel 16 settembre in cui Mahsa Amini si spense nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Kasra. Sebbene in Europa si parli della questione iraniana con minore frequenza, nella Repubblica Islamica si continua a combattere. Sono le donne a guidare la rivolta, a rivendicare diritti per se stesse e per un intero popolo. Le richieste che mettono in discussione il potere degli Ayatollah ruotano tutte intorno alla parola libertà: libertà di scelta, libertà civili, libertà culturali.

Donizetti non scrive Dalinda per esprimersi sulla questione del velo, quindi la regia non vuole in alcun modo attualizzare presunte intenzioni dell’autore. L’estrema attualità del libretto è frutto di una coincidenza, di una circostanza, da cui il team creativo ha scelto di partire per appropriarsi di una tradizione, per creare una tradizione intorno a quest’opera. Secoli di rappresentazione operistica che hanno come sfondo salotti parigini o sfarzosi palazzi capitolini, ci hanno fatto dimenticare che esiste un’intera parte di popolazione europea che attende nuovi volti e nuovi personaggi in cui identificarsi per riflettere sul mondo di oggi. Ecco, Dalinda potrebbe essere uno di quei personaggi.

Dalinda (Lidia Fridman) toglie l’hijab nell’ultimo atto dell’opera_ph. Dovile Sermokas

Il contesto storico-culturale in cui si muove l’unico personaggio femminile dell’opera impone un faccia a faccia con temi quali il patriarcato, il possesso del corpo femminile, il conflitto interreligioso e soprattutto con la questione dei diritti civili e delle libertà culturali in Iran. Dalinda è membro di spicco di una setta sciita dalle credenze religiose radicali. Nell’ultima scena dell’opera, cantando “Era desso il figlio mio…” ammette pubblicamente di essere diventata madre al di fuori del matrimonio (per di più, il padre è un cristiano). Attraverso questa confessione pubblica si consegna alla lapidazione come punizione per il suo adulterio. Il Coro non mostra alcun sentimento di pietà: tutti, uomini e donne, invocano rabbiosamente la sua morte. Durante quel numero musicale, di fronte al corpo senza vita del figlio, Lidia Fridman si spoglia pubblicamente dell’hijāb indossato dal suo personaggio e taglia una ciocca di capelli davanti al marito (Acmet, interpretato da Paolo Bordogna). Il taglio di capelli (gisuborān) è un antico rituale in Iran e in alcuni paesi del Medio Oriente. È persino menzionato nello Shahnameh di Ferdowsi. Tagliare i capelli è un segno di estremo lutto. Simbolo di grande tristezza, ma anche di rabbia e vendetta. Significa “sono abbastanza triste da ignorare la mia bellezza di donna”. Ecco perché dal 2022 le donne di tutto il mondo si uniscono per protestare contro il governo iraniano tagliandosi i capelli. [La regista ha deciso di esprimere la propria solidarietà alla battaglia di queste donne tagliando una ciocca di capelli durante gli applausi finali.]

«Leggere, studiare, discutere e infine mettere in scena un’opera proibita poiché considerata simbolo di decadenza morale, non è stato un capriccio culturale da addetti ai lavori. In effetti, non me la sento neanche di definirlo un atto di insubordinazione o di protesta. Credo che dar voce e corpo dopo quasi 200 anni a Dalinda sia stato il nostro inno gioioso al potere salvifico delle storie raccontate attraverso la musica, la nostra personale forma di resistenza a qualsiasi regime che vuole limitare le libertà civili e culturali. Un tesoro prezioso quello che ci ha lasciato Donizetti, in cui speriamo sia possibile trovare le risposte e la forza per reagire alla brutalità che troppo spesso ci circonda.» (Giulia Randazzo, regista)

INFO EVENTO

Prima esecuzione assoluta dell’edizione critica dell’opera Dalinda di G. Donizetti:

14.05.2023 Berlin, Konzerthaus

 

L’opera è stata eseguita in versione semiscenica ed è stato registrato un CD.

 

Informazioni sull’opera:

https://www.ricordi.com/it-IT/Critical-Editions/Donizetti-Gaetano-Critical-Editions/Donizetti-Dalinda.aspx

 

Informazioni sulla prima rappresentazione:

https://www.operabase.com/works/dalinda-11861/it

 

CREDITI

DALINDA di G. Donizetti

Edizione critica ©Ricordi a cura di Eleonora Di Cintio

 

Team Creativo:

GIULIA RANDAZZO (regista)

GIULIA BELLÉ (scenografa)

GAIA TAGLIABUE (costumista)

 

Orchestra e Coro del BERLINER OPERNGRUPPE

Direzione d’orchestra: FELIX KRIEGER

Maestro del oro: STEFFEN SCHUBERT

 

 

CAST:

LIDIA FRIDMAN Sopran (Dalinda)

LUCIANO GANCI Tenor (Ildemaro)

PAOLO BORDOGNA Bassbariton (Acmet)

YAJIE ZHANG Mezzosopran (Ugo d’Asti)

 

DAVID OŠTREK Bassbariton (Corboga)

ANDRÉS MORENO GARCÍA Tenor (Elmelik)

KANGYOON SHINE LEE Tenor (Garniero)

FERMIN BASTERRA Tenor (Guglielmo)

EGOR SERGEEV Bariton (Ridolfo)

KENTO UCHIYAMA Bassbariton (Ubaldo)

Author: Redazionale

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