Mistificata Ave

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Mistificata Ave

@ Antonio Castronuovo, 07-09-2022

Giulio Caccini

Il primo dramma musicale italiano, Euridice su libretto di Ottavio Rinuccini e musiche di Jacopo Peri, fu dato a Palazzo Pitti l’anno 1600. Invero non era il primo: c’era già stata nel 1597 una Dafne, sempre di Rinuccini e Peri. Solo che Dafne è andata perduta, mentre Euridice s’è conservata, per cui è stata assunta come ipotetico inizio dell’avventura lirica. Ma la questione che qui interessa è che le musiche non erano solo di Peri: alcuni brani li aveva creati Giulio Caccini, compositore che si pone dunque assieme a Peri alle origini del belcanto. Sapeva come e cosa fare con la voce che canta da sola: subito dopo l’impegno sul dramma, si dispose a comporre Le nuove musiche, collezione di canti per voce sola e basso continuo che fu pubblicata a Firenze nel 1602.

Era una tappa essenziale del superamento del madrigale polifonico che aveva retto banco lungo il Cinquecento, ottimo esempio di musica composta secondo i dettami della cosiddetta Seconda pratica, stile in cui l’isolamento della voce accompagnata rendeva possibile una nobile immediatezza espressiva, là dove la secolare, gloriosa polifonia aveva compromesso l’intelligibilità delle parole. L’epistola prefatoria alle Nuove musiche reca la poetica di Caccini: il canto monodico era atto a «imitare i concetti delle parole», sposando una libertà ritmica naturale; insomma era uno stile che faceva emergere l’individualità delle passioni e riusciva a penetrare nell’altrui intelletto creando «quei mirabili effetti che ammirano gli scrittori, e che non potevano farsi per il contrappunto nelle moderne musiche». Prendeva insomma vita l’era musicale degli affetti dell’anima, la base del belcanto.

Vladimir Fëdorovič Vavilov

Ciò detto, come è stato possibile che qualcuno abbia creduto fosse sua la melliflua Ave Maria, del tutto svenevole, che ha circolato sotto il suo nome? È invero una falsa attribuzione: il pezzo fu composto negli anni Sessanta da Vladimir Fëdorovič Vavilov, musicista russo attivo a San Pietroburgo. La falsa notizia prese forma a partire da lui: era abituato a imputare le proprie composizioni ad autori dei secoli passati, e anche in questo caso attribuì l’Ave Maria ad autore anonimo. Dopo la scomparsa di Vavilov nel 1973, l’organista Mark Shakhin cominciò a diffondere la notizia che in realtà l’anonimo era Giulio Caccini, nome che infine apparve nel 1975 in una registrazione della cantante Irina Bogatcheva, molto nota in Russia.

Nulla di particolare, se non fosse che quell’angelico vocalizzo condotto sulle sole sillabe di Ave Maria, aria cromatica costituita da una progressione di settime e none, ma sostanzialmente modesta sul piano armonico e melodico, è talmente distante dallo stile cinque-secentesco che ci si chiede come sia stato possibile che la falsa attribuzione abbia potuto reggere per qualche decennio. Non solo di musica si tratta, anche di testo: un compositore di epoca rinascimentale avrebbe musicato l’intero testo dell’Ave Maria al fine di farla eseguire durante la sacra liturgia, non le sole parole iniziali. Non fu composta da Caccini, questo è certo, come è anche certo che non lo fu da un qualche suo allievo. Ma ormai è tale l’adesione di quel pezzo al nome del compositore rinascimentale che oggi si preferisce chiamarlo Ave Maria (detta di Caccini) di Vladimir Vavilov.

Author: Antonio Castronuovo

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