Un’opportuna fuga dal futuro. Riflessioni sul 75. Festival di Cannes

, , ,   

Un’opportuna fuga dal futuro. Riflessioni sul 75. Festival di Cannes

@ Redazionale, 16-05-2022

Superata l’insensatezza della passata edizione, che ha raggiunto l’apogeo con l’assegnazione della Palma d’Oro a Titane di Julia Ducournau – splatter cibernetico dalle accensioni erotiche per cultori dell’effimero preferibilmente avveniristico e allucinato -, si torna opportunamente al cinema di pensiero e sapienza di antichi – i fratelli Dardenne, Cronenberg – e nuovi maestri – Mungiu, Hazavinicius. Questa tendenza sembra confermata dal manifesto ufficiale del Festival, che cita una sequenza suggestiva di Truman Show, film del 1998 pieno di grazia e disperazione sulla costruzione di una verità posticcia che imita la vita edulcorandola sino a farla diventare grottesca.

Tentiamo quindi di proporre un panorama parziale, e soprattutto di parte come sempre, delle opere selezionate.

Coupez! di Michel Hazanvicius

Michel Hazanvicius per la sezione Fuori concorso presenta Coupez!, remake francese del film giapponese One Cut of the Dead, che racconta le vicende di una troupe cinematografica intenta a girare un film sugli zombie, subendo un assalto da parte di autentici undead durante le riprese. Il titolo originario Z (Comme Z) ha suscitato diverse polemiche per la presenza della lettera “Z” che attualmente viene usata dalla Russia per le sue rivendicazioni territoriali, per cui è stato deciso di sostituirlo.

Heeojil gyeolsim (Decision to Leave) di Park Chan-Wook

Il maestro sudcoreano Park Chan-Wook con Heeojil gyeolsim (Decision to Leave) porta al limite estremo il consueto, sontuoso manierismo viscontiano, che qui diventa il coprotagonista insieme all’investigatore Hae-Jun. Il detective nel corso di un’indagine si imbatte nella vedova della vittima, capace di suscitargli sentimenti contrastanti.

Crimes of the Future di David Cronenberg

A otto anni dall’ultimo lavoro torna sulle scene David Cronenberg con Crimes of the Future. Nonostante l’omonimia con un suo lavoro degli anni ’70, non si tratta di un rifacimento. L’opera è ambientata in un futuro nel quale il genere umano sta cercando di adattarsi al nuovo ambiente sintetico. Questa evoluzione spinge gli individui a una metamorfosi, una vera e propria alterazione della struttura biologica.

Frère et Sœur di Arnaud Desplechin

Arnaud Desplechin con Frère et Sœur affronta l’incontro, a seguito della morte dei genitori, tra due fratelli, Alice e Louis, che si evitavano da vent’anni.

RMN di Cristian Mungiu

Questa edizione del Festival di Cannes sembra focalizzare l’attenzione anche sul fenomeno del razzismo con Cristian Mungiu – ricordiamo almeno il durissimo, esemplare Oltre le colline, Prix du scénario a Cannes 2012. Il suo RMN, descrive la nascita e lo sviluppo dell’odio nei confronti di chi viene percepito come “non conforme” – all’etnia dominante, agli usi e costumi invalsi – in un villaggio al confine con l’Ungheria abitato da comunità rumeni, ungheresi e moldavi.

Tori and Lokita dei fratelli Dardenne

Il tema della difficoltà di integrazione viene toccato con Tori and Lokita anche dai fratelli Dardenne – già vincitori per due volte della Palma d’Oro, nel 1999 con Rosetta e nel 2005 con L’Enfant – Una storia d’amore. I protagonisti sono due amici fuggiti in Belgio dalla terra d’origine. L’unica difesa contro le avversità è rappresentata dal legame reciproco.

Claire Denis, regista di The Stars at Noon

Nell’adattamento del romanzo The Stars at Noon di Denis Johnson, Claire Denis propone un thriller romantico sullo sfondo della rivolta sandinista in Nicaragua. Interpretato da Joe Alwyn e Margaret Qualley, il film ci mostra l’incontro tra un misterioso uomo d’affari inglese e una giornalista americana.

Les amandiers di Valeria Bruni Tedeschi

Valeria Bruni Tedeschi concorre con una produzione francese, Les amandiers, ambientata negli anni ’80, in cui alcuni giovani attori del prestigioso Théâtre des Amandiers di Nanterre si incrociano tra passione e amore, fino a scontrarsi con la prima tragedia della loro vita.

Nostalgia di Mario Martone

Per quanto riguarda il cinema italiano citiamo Mario Martone con Nostalgia. L’opera affronta il ritorno a Napoli di Felice dopo quarant’anni di assenza, a causa della morte di sua madre. L’evento luttuoso porta il protagonista a ripercorrere le vicende dell’omicidio compiuto in gioventù dall’amico malavitoso Oreste.

Molto atteso Le otto montagne diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch e tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega nel 2017. Potremo vedere anche tradotta in immagini la storia potente dell’amicizia fra due ragazzi che imparano a conoscersi fra creste grigio ferro e sentieri aspri.

Segnaliamo fra le opere più interessanti Tchaïkovski’s Wife di Kirill Serebrennikov: la vita del compositore russo osservata da un’angolazione diversa. Anziché concentrarsi sul mito, il regista esamina la tumultuosa relazione di Čajkovskij con la moglie Antonina Miliukova.

Da tener d’occhio nella Quinzaine des Réalisateurs il nuovo film, Un beau matin, di Mia Hansen-Løve, vincitrice nel 2009 nella sezione Un Certain Regard. Fra Sandra, gravata dalla responsabilità nei confronti della figlia di otto anni e del padre affetto da una malattia neurodegenerativa, e il vecchio amico Clément, un amico d’infanzia, nasce improvvisamente una forte passione.

Enys Men di Mark Jenkin

Merita attenzione anche Enys Men di Mark Jenkin, premiato come miglior esordiente britannico al BAFTA per il film Bait. In Enys Men, ambientato in Cornovaglia, una volontaria ambientalista osserva la crescita di una rarissima pianta, mentre nel villaggio si sviluppa un fenomeno di gentrificazione. La protagonista si trova immersa in un viaggio metafisico che la costringe a mettere in discussione la sostanza apparente della realtà.

Men di Alex Garland

Sempre nella Quinzaine verrà presentato Men di Alex Garland, un horror di classe sullo sfondo della campagna inglese. Harper, una vedova in cerca di quiete, mentre passeggia in mezzo alla natura sente dei passi che la seguono.

Irma Vep di Olivier Assayas

Infine, nella sezione Cannes première, impossibile ignorare la miniserie TV Irma Vep del grande Olivier Assayas, tratta dal film omonimo girato dallo stesso regista francese nel  1996. Secondo le prime note di produzione la serie segue le vicende di Mira (Vikander), una star del cinema americano delusa dalla carriera e da una recente rottura sentimentale, che arriva in Francia per interpretare Irma Vep in un remake del classico del cinema muto francese, Les Vampires. A poco a poco l’identità di Mira e quella del personaggio, il cui nome è l’anagramma di quello dell’attrice, iniziano a confondersi e fondersi, mentre Assayas ci rivela quanto sia labile il confine tra finzione e realtà, artificio e autenticità, arte e vita.

 

Author: Redazionale

Share This Post On