‘Venere e Adone’, una rarità di William Shakespeare, al Teatro Antico di Catania per l’Amenanos Festival

,   

Venere e Adone’, una rarità di William Shakespeare, al Teatro Antico di Catania per l’Amenanos Festival

@ Anna Di Mauro 20-09-2021

Entrare nel Teatro Antico è sempre un’emozione. Vedere le gradinate assiepate da giovani studenti è stata un’emozione. Assistere allo spettacolo in cartellone “Venere e Adone” del Bardo, una terza, intensa emozione. Una Prima all’insegna di forti emozioni dunque, che hanno fatto esplodere il pubblico nel finale in un lungo, sentito applauso.
Il dotto poemetto che narra gli amori infelici di Venere e Adone, nelle mani di Daniele Salvo, che ne ha curato la regia, è diventato un piccolo gioiello.
Il tema mitologico trattato in questo testo, tra i meno conosciuti di Shakespeare, che ha ispirato grandi artisti come Canova, Tiziano, Giovan Battista Marino, ha il suo nodo centrale nella passione di Venere, dea dell’Amore, per il casto e bellissimo mortale Adone. La dea freme e smania per il giovane che invece, dedito alla caccia, come Ippolito in “Fedra”, si mostra indifferente alle sue grazie e alle sue profferte d’amore. Nel fuggire dal cappio amoroso, dalla prigionia delle sue braccia e dei suoi baci, l’infelice verrà ferito a morte da un cinghiale, tra i lamenti e il dolore devastante di Venere che maledice l’Amore, mentre stringe al seno l’anemone fiorito dal sangue dell’amato.
Il pregio dello spettacolo è di avere realizzato un in progress dove inizialmente i toni sono giocosi, quasi grotteschi, in un godibile metateatro che vede Shakespeare in scena mentre dirige i due personaggi, interloquisce con loro, li muove e manovra a suo piacimento, come i pupi che tiene in mano. Piano piano il gioco si fa serio. I personaggi, come accade spesso agli scrittori, prendono il sopravvento e vivono intensamente il loro destino fino al culmine del dramma, che nel furore del monologo conclusivo di Venere assume toni universali. Le pene dell’Amore d’ora in poi non saranno mai disgiunte dalle poche gioie di questo arcano sentimento. In chiusura il canto potente e straziante della dea accompagnerà i suoi lenti passi fino all’uscita di scena.
Sulle ali di una cesellata interpretazione inedita della Venere di Melania Giglio, dal possente pathos drammaturgico, e dei suoi partners, un efficace Gianluigi Focacci nei panni di Shakespeare, e il candido e vibrante Riccardo Parravicini in quelli di Adone, lo spettacolo si avvale di una suggestiva scenografia che vede splendere al centro del palco una teca di cristallo di forte impatto, ingabbiata in un traliccio, dentro la quale si svolgeranno momenti centrali dell’azione, mentre la scena esterna è disseminata di piccole lucerne, come stelle nel firmamento. Pregnanti i costumi raffinati e simbolici, curati nei particolari: Adone in un lungo, elegante cappotto bianco; Venere in un succinto abito rosso fuoco, come la sua passione; Shakespeare in un costume d’epoca in nero.
Tutti questi elementi in sinergia hanno dato vita a uno spettacolo “comico, erotico, commovente” scrive Daniele Salvo nelle note di regia. Uno spettacolo vivo, trascinante e carico di grande energia, dove classicità e contemporaneità si sposano egregiamente.
Del resto coniugare classicità e contemporaneità è l’obiettivo della rassegna dedicata al teatro classico dall’Associazione Culturale DIDE, presieduta da Michele Di Dio, giunta alla seconda edizione. L’Amenanos Festival conferma, nonostante i disagi della pandemia, di essere un appuntamento importante per il teatro e ce lo conferma la qualità degli spettacoli e la volontà di coinvolgere la cittadinanza, in primis i giovani.
La rassegna proseguirà fino al 26 Settembre.

VENERE E ADONE
di William Shakespeare

Regia Daniele Salvo

Con Gianluigi Focacci, Melania Giglio, Riccardo Parravicini

Produzione Michele Di Dio Produzioni teatrali- Amenanos Festival

Al teatro Antico di Catania

Author: Anna Di Mauro

Share This Post On