Museo Civico di Crema 13-22 novembre | De siderantes, una personale di Mariacristina Cavagnoli

,   

DE SIDERANTES

13 novembre 2020 ore 19

anteprima a partire dalle ore 17

14-22.11.2020

Una personale di Mariacristina Cavagnoli (1990) presso le Sale Agello del Museo Civico di Crema e del Cremasco nell’ambito di #ccsacontemporaneo, progetto dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Crema nato per dare spazio alla ricerca artistica e avvicinare il pubblico agli artisti emergenti.

In occasione della terza edizione di #ccsacontemporaneo, Mariacristina Cavagnoli presenta, per la prima volta, un nucleo di dieci opere di grande e medio formato realizzate con grafite e gomma matita su carta.

I soggetti di Cavagnoli sono tutti DE SIDERANTES. Questo titolo che rimanda al mondo latino contiene due radici: il prefisso de che suggerisce il movimento dall’alto verso il basso ma anche allontanamento e distacco; e il sostantivo sidus che significa astro, stella.

Il de privativo posto all’inizio ci mette di fronte a diversi scenari, come quelli delle opere di Mariacristina: da una parte l’impossibilità di seguire la rotta segnata dalle stelle e quindi una condizione di disorientamento, di perdita di riferimenti, di nostalgia, di lontananza, dall’altra l’avvertimento positivo della mancanza, di ciò che è necessario alla vita, l’attesa e la ricerca della propria stella.

La narrazione, che si snoda su entrambi i piani dello spazio espositivo, avviene esclusivamente in bianco e nero, ad eccezione di una sola opera, Dorotea (2011), che differisce anche nel formato ed è stata realizzata con matite colorate e lametta. Ogni scenario, ogni movimento di lettura e perlustrazione delle opere è sospeso e lasciato al fruitore.

Accompagna la mostra un testo critico di Alessandro Grippa, autore anche dei versi Da Ataru Sato proiettati in mostra, a sancire lo stretto legame di collaborazione che esiste tra Mariacristina ed Alessandro, e riportati qui di seguito:

Se disegno, questo è qualche cosa. Con ciò mi sento meno solo.

Quando non mi sento bene penso a questa cosa, prendo un pastello.

Soffro di solitudine, disegno tutto il tempo.

Gli uomini esistono all’esterno, io non posso entrare dentro te.

Provo a farmi immagine; a penetrarti.

Tanto le opere di Mariacristina Cavagnoli quanto la poesia Da Ataru Sato, nel loro agire in caratteri e in segni di matita lasciati sul foglio, ci consegnano una comune visione della messa in opera del pensiero artistico; le tele e i versi si nutrono dello stesso orizzonte: con la loro presenza trafiggono il bianco del supporto in modo da guidarci nella fruizione della mostra.

Nell’ambito della realizzazione del progetto è stato attivato il crowdfunding #desiderantes che sarà attivo sulla piattaforma gofundme fino al 21 novembre. Per ogni 5 euro donato, sarà possibile ricevere un biglietto per partecipare all’estrazione di tre stampe fine art in edizione limitata firmate dall’artista. L’ultimo giorno della mostra saranno estratti i biglietti e la vincita comunicata ai fortunati.

Per partecipare all’iniziativa e per ulteriori informazioni:

https://www.gofundme.com/f/mariacristina-cavagnoli-solo-show

Mariacristina Cavagnoli, Presenze, 2020, grafite su carta arches applicata su tavola carta, cm. 105 x 92Photo Courtesy Maria Parmigiani

Il vuoto educa.

All’attesa, al suo doppio movimento.

Uno: l’inquietudine. Il crinale boschivo, non battuto, della vigilia. Uno: la pazienza. Che cinge i pensieri come un clima, un silenzio.

Proviamo a passare in rassegna le possibilità del vuoto: c’è un vuoto liquido, di acque, interiore; esiste nel ripiegarsi su di sé e preme gli esseri. C’è il vuoto del corpo, buio e sonoro, insondabile; sondato da   strumenti e tecnica. Vi ramificano interne passioni come vegetazione terrestre. C’è poi il vuoto domestico delle dimore; ha storie che affiorano nella ricorrenza di materiali e oggettistica: granito, lenzuola, legno, stoviglie, plastica, soglie, specchi, abiti, ambienti. Infine c’è il vuoto celeste, che sovrasta gli altri nel suo ciclo di luce solare e luci lontane di stelle. Al cui interno non esiste buio, solo un catalogo di distanze poste tra gli occhi e ciò su cui vegliano. E per ogni spazio, ogni distanza, c’è un’accoglienza: è nel foglio e nella tela dell’artista; dentro la pagina scritta. Ognuno di questi vuoti sembra essere attraversato da una presenza, nell’opera di Mariacristina Cavagnoli. Che battezza come DESIDERANTES i suoi frammenti e i soggetti; ponendoli nella custodia di una lingua lontana e prossima a noi; il latino. Non ci è dato sapere quale sia il corpo, la mente, che desidera; e quale invece sia il corpo, il pensiero desiderato. Potremmo affermare che il desiderio sia demandato al fruitore; in quel suo accorrere per fiducia al richiamo, esponendosi al tempo delle opere in fragile, provvisoria assemblea. Potremmo anche pensare che colei   che desidera è l’artista stessa, nella lunga traiettoria che l’ha condotta gesto dopo gesto dall’albore frontale di ogni inizio all’incontro con l’opera, l’oggetto del suo desiderio, e infine con il pubblico. Ma se il desiderio fosse dei soggetti che ci apprestiamo a guardare? Se fosse il loro l’amore che nell’attesa dei nostri sguardi trema come il brillare di un fuoco? Lasciamo aperto il quesito. In fondo siamo coinvolti in uno stesso movimento. Perché chi desidera si affaccia sempre sui toni notturni, siderali, di una volta celeste. E lì resta, in attesa dell’incontro. Guardare del resto significa in qualche modo obbedire al destino di una presenza, di una presentazione. Obbedire nel senso più intimo, cioè prestare ascolto a ciò che si è posto dinnanzi. Dinnanzi a noi oggi compaiono labbra mute, nature. Il nostro è un ascolto silenzioso, o meglio; muto. Il lapis la traccia di un braille. Qualunque sia l’elemento che queste presenze attraversano, nel giungere a noi che guardiamo, l’incontro avviene dove il gesto nell’arte governa una distanza. Si guardino queste figure. Sono donne, uomini, ritratti. Non ci guardano, abbassano lo sguardo; o se ci incontrano siamo scrutati da occhi ferali, che inscenano asperità animali. Dove gli occhi scostano, si chiudono, è per scarto, per immersione; pudore o sogni. Non stavano guardando noi, ma ora non possono guardare che noi. E nel farlo ci riguardano. Scardinando la mimesi. Non tentativi di somiglianza, ma di esistenza. Ogni prossimità è sabotata dal bianco e nero, e anche dove il colore abita l’incarnato c’è come un clima che ingombra l’aria, ed allontana per miopia la brillantezza delle cromie, arretrando la violenza della verità. Soffermiamoci sui dettagli mortali: le unghie, la pelle, le acconciature. La nudità. Il desiderio ha forse a che fare anche con questo. Con la sopravvivenza di tutto questo. Si desidera che qualcuno o qualcosa resista, abbia resistito, possa resistere anche per noi. E lo faccia presente. Lo stesso sono le foglie, i rami; il mondo vegetale che talvolta si afferma come unico vero tema. Sospeso nell’atto di una resistenza. Ogni corpo, ogni progetto di forma, resiste all’urto bianchissimo della scomparsa che ad un tempo è il suo inizio, e coincide con la pelle del foglio. Il segno della matita non è una semplice traccia, ma è la presentazione del tempo, immortalato in una presenza. Solo così sopravvivono queste visioni. Disabitando il proprio nome, la propria destinazione, esistendo unicamente nell’apparire un attimo nel tempo degli altri. L’artista delimita questa pulsazione in pose, frammenti; forzandoli fino a dimenticarli a memoria, bruciando i contorni dei suoi soggetti,lebiografie, per riflesso, come uno specchio ustorio. Ed è proprio questo che oggi vi invita a chiedere. È una domanda lieve e maiuscola, inconfessabile, confessata in forme: che ci sia una salvezza nel nostro tempo che non è salvabile, che ci sia un ricordo di noi nel nostro nome che ci lascerà, che l’arte nell’incontrarci ci esuli dal male dal bene, ci sospenda in una memoria, nel suo vuoto; e lì ci presenti, ci eterni, sulla soglia di una sola fine.

Alessandro Grippa

DE SIDERANTES

Sale Agello

Museo Civico di Crema e del Cremasco

Centro Culturale Sant’Agostino

piazzetta Winifred Terni De Gregorj, 5

26013, Crema (CR)

Presentazione 13 novembre ore 19, con anteprima a partire dalle ore 17

dal 14 al 22 novembre 2020

Ingresso libero contingentato ad un massimo di 10 persone contemporaneamente

Tour by night con l’artista: giovedì 19 novembre, ore 19-21, su prenotazione obbligatoria massimo 10 persone.

Orari: venerdì-domenica 10-12 e 15-19

altri giorni su appuntamento

tel: 3345812165

mail: desiderantes@libero.it

Coordinamento del progetto

Silvia Scaravaggi

Direzione artistica

Pietro Spoto

Comunicazione e Campagna di Crowdfunding

Margherita Bani

Testo critico

Alessandro Grippa

Sponsor tecnico

Il Corniciaio di Treviglio

#ccsacontemporaneo è un progetto del Comune di Crema – Assessorato alla cultura

www.culturacrema.it

https://ccsacontemporaneo.tumblr.com

Biografie

Mariacristina Cavagnoli (Nuwara Eliya-Sri Lanka, 1990)

Mariacristina Cavagnoli nasce in Sri Lanka nel 1990 e nel 1993 arriva in Italia. Diplomata al biennio di Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano continua la sua ricerca artistica incentrata sull’uomo e il suo esistere. Nel 2015 è tra i premiati del Salon Primo, viene selezionata al Premio Dino Sangalli e partecipa alla mostra collettiva Della Natura, della figura, e il volto a Trento. Nel 2016 partecipa alla mostra collettiva FIGURAZIONI presso la Galleria Civica G. Craffonara di Riva del Garda. Fra il 2016 e il 2019 collabora come performer ad un progetto dell’artista Marina Cavadini e fra il 2018 e il 2019 è impegnata in un Talk Residence presso lo Spazio Serra di Milano. Nel 2019 partecipa alla collettiva DISOBBEDIENZE presso il Museo Nori Dé Nobili di Ancona. Nello stesso anno, in occasione della X Biennale di Soncino, è invitata ad esporre al Museo della Stampa. A seguito della pandemia COVID-19 è stata invitata a dare il suo contributo artistico per il progetto “Art Resistance Kit” a cura di That’s Contemporary.

Alessandro Grippa (Treviglio,1988), vive a Caravaggio e lavora come docente.

È presente nell’antologia «Zenit Poesia», a cura di Stefano Guglielmin e Maurizio Mattiuzza (Milano, La Vita Felice, 2015) e nell’antologia italo-messicana «Lombardia. El despertar de la rosa» (Edizioni Circo Literario, 2019). Nel 2016 ha pubblicato la sua prima raccolta di poesia, Opera in terra (LietoColle-Pordenonelegge, 2016 – Premio Europa in versi 2017, Sezione Giovani). Sue poesie sono apparse su riviste e blog, tra cui «L’Ulisse», «Atelier Poesia», «Eppen», «Poetarum Silva», «Poesia.blog.Rainews», «Monolith Volume», «L’Estroverso», e tradotte in inglese, francese, tedesco e spagnolo.

Author: Redazionale

Share This Post On