Teatro della Pergola Firenze: Filippo Dini dirige “Anfitrione” di Sergio Pierattini, rilettura del classico di Plauto

  

www.teatrodellatoscana.it

26 novembre – 1 dicembre | Teatro della Pergola

(ore 20:45, domenica ore 15:45)

Valerio Santoro per La Pirandelliana

in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana

Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi

ANFITRIONE

di Sergio Pierattini

scene Laura Benzi

costumi Alessandro Lai

luci Pasquale Mari

musiche Arturo Annecchino

regia Filippo Dini

Durata: 2 h, intervallo compreso.

Da martedì 26 novembre a domenica 1 dicembre, al Teatro della Pergola, Filippo Dini dirige Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi in Anfitrione di Sergio Pierattini. La rilettura del classico di Plauto diventa una riflessione profonda, quasi archetipica, sul nostro essere mortali, sul nostro rapporto con noi stessi, con le nostre paure. In definitiva, con il nostrodoppio”.

“Verità e inganno, intesi e malintesi, situazioni comiche, bizzarre e spiazzanti – afferma Filippo Dini – fanno da specchio alle sempre più grottesche e disorientanti vicende di un dilettante populista dei giorni nostri. Abbiamo sentito il desiderio di riscrivere Plauto e la necessità di iscrivere questa storia nell’oggi, nel nostro quotidiano, con la speranza che, pur mantenendo lo stesso divertimento, la stessa comicità, possa incidere ancora più prepotentemente nella nostra coscienza”.

Siamo di fronte alla nuova pagina di una torbida storia, in cui si consuma il più ambiguo dei tradimenti, quello inconsapevole di una moglie, che si concede tra le braccia di una divinità, la quale assume le sembianze umane del marito per passare una notte con lei.

Una produzione di Valerio Santoro per La Pirandelliana, in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana. La prima nazionale è stata al Teatro Era di Pontedera il 29 e 30 ottobre scorsi.

Scritta verso la fine del III secolo a.C. e rappresentata, con molta probabilità, nel 206 a.C., Anfitrione è una commedia anomala, tanto che il suo autore, Plauto, coniò per essa il neologismo “tragicommedia”. Vi operano, infatti, assieme personaggi alti, dèi ed eroi consoni alla tragedia, personaggi bassi, servi e persone comuni, tipici, invece, della commedia. La vicenda, storicamente, riguarda il mito della nascita di Ercole. Da martedì 26 novembre a domenica 1 dicembre, al Teatro della Pergola, Filippo Dini dirige l’Anfitrione di Sergio Pierattini, versione attualizzata fra psicanalisi e politica, in scena con Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi. Una produzione di Valerio Santoro per La Pirandelliana, in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

“La storia di Anfitrione ha appassionato tutte le epoche – spiega Filippo Dini – sono innumerevoli le versioni e le messe in scena che si sono susseguite fino a oggi. Figli della psicoanalisi, noi abbiamo voluto interpretare Giove, il dio, come una parte profonda e remota di noi stessi, la parte migliore e più nascosta o la parte più oscura e demoniaca. Si manifesta – precisa – per prendersi il tesoro più prezioso che abbiamo, mentre il nostro “io” a noi più “noto” è impegnato a guerreggiare e a farsi bello delle sue vittorie”.

Questa volta Anfitrione (Antonio Catania) è un arrembante politico o, meglio, un dilettante populista che, con la sua esordiente formazione politica, ha appena sbaragliato gli avversari con un sorprendente e inatteso plebiscito. Sosia (Giovanni Esposito), che Plauto e Molière vollero suo servitore, si è trasformato in un autista portaborse, mentre la bella Alcmena (Barbora Bobulova), moglie del trionfatore delle elezioni e prossima First Lady, è divenuta un’insegnante di scuola media di una piccola città di provincia. Gli dèi, incuranti dell’incredulità e dello scetticismo che li circonda dalla fine del mondo classico, continuano ad agire e a sconvolgere con il loro intervento, allora come oggi, gli umili e impotenti. Così, Giove (Gigio Alberti), invaghitosi di Alcmena, prende le sembianze di Anfitrione per passare la notte con lei: è l’espressione del doppio, dell’“altro” Anfitrione.

“In ognuno – interviene Dini – c’è un secondo noi stessi che troviamo ai margini del quotidiano, confinato in una zona buia e nascosta, al quale permettiamo di venire allo scoperto e di esprimersi. Il tema del doppio, meravigliosamente espresso sotto forma di commedia, quindi inserito all’interno di una situazione estremamente divertente, esplode in Anfitrione con grande modernità”.

La commedia inizia in un esterno di notte, una notte prolungata all’infinito appositamente da Giove per poter giacere con la sua amata mortale più tempo possibile. L’ambientazione è un cortile fuori dalla casa, un luogo non luogo, metafora di quell’inconscio che dimora in ciascuno. Sembra evidente fin da subito la dimensione da incubo nel quale si intende immergere la vicenda.

È Giove che, per avere Alcmena, ha fatto vincere le elezioni all’improbabile Anfitrione. Quando arriva a casa da neo deputato, destinato alla carica di Presidente del Consiglio, si trova alle prese con un intrigo che la sua intelligenza non è in grado di sbrigare. La stessa Alcmena è protagonista di un inganno che, a poco a poco, le si svela attraverso il gioco di cui ella stessa è vittima. Le scene sono di Laura Benzi, i costumi di Alessandro Lai, le luci di Pasquale Mari, le musiche di Arturo Annecchino.

“I protagonisti si sdoppiano – illustra il regista – c’è un Anfitrione becero, volgare e arrogante e un Anfitrione interpretato da Giove, gentile e modello dell’uomo perfetto, o quasi. Gli fa eco un’Alcmena nevrotizzata e vittima della sciatteria del marito, a fronte di un’altra Alcmena, dolce e sensuale, che vediamo alle prese con Giove quando prende le sembianze di Anfitrione. C’è sempre – continua – qualcosa di sinistro e di torbido che aleggia nell’aria, è una sorta di incubo, del quale, però, c’è bisogno di ridere. Ecco il perché della commedia”.

La metamorfosi investe ugualmente i personaggi che appartengono al ceto inferiore. Il modesto Sosia ha il suo alter ego in un Mercurio diabolico e sfrontato (Valerio Santoro). La moglie di Sosia, Bromia (Valeria Angelozzi), si trova alle prese con due “mariti” e la sua preferenza verso Mercurio è scontata.

“Ci troviamo di fronte a un paradosso ovviamente, un cortocircuito della mente – conclude Filippo Dini – confido che ci si possa riappropriare di questa storia per incidere nel nostro intimo, facendoci ritrovare un dialogo con il nostro doppio, con quella zona remota e temibile del nostro essere, quel dio appunto, che tutto può, vede e domina, a nostra insaputa”.

 

Biglietti

 

Intero

Platea 37€ – Palco 29€ – Galleria 21€

 

Ridotto Over 60

Platea 33€ – Palco 26€ – Galleria 18€

 

Ridotto Under 26

Platea 22€ – Palco 18€ – Galleria 13€

 

Biglietteria

 

Via della Pergola 30, Firenze

055.0763333 – biglietteria@teatrodellapergola.com.

Dal lunedì al sabato: 9.30 / 18.30.

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Author: Matteo Brighenti

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