“Fortezza” alla Festa del Cinema di Roma

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FORTEZZA

un film di Ludovica Andò e Emiliano Aiello

liberamente ispirato a “Il deserto dei tartari” di Dino Buzzati

girato nella Casa di Reclusione di Civitavecchia con i detenuti nei panni degli ufficiali 

23 ottobre – ore 13.00 – c/o Teatro della Casa di Reclusione di Civitavecchia

25 ottobre– ore 15.00 – Festa del cinema di Roma c/o MAXXI

 

In occasione della Festa del Cinema di Roma sarà presentato al pubblico il film Fortezza, diretto da Ludovica Andò ed Emiliano Aiello, opera interamente girata all’interno della Casa di Reclusione di Civitavecchia, con protagonisti e co-autori i detenuti stessi nei panni degli ufficiali-guardiani ideati dalla penna di Dino Buzzati.

Il film, prodotto da Compagnia Addentro/Associazione Sangue Giusto in collaborazione con CPA-Uniroma3, è la rilettura di uno dei più importanti romanzi del ‘900, Il Deserto dei Tartari,pubblicato nel 1940, e conduce lo spettatore in una profonda riflessione su temi universali quali il tempo, la scelta, la libertà, la prigionia dell’anima.

Perfetta metafora dell’istituzione penitenziaria, la narrazione del film documenta la condizione carceraria, tra rassegnazione e speranza di riscatto” sottolinea Ludovica Andò, da molti anniimpegnata negli Istituti Penitenziari italiani con attività destinate ai detenuti, dai laboratori teatrali all’alfabetizzazione cinematografica.

Prima di approdare al cinema, infatti, Fortezza è stato uno spettacolo teatrale, presentato a Roma nell’ambito della IV rassegna nazionale di teatro in carcere.

Come per il teatro, anche per il cinema la limitazione si trasforma in stimolo, il vincolo in spinta creativa. “Girare un film in un luogo vincolato da restrizioni –evidenzia Emiliano Aiello – obbliga a ripensare il tempo e lo spazio della ripresa, il tempo e lo spazio dei dialoghi, il tempo e lo spazio del silenzio, il tempo e lo spazio del vuoto”.

Il film sarà presentato in anteprima il 23 ottobrealle ore 13.00 a Civitavecchia, presso il teatro della casa di reclusione dove è stato girato, e il 25 ottobre alle ore 15.00 presso il MAXXI, all’interno della sezione Festa per il sociale e per l’ambiente.

Saranno presenti in sala gli attori-detenuti protagonisti del film.

 

Link per scaricare le foto:

https://drive.google.com/drive/folders/1x47OUBtyn2N6SHvQtA548w8LuRtnOT7S

https://drive.google.com/drive/folders/17sn9IcjyAYmcIPQNKe0X7mxa9picAB1D

Trailer: https://vimeo.com/365693510

 

SINOSSI:

Tre soldati giungono in un presidio militare solitario e ormai privo di ogni funzione difensiva.

Qui il tempo è fermo e scandito da rigidi regolamenti, dinamiche di potere, ozii e abitudini radicate. Nell’attesa vana di un nemico che non verrà, i militari si consumano tra il bisogno di dare un senso alla loro permanenza e la resistenza all’attrazione che questo luogo opera su di loro.

NOTE DI REGIA:

Aggirare il muro. Trasformare la limitazione in stimolo. Utilizzare il vincolo come spinta creativa. Questo il lavoro costante in carcere. Questa la scelta cinematografica.

Girare un film in un luogo vincolato da restrizioni obbliga a ripensare il tempo e lo spazio della ripresa, il tempo e lo spazio dei dialoghi, il tempo e lo spazio del silenzio, il tempo e lo spazio del vuoto.

Spesso proprio la difficoltà di adattamento a questa nuova percezione della realtà crea nei detenuti squilibri emotivi e identitari. La malattia del carcere. Il malessere. Quel morbo che rode ma che lega, tanto da rendere poi inconcepibile la vita all’esterno.

La ricerca della libertà interiore è nella scoperta della possibilità che un tempo dilatato permette all’anima. A questa è giunto Marco, uno dei detenuti protagonisti del film: “Qui il tempo non corre. Qui il tempo è spazio per te stesso. Per guardarti dentro. Per scrollarti di dosso quello che il tempo ti ha appiccicato addosso e che non eri tu veramente, mentre scorre”.

Alcuni soldati restano nella Fortezza liberi. Alcuni soldati escono dalla Fortezza prigionieri. Sbarre negli occhi, nelle gambe, nella testa. Gabbiani che volano alti ma fanno il nido nelle crepe delle mura.

Fortezza è un presidio militare, un carcere, un luogo dell’anima.

 

NOTE SULL’ESPERIENZA TEATRALE IN CARCERE (Ludovica Andò)

Dopo dieci anni di lavoro all’interno degli istituti penitenziari, sentivo forte la frustrazione di non poter raccontare all’esterno quel miracoloso processo di trasformazione interiore che spesso ho visto attivarsi negli uomini che ho incontrato nei miei laboratori. L’utilizzo di classici della letteratura e del teatro si rivela immancabilmente come un potente risuonatore emotivo e intellettuale e, inserito in un più ampio lavoro sulla persona svolto in equipe con gli operatori dell’area educativa e sanitaria, può generare cambiamenti sensibili e duraturi.

Fortezza permette di fissare questo processo e di condividerlo con la società esterna.

Fortezza, pur nella finzione del racconto, mostra degli uomini senza maschera, degli uomini trasparenti, in cui la corazza di pelle rigata, di tatuaggi, muscoli e cicatrici si scioglie nella profondità degli occhi, nella verità delle parole, spesso scritte da loro stessi.

Fortezza racconta il carcere senza rivelarlo.

Ma parla anche delle prigionie dell’anima, quelle che ognuno si costruisce quando si incastra nei meccanismi del quotidiano, quando lascia che il tempo scorra con la freddezza di un metronomo e smetta di essere viva pulsazione.

 

LA LOCATION: IL CARCERE

La Casa di Reclusione di Civitavecchia è una costruzione ottocentesca di rara bellezza, eretta per volontà di Papa Pio IX nel 1864.L’edificio, che sorge nell’area portuale, è racchiuso in un rettangolo che a sua volta contiene otto bracci che danno all’area una figura ottagonale. Modellato sullo stile panottico, ispirato a un carcere belga al tempo considerato all’avanguardia, ebbe alterne vicende che lo videro ospitare dal 1932 al 1943 detenuti politici condannati dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, e dopo la Seconda Guerra Mondiale “giovani adulti”, detenuti tra i 18 e i 21 anni.

E’ uno dei più antichi istituti penitenziari italiani e si presta perfettamente a interpretare l’idea di Fortezza: un luogo solido, fermo, inattaccabile. Un confine di mondi non comunicanti. Una città nella città, dentro le cui possenti mura si aprono passaggi, cortili, stanze, camminamenti.

Attualmente è un istituto penitenziario sperimentale a custodia attenuata e trattamento intensificato, in cui cioè i detenuti siglano un patto di fiducia entrando e hanno ampio margine di movimento nel tempo e nello spazio e in cui il trattamento (le attività artistiche e scolastiche, la formazione lavorativa, i rapporti con le famiglie, il percorso psicologico) è preponderante.

Nella casa di reclusione sono ospitati circa ottanta detenuti con i quali abbiamo iniziato a lavorare sul testo di Buzzati nel gennaio 2017. Dieci di loro sono i protagonisti del film.

Saranno presenti in sala il 25 ottobre. Alcuni sono attualmente liberi, altri in misura alternativa, altri ancora reclusi all’interno e coinvolti nelle attività dell’istituto.

Nel carcere i ristretti vivono l’esperienza artistica come momento di libertà, osano tutto e mettono da parte ruoli e maschere che in carcere sono necessari per sopravvivere. Negli anni abbiamo costruito legami molto profondi con coloro con i quali abbiamo avuto la fortuna di poter lavorare. L’idea di Fortezza nasce dunque proprio dal vissuto quotidiano, dalla giornaliera frequentazione di uno spazio-tempo diverso, e dalla riflessione politica sul ruolo degli istituti penitenziari e sulla loro rappresentazione all’esterno.

 

LUDOVICA ANDO’

Regista teatrale ed educatore, è ideatrice e responsabile di progetti artistico-formativi in contesti di disagio sociale (detenuti, minori a rischio, disabili, donne in affidamento). Da dieci anni lavora negli Istituti Penitenziari realizzando laboratori teatrali, di alfabetizzazione cinematografica, di narrazione e canto popolare. Questa è la sua prima regia cinematografica.

EMILIANO AIELLO

Regista e ricercatore. Dopo una laurea in Filmologia ha iniziato a lavorare come regista e montatore per il Centro Produzione Audiovisivi dell’Università degli Studi Roma Tre. Per il Centro ha realizzato diversi lavori tra cui il documentario Samuel Beckett, una famiglia italiana (2006) e Che peccato, che ci siamo persi!(2007), cronistoria dell’incontro tra il cinema italiano e spagnolo durante gli anni ’60. Nel 2013 ha realizzato per Sky Arte il documentario Opera per Cantalupo, sul lavoro dell’artista Paolo William Tamburella. Nel 2018 è uscito il mediometraggio documentario Il sogno di Omero, viaggio nei sogni dei ciechi dalla nascita, vincitore del premio del pubblico all’Extra Doc Festival, vincitore come miglior documentario al Rome Indipendent Cinema Festival, presentato al Med Film Festival nella sezione “Le perle”.

 

FORTEZZA – un film di Ludovica Andò e Emiliano Aiello (70’ – 2019)

regia Ludovica Andò, Emiliano Aiello

fotografia Stefano Tria

montaggio Luca Bellino

musica Andrea Pandolfo

sceneggiatura Ludovica Andò, Emiliano Aiello con la partecipazione dei detenuti attori

suono in presa diretta Riccardo Valeriani

post-produzione Fabrizio Mambro

prodotto da Compagnia Addentro/Associazione Sangue Giusto in collaborazione con CPA-Uniroma3

con il supporto della Regione Lazio

Direzione Regionale Cultura e Politiche Giovanili Area Arti Figurative, Cinema, con il patrocinio di Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio, Asl Rm4, Comune di Civitavecchia, Fondazione Cariciv

 

Ufficio stampa

Francesca Bellino: 338 2791296 –francescabellinocomunicazione@gmail.com

Author: Redazionale

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