Capitano America ha spiccato il volo
La morte di Peter Fonda
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Fra i “viaggiatori della sera” di questa irrespirabile estate falcidiante (“Estate impura” titolava un polar francese di Garnier Deferre, fine anni ‘80) vi è, infine(?), anche il carismatico, discontinuo, a suo modo “leggendario” Peter Fonda, spavaldo, sciamannato, apollineo Capitain America di uno fra i film più rappresentativi di un’intera generazione: quell’ “Easy Rider” firmato da Dennis Hopper, ma frutto (‘epocale’ è dir poco) di una perfetta intesa\triangolazione fra il regista, il giovane attore e lo sceneggiatore Terry Sothern.
Che poi quell’irripetibile esempio di opera ‘on the road’-situata alla confluenza fra l’anarco.ribellismo della Beat Generation e gli immensi spazi “di libertà intima ed decantata” di cui fu pioniere Walt Withman- fosse intersecata da ulteriori archetipi della cinematografia del tempo (da Jack Nicholson ad Antonio Mendoza), sembra oggi un particolare del tutto casuale, quasi accidentale, come invece non fu.
Peter Fonda- nella stretta sintesi delle agenzie- è morto ieri nella sua casa a Los Angeles all’età di 79 anni: deceduto a causa di problemi respiratori dovuti a complicanze polmonari, che di recente lo avevano costretto ad un estenuante andirivieni ospedaliero. Frasi di rito, che a nessuno si negano: “E’ uno dei momenti più tristi delle nostra vita e non siamo in grado di trovare le parole adatte per descrivere il nostro dolore”, affermano gli eredi della contrastata, tribolata dinastia dei Fonda, di cui di Jane ed Henry restano indubbiamente i più celebrati esponenti
Particolare toccante: il 14 luglio scorso è stato il cinquantesimo anniversario dalla realizzazione del cult movie, e Peter Fonda aveva organizzato festeggiamenti per settembre. Chissà se avverranno… Ed ancora: l’attore detestava esplicitamente Donald Trump. Nel 2018, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche, aveva celebrato il fatto che Paul Manafort stava brigando per “spedirlo in prigione, come Donald farebbe volentieri con noi”.
Newyorkese doc, Fonda aveva esordito nel 1961, esibendosi a Broadway in una anonima commedia musicale (palesemente avvantaggiato dal cognome e dalla prestanza fisica). Due anni dopo arrivò l’esordio a Hollywood in “Tammy and the Doctor” –prima- e nella saga sulla Seconda Guerra Mondiale “The Victors” –poi-. Successivamente, con ruoli Ulee’s e in altre produzioni di medio calibro, guadagnò diversi riconoscimenti, fra i quali due Golden Globe, due nomination all’Oscar e una agli Emmy.
Già nel 1963 il suo carattere estroverso, quasi scanzonato aveva impressionato positivamente il regista Robert Rossen per il quale recitò in Lilith – La dea dell’amore (1963). Cui fanno seguito ruoli importanti ma non memorabili in I vincitori (1963) e Giovani amanti (1964). Alla metà degli anni sessanta Peter Fonda è computamente ed ufficialmente un “non convenzionale” protagonista di Hollywood della controcultura e della West Coast.
Attraversò anche anni di eclisse.
Per poi, nel 1976, interpretare Futureworld – 2000 anni nel futuro, sequel de Il mondo dei robot (1973) e nel 1988 apparire, da ospite misterioso e inatteso, nella miniserie televisiva di produzione italiana Gli indifferenti, diretta da Mauro Bolognini e tratta dal romanzo omonimo di Alberto Moravia.
Nel 2007, a causa della cagionevole salute, conclude la carriera con il ruolo del “villain” Mefistofele nel mediocre Ghost Rider
Non fu mai un “grande”, Peter Fonda (gli recheremmo offesa se lo scrivessimo post mortem), semmai fedele a certi suoi mimetizzati clichè di intemerato e insubordinato ribelle, un po’ per “contratto”, un po’ per sincero, autoironico divertimento. Ciò non toglie che la sua fine ci rattrista e si fa emblematica non solo della sua e della nostra generazione- entrambe al loro naturale crepuscolo. Ma di un modo molto proficuo, non manicheo di intendere- come ci insegnò Fernanda Pivano- la cultura yankee e quella di tutto l’occidente “non riconciliato”: ben oltre la semplicistica opposizione alla crapula dei consumismi, dello star system e dell’eterno dio-profitto. Mai dimenticarsene, se possibile.
Pagina curata da Angelo Pizzuto