Da un romanzo di C. Di Gregorio, “Mi sa che fuori è primavera” con G. Saitta (Teatro India, Roma, dall’8 maggio)

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MI SA CHE FUORI È PRIMAVERA

 al Teatro India- Teatro di Roma

Tratto dall’omonimo libro di Concita De Gregorio, pubblicato da Feltrinelli

Progetto di Giorgio Barberio Corsetti e Gaia Saitta

Adattamento teatrale Gaia Saitta

Regia Giorgio Barberio Corsetti

Con Gaia Saitta

Scene Giuliana Rienzi

Video Igor Renzetti

Luci Marco Giusti

Una Produzione Fattore K.

Lo spettacolo è parte del progetto EU Collective Plays! Project co-funded by the Creative Europe Programme of the European Union

8 – 13 Maggio 2018

ore 20.00

domenica ore 19.00

 

Dimenticare, ricordare.

Etimo, radice: mente, cuore.

Se dimentichi allontani dalla mente. Se ricordi riporti al cuore.

°

La storia di Irina Lucidi è tristemente nota alla cronaca.

Irina è una donna alla quale un giorno vengono sottratte dal marito le due figlie gemelle di sei anni. L’uomo si uccide e le bambine non saranno mai più ritrovate.

Concita De Gregorio prende i fatti, semplici e terribili, ed entra nella voce di Irina. Indagando una storia vera, crea un congegno narrativo rapido, incalzante e pieno di sorprese. Nasce dal suo libro ‘Mi sa che fuori è primavera’ (pubblicato da Feltrinelli in Italia e da Anagrama in Spagna) la versione teatrale di questa vicenda così difficile da narrare: un episodio tragico nel senso più classicamente teatrale del termine, in cui l’eroina subisce la perdita dei figli e deve sopravvivere senza cedere alla tentazione di sparire lei stessa.

Il dolore da solo non uccide.

C’è bisogno di essere felici per tenere testa a questo dolore inconcepibile.

C’è bisogno di paura per avere coraggio.

Il resistere di Irina è un atto di amore.

L’amore che va oltre il tempo e le miserie umane.

Ho pensato di aver amato molto e che non avrei amato mai più. Mi sbagliavo.

Ferite d’oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un’antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore.

Irina ha combattuto una battaglia e l’ha vinta. Una donna che non dimentica il passato, al contrario: lo ricorda, lo porta al petto come un fiore.

Rivelazione dopo rivelazione, a un ritmo che fa di questo spettacolo un autentico thriller psicologico e insieme un superbo ritratto di donna, coraggiosa e fragile, Irina conquista brandelli sempre più luminosi di verità e ricuce la sua vita. Da quel fondo oscuro, doloroso, arriva una luce nuova. La possibilità di amare ancora, l’amore che salda e che resta.

Note di regia

Un’attrice, Gaia. Una storia vera si trasforma in una terribile materia poetica.

Si racconta la prossimità del male e la possibilità che prenda forma e vita, inaspettato e atroce, da una piccola crisi come tante altre. Una separazione, la fine di una relazione, un semplice atto di libertà e salute.

Questa storia è una tragedia moderna.

Gaia la racconta e la vive.

Gli altri interpreti sono il pubblico presente in sala. Tra loro, senza neanche esserne coscienti, potrebbero nascondersi i personaggi evocati in palcoscenico. Per questo il pubblico sarà interpellato, compirà delle azioni, sarà parte viva dello spettacolo.

Quando Irina conosce Mathias le sembra un uomo normale, interessante, metodico, gradevole, piacente. Una persona con cui condividere la vita.

Come è possibile sbagliarsi così? Può capitare a chiunque?

Cosa nasconde l’altro? Quali abissi?

La scomparsa delle due figlie. Il suicidio del marito.

Gli indizi, le questioni senza risposta, i corpi delle bambine mai ritrovati, il dubbio.

Una Medea al contrario. In questa tragedia è Giasone che fa scomparire le figlie. Con una perfidia vendicatrice e calcolata non fa ritrovare i corpi, nega alla madre il riconoscimento dei cadaveri e quindi la ritualità e la catarsi del lutto. La costringe ad una attesa senza fine.

È l’inferno a cui l’uomo abbandonato condanna di proposito la donna che fugge dal suo maniacale controllo.

La figura di Mathias diventa sinistra e devitalizzata, un fosco automa asessuato che si fa fracassare da un’altra macchina, una locomotiva in corsa.

La possibilità di una nuova vita per Irina diventa la conquista eroica di un nuovo territorio, intatto come la Patagonia, nei cui mari dalla profondità degli abissi spuntano gli immensi corpi delle balene.

Una Italiana in Svizzera. Un ambiente ostile pieno di pregiudizi, malevolo e sordo alle richieste d’aiuto. Dal gelo regolato e dalla incapacità di empatia della Svizzera, Irina trova una nuova vita nel calore della Spagna, un uomo con grandi mani, uno studio di cartoni animati.

Giorgio Barberio Corsetti

Si afferma già dalla seconda metà degli anni Settanta come uno degli esponenti di spicco della ricerca teatrale europea, sia come regista che come drammaturgo. Le sue opere sono state prodotte in ambiti prestigiosi quali la Biennale di Venezia, documenta 8 di Kassel, il Theatre National de Bretagne, l’ Expo di Lisbona, l’Auditorium Parco della Musica e il Festival Romaeuropa di Roma, il Theatre de l’Odeon di Parigi, il Napoli Teatro Festival Italia, il Teatro La Fenice di Venezia, il Theatre Chatelet di Parigi, il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro dell’Opera di Roma, la Comedie Francaise.

Gaia Saitta

Si diploma presso l’Accademia S. D’Amico di Roma nel 2003. E’ regista, attrice e drammaturga. La sua ricerca indaga la vulnerabilità come spazio poetico e conoscitivo.  Mette al centro il corpo del performer, con la sua forma e la sua storia, sempre interrogando il ruolo del pubblico e mettendo in dialogo diversi linguaggi compositivi. Lavora in Italia con G. Barberio Corsetti, P. Civati, L. Ronconi. In Francia con M. Serre, A. Lagraa, A. Vassiliev. In Belgio, co-fonda IfHuman, collettivo internazionale di artisti. Fear and Desire, prima creazione del collettivo, segna il suo debutto da regista. Tra le sue ultime creazioni, ‘Ne parlez pas d’Amour’ (Unione Musicale/Torino Danza), Useless Movements (CC Westrand, Dilbeek), The space between You and Me (Les Halles de Schaerbeek/ Hong Kong Art Center). Dal 2013 è artista associata presso Les Halles de Scherbeek di Bruxelles.

Concita De Gregorio

Giornalista e scrittrice, è inviata per il quotidiano “la Repubblica”, per il quale cura anche la rubrica “Invece Concita”. Dopo Pane quotidiano, su Rai Tre conduce dal 2016 FuoriRoma, programma da lei ideato, e nel 2017 l’approfondimento quotidiano dalla Mostra del cinema di Venezia, Da Venezia è Tutto. È autrice di Non lavate questo sangue (2001), Una madre lo sa (2006), Malamore (2008), Così è la vita (2011), Io vi maledico (2013), Un giorno sull’isola. In viaggio con Lorenzo (2014), Mi sa che fuori è primavera (2015), Cosa pensano le ragazze (2016) e Non chiedermi quando (2016). Ha ideato e realizzato con Esmeralda Calabria il film documentario Lievito madre (2017).

 

 

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Author: Redazionale

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