La scomparsa di Milos Forman e Paolo Taviani…quando l’Utopia che fa i conti con la Storia

  

Milos Forman

Ritorna al suo nido del cuculo

18 Febbraio 1932, Cáslav (Repubblica ceca) -13 Aprile 2018, Warren (Connecticut – USA)

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Nonostante i tragici eventi che hanno segnato la sua esistenza, Milos Forman verrà ricordato come uno dei maggiori celebratori della vita. Con profonda umanità ed un pizzico di sarcasmo, ha trasmesso ai suoi film quell’innato entusiasmo e quel desiderio di conoscenza che tanto lo caratterizza La sua specialità è sicuramente quella di trapiantare su pellicola le biografie degli “eroi” (o degli “eroi” misconosciuti) più stravaganti e discussi.

Il cineasta ceco viene alla luce il 18 febbraio 1932 nella città di Cáslav dal Professore Rudolf Forman e da sua moglie Anna. Nel 1940 il padre che annovera radici ebraiche viene condotto ed in seguito giustiziato dalla Gestapo nel capo di concentramento di Buchenwald, con la falsa accusa di cospirazione. Due anni dopo, il piccolo sarà costretto a dire addio anche alla madre, incriminata ingiustamente di propaganda anti-nazista e quindi deportata ad Auschwitz, dove verrà uccisa nel 1943. Il bimbo rimasto orfano è affidato agli zii: comincia cosi a lavorare come garzone nella bottega da questi gestita.

Nel tempo libero corre ad assistere agli spettacoli al teatro di Nachod dove spesso è di scena il fratello Pavel. Verso gli 11 anni poi, inizia a conoscere e ad amare le opere di Charlie Chaplin, Buster Keaton e John Ford.

La guerra finalmente volge al termine e il ragazzino viene iscritto dai parenti presso un collegio di Podebrady dal quale però viene espulso per aver fatto uno scherzo al compagno, figlio dell’influente direttore di una testata giornalistica. L’adolescente completa gli studi in un sobborgo di Praga dove, con una amico anch’esso appassionato alla settima arte, allestisce il musical “La ballata degli Stracci” che otterrà un successo inaspettato.

Rifiutato al test d’ammissione alla scuola d’arte drammatica della capitale, Forman viene accolto ai corsi di sceneggiatura del FAMU, il dipartimento di cinematografia nazionale. Il 1951 è il periodo in cui sposa Jana Brejchová : divorzieranno qualche tempo dopo. Nel 1953 esordisce in veste di attore nella commedia “Slovo Delá Zenu” e, a metà degli anni 50′, anche in quella di screenwriter in “Nechte to na Mne” di Martin Fric. Il debutto dietro la macchina da presa avviene invece nel 60′ con Laterna Magika II. Dopo aver perso uno dei due fratelli – Blahoslav – per un malaugurato incidente, il giovane decide di partire alla volta di Parigi dove diviene uno dei maggiori esponenti della nouvelle vague, grazie a pellicole come L’asso di Picche e Gli Amori di una Bionda che si aggiudica la nomination all’Oscar nella categoria Miglior Film Straniero.

Studente alla facoltà di cinema, Milos è costretto a lasciare la Francia durante la Primavera di Praga. Emigrato negli Stati Uniti, frequenta un corso sul mondo della celluloide alla Columbia University, diventando uno dei registi più premiati ed acclamati dalla critica nel ventennio 1970-1990. Nel 1971 il suo caustico Taking Off vince il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes. Conquistata la cittadinanza americana, Forman nel 1975 gira il superbo dramma psichiatrico Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo, trionfando con cinque Academy Awards, inclusi quelli per Miglior Film e Miglior Regia. Amara denuncia verso una società che teme il diverso, la trasposizione dell’omonimo romanzo di Ken Kesey consacra la stupefacente performance di Jack Nicholson che si accaparra il primissimo Oscar, nelle vesti dello scaltro McMurphy.

Nei tardi anni settanta, Milos influenza una generazione grazie al contestatorio musical Hair. Nel 1985 il prodigioso cineasta fa incetta di statuette con lil sublime Amadeus. Tratto dalla pièce teatrale dell’inglese Peter Shaffer, la controversa opera, scandita dalle passioni dell’incontrastato genio visionario e sregolato Wolfgang Amadeus Mozart, racconta della rivalità tra il musicista salisburghese e il compositore italiano Antonio Salieri, impersonati magnificamente da Tom Hulce e F. Murray Abraham. Successivamente, dirige il piccante Valmont (liberamente ispirato a “Le relazioni pericolose” di de Laclos) e Larry Flynt – Oltre lo scandalo, sconcertante ritratto del noto pornografo miliardario. Abilissimo nel dipingere i profili dei personaggi più eccentrici mai esistiti, Milos nel 1999 ingaggia quell’asso di Jim Carrey per riportare alla luce lo spiazzante comico Andy Kaufman, nel geniale e toccante Man on the Moon che vale al divo canadese il secondo Golden Globe.

Il ’99 segna però anche la fine del secondo matrimonio del divo: si tratta dell’attrice Vera Kresadlova dalla quale ha avuto i gemelli Matej e Petr. Il 28 Novembre dello stesso anno tuttavia, la pluri-insignita star convola a nozze con Martina Zborilova: la coppia ha due figli: Andrew e James, cosi chiamati in onore di Kaufman e Carrey. E dopo essere entrato nell’intimo dell’artista spagnolo Goya ne L’ultimo Inquisitore, Milos porterà sullo schermo le vicende del giocatore di poker Amarillo Slim che avrà il volto di Nicolas Cage

*Testo redatto da Francesca Pellegrini  per il Gruppo Mymovies, che ringraziamo

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Per Vittorio Taviani

 

Sarà doloroso parlare da oggi, al singolare, dei fratelli Taviani. Accanto a Paolo non c’è più Vittorio, scomparso nella sua casa romana a 88 anni, dopo la malattia che lo aveva colto da qualche tempo, costringendolo ad abbandonare la consuetudine di una vita, lavorare con il fratello, dalla scrittura al set, in quel continuo confronto che li aveva resi coppia inossidabile del cinema mondiale.

In tutte le mille interviste, in tutte gli incontri internazionali, Paolo e Vittorio hanno sempre parlato con una sola voce, integrando pensieri e parole, venendosi in reciproco aiuto, come se all’uno servisse sempre l’altro per chiarire e capire meglio il proprio stesso pensiero. E soprattutto la visione omogenea del cinema, della vita e della politica, quello sguardo, intriso di implicazioni letterarie e poetiche che ha da sempre caratterizzato lo stile dei Taviani. Denuncia e racconto fantastico, valori civili e ricostruzione storica, melodramma e riflessione morale.

Nato a San Miniato il 20 settembre del ‘29, studente dell’Università di Pisa come il fratello, Vittorio conobbe Valentino Orsini (con cui nacque un’importante collaborazione artistica) e iniziò dirigendo il Circolo del cinema cittadini. I primi passi furono da aiuto regista e i primi film furono documentari. Il cortometraggio d’esordio era dedicato alla strage nazista di San Miniato, aveva il commento di Cesare Zavattini, ma, per motivi di ordine pubblico, non ottenne il visto della censura e quindi fu proiettato solo ai festival.

Nei «Sovversivi» del 1967, Vittorio e Paolo affrontarono l’analisi del Partito Comunista italiano a partire dai giorni del funerale di Togliatti. La strada della loro ispirazione era ormai segnata, chiara e originale. Nel ‘73 firmano «San Michele aveva un gallo» e nel ‘74 esce «Allonsanfan», il primo grande successo internazionale. Con «Padre padrone», vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes, si apre la lunga stagione dei premi, con «La notte di San Lorenzo», ispirato a una storia di Resistenza del 1944, i fratelli si aggiudicano il Gran Premio della giuria a Cannes, con «Kaos», basato sui racconti di Luigi Pirandello, arriva il David di Donatello, e nell’86 il Leone d’oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia. L’ultimo trionfo è alla Berlinale del 2012, con «Cesare deve morire», interpretato da detenuti del carcere di Rebibbia e premiato con l’Orso d’oro.

Il ritorno al cinema verità, l’immersione in una realtà così potente, l’incontro con attori che hanno imparato a recitare dietro le sbarre, aveva funzionato per Vittorio, come per Paolo, quasi come una sorta di iniezione di vitalità. Insieme si lanciano in nuovi progetti, nel 2015 realizzano «Maraviglioso Boccaccio», basato sul «Decamerone», e intanto già pensano a quella che sarà l’ultima prova in coppia, «Una questione privata», tratto dal romanzo di Beppe Fenoglio, protagonista Luca Marinelli, presentato all’ultima edizione della Festa di Roma. Per la prima volta Paolo si ritrova da solo a parlare con i giornalisti del film, fa finta di niente, continua a usare la parola «noi», ma si vede che quell’assenza pesa già forte. Ed è inevitabile che un velo di malinconia avvolga la passione che Paolo ha sempre condiviso con Vittorio. (Fulvia Caprara per IlsecoloXIX.it-che ringraziamo)

Author: Redazionale

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