Anna DI MAURO – La Luna e la Giara. Splendori e miserie di Luigi Pirandello nella Corte del Castello Ursino di Catania

 

Il mestiere del critico

 


LA LUNA E LA GIARA


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Splendori e miserie di Luigi Pirandello nella Corte del Castello Ursino di Catania


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Una compagnia di attori in procinto di provare due novelle pirandelliane, tra stends di costumi di scena a far da sfondo e sipario, è la cornice scelta da Angelo Tosto per questa prima kermesse nel 150°  dalla nascita di Luigi Pirandello. Il metateatro per una lettura animata di
Ciàula scopre la luna e La Giara, due piccoli gioielli del periodo verista, poetico il primo, umoristico e iper rappresentato il secondo, tratti da  Novelle per un anno, ricchissima raccolta di grande spessore letterario e foriera di ulteriori impianti drammaturgici e cinematografici.
Pensiamo al bel film dei fratelli Taviani, Kaos, dove la scelta dei due registi cadde tra le altre novelle proprio su “La giara”, dove Franco Franchi e Ciccio Ingrassia diedero voce e volto ai due leggendari personaggi.
Il gioco del teatro nel teatro, si sa, diverte assai, offrendo spunti di voyerismo, lasciando  curiosare dietro le quinte, scoprendo i segreti del recitato e scorci di umanità in questi affascinanti mestieranti adusi a incarnare volti e voci strappati alle pagine di copioni immarcescibili.

Così assistiamo in diretta alla prove della  scoperta della luna investita dello stupore epifanico di un “caruso” all’uscita dal buco tetro e mortifero della miniera, in una notte insolita, a un’insolita  ora per lui che andava a coricarsi esausto al tramonto. Incanto dell’astro d’argento per una infelice creatura, vessata nel corpo e nell’anima da una miseria scevra da pietà.  Monumento alla poesia del suo povero essere di bambino di trentanni, la luna, mai vista prima di allora, inonda con la sua livida luce lo sguardo inebetito, piagato dal lavoro disumano e dalla crudeltà ferina dei suoi simili che lo aveva fatto soprannominare Ciàula (il corvo), come se non bastasse la spietatezza della sua tristissima, faticatissima vita. Momento sublime, icona nella memoria, la  Natura consolatoria qui indossa la faccia splendente della luna, intenta a scavare cunicoli di felicità in un’esistenza oscura.


 

 

 

 

 

 

 

 

Agreste e bucolica, grondante avidità, mista ad avarizia del padrone, don Lollò, ecco la seconda storia, intrisa di un umorismo sottile, già foriero del “sentimento del contrario” che inonderà la grande stagione letteraria e drammaturgica del Nostro.  
Teso a contrapporsi al potere padronale, Zi Dima, l’aggiustatore di giare, classe operaia ante litteram, è deciso a resistere all’arroganza e  spocchia del padrone, che gli ha commissionato di sanare la giara appena comprata, “quella bella giara nuova pagata quattr’onze ballanti e sonanti…” e misteriosamente trovata rotta.
Zi Dima si offre di aggiustarla con il suo miracoloso mastice, ma Don Lollò non si fida… ci vuole i punti e per fare la sua volontà, l’artigiano si infila nella giara, ma quando cerca di uscirne si accorge che non ne può più venirne fuori, tranne rompendola.  
Da qui la tragicomica vicenda si avvia per strade dove la flemma e l’ironia del prigioniero si scontrano con la collera e lo scalmanarsi  del padrone della giara che si rifiuta di romperla per liberare l’incauto, fino alla prevedibile conclusione.

La narrazione a più voci accompagna pregevolmente i gesti e le parole di quadri animati che illustrano il racconto, divenendone l’esplicitazione senza intaccare il tessuto narrativo e l’accurata descrizione che possono così essere gustati in tutta la loro ricca verbosità.    
Sull’intera pièce un’atmosfera leggera e sorridente, affettiva, come a ritrovare un vecchio amico di cui conosciamo tutto o quasi, e noi, pur sapendo già che cosa dirà, continuiamo a sorridere, a stupirci, a commuoverci alle sue battute.

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Ciàula scopre la luna
La giara

di Luigi Pirandello

Con Giorgia Boscarino – Alessandra Costanzo – Silvio Laviano – Gaia Lo Vecchio –  Liborio Natali – Giampaolo Romania – Angelo Tosto

Adattamento e Regia Angelo Tosto
Costumi Riccardo Cappello
Luci Salvo Orlando

Produzione Teatro Stabile di Catania

Corte del Castello Ursino – Catania

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