Claudio CAMERINI – Concorso letterario “Apriamo un varco” – II edizione (reading, musica e premiazioni – Roma, Domus Città Giardino)

 


“APRIAMO UN VARCO” – II EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO RISERVATO A POESIA E NARRATIVA (ROMA, DOMUS CITTÀ GIARDINO)


Cristina Prina

 

Con l’evento “Festa della Scrittura”, dedicato sino a tarda sera a poesia, prosa e musica, l’Associazione Culturale “La Nicchia” ha concluso il secondo appuntamento del Concorso Letterario “Apriamo un varco” riservato al tema “L’Arte”. La cerimonia preparata per i vincitori, per volontà amichevole, ha avuto luogo presso il Liberthè della Domus Città Giardino in viale Adriatico 20 a Roma, anche in presenza dei menzionati.

In genere, sebbene lasciando ambito ideativo ad autonome zone ispirative, gli argomenti proposti nei concorsi (quasi per sollecitare un’omogeneità di interventi più facili da confrontare tra di loro) scelgono di valorizzare, nell’aura di riferimento metalinguistico e simbolico globale, un taglio del messaggio.

Forse, in ragione del mondo attuale, non è accaduto così, nella recentissima Festa della “Nicchia” fondata e diretta da Cristina Prina, concordando, chissà, con Gustave Flaubert allorché, nel XIX secolo, rifletteva: “Se c’è sulla terra e fra tutti i nulla qualcosa da adorare, se esiste qualcosa di santo, di puro, di sublime, qualcosa che agevoli questo smisurato desiderio dell’infinito e del vago che chiamano anima, questa è l’arte”.

Sì, è giusto, l’arte, ma – è spontaneo il quesito – dove possiamo incontrare, nel nostro caso, tracce autentiche di poeticità o musicalità?

Mirare a ottenere una risposta esauriente sarebbe una richiesta eccessiva e, ritengo, di nessuna utilità pratica: il prossimo arrivato, con verosimiglianza, smentirebbe il dato oggettivo acquisito, magari a fatica e con metodicità calcolata. Nondimeno, in chiave strumentale, condividiamo il suggerimento dell’ancora insostituibile Treccani: il repertorio, in antichità, curato dalle Muse, per noi Euterpe e Calliope, coinciderebbe, in senso lato, con la «capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche», e quindi con «l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati».

Dunque, ecco il promuovere una meta-realtà logico-intuitiva, quale energia preziosa, dagli spartiti del compositore Maurizio Albano ai versi selezionati: dai racconti brevi ai recital estemporanei, dalle performance drammatiche di un’attrice, l’illustre Lina Bernardi, giungendo alle piccole isole di dibattito sulla figura retorica della metonimia e su quando, tra le righe, sembra prevalere l’immagine del reale sul suo essere evocato a specchio (però non apparirà esatto). Tale è stato l’intento avverato protagonista assoluto, vivace e dialettico di un caldo e coinvolto pomeriggio romano – condotto con piglio sicuro da una disinvolta ed esperta Cristina Prina, mente e anima del concorso – colmo di diplomi e targhe, distinto nei due settori di Poesia e Narrativa. Ciascuna rispettivamente suddivisa in un paio di sottoclassi: una assegnata a tematiche libere, l’altra, lo abbiamo appena spiegato, incentrata su “L’Arte”.

Lina Bernardi

Un indirizzo attinente farebbe supporre quanto l’intervallo ontologico esteso a scrittori e musicisti possa divenire apertissimo, anzi infinito: in effetti, al pari del citato Flaubert, nel vaglio dei candidati al premio la decisione maturata è stata di favorirne il progress molteplice dell’ispirarsi. Vale a dire, ad infinitum, non dimenticando tuttavia, per questo, che i codici per edificare unità di lessico e messaggio, paradigmi di vocaboli o corrispondenti letterari, benché siano vastissimi, per essere recepiti e apprezzati debbano usufruire di un ampio numero, ma limitato, di uscite risolutive: ossia, è necessario affrontare nell’espressione artistica l’esistenza di una intelaiatura di canoni stilistici e razionali, provvista di target empirici e normativi nei quali le funzionalità rispettive dei segni (verbali, melodici) siano riconoscibili.

Pertanto, lo asserisce il filosofo danese Louis Hjelmslev, all’interno delle parole o del significato ritmico delle note, nella singolare obbiettività specifica, pur essendo la forma del contenuto indipendente da loro, il sistema di suddetti termini, nelle tessere del mosaico associativo intrecciato, elabora un’area dove «vive una selezione in cui la forma linguistica è la costante, e la sostanza la variabile». Per un fattore connesso si è preferito, nell’analizzare i documenti in gara, non lasciar predominare tout-court la struttura sentimentale e sensibile, sempre in sé motivata: piuttosto sulla “naturalità” delle opere, in un giudizio adeguato ha primeggiato il piacere arrecato da un preciso hic et nunc tecnico-semantico decifrato o decifrabile.

In un’atmosfera simile, il programma ha destinato spazio al reading di versi e short stories, con racconti a cura di Umberto Donato Di Pietro e Fabrizio Trainito, e poesie di vari ospiti, ad esempio Maurizio Domini.

La colonna sonora dell’evento è stata di Maurizio Albano, proponendo l’ascolto di Cosmic Meditations e Ritorno alle stelle, brani dal terzo album Meditazioni cosmiche, non senza aver costruito un sintetico excursus sull’utilizzo di una peculiare accordatura del “la”, tipica della linea creativa scaturita da Giuseppe Verdi e giunta (assai differenziata…) ai Pink Floyd. Legato, in misura principale, all’organo classico, Albano è un esperto polistrumentista (flauto barocco, fisarmonica, Theremin, chitarra, zampogna zoppa), dirigendo per lungo tempo un coro polifonico. Ha firmato soundtrack per teatro e cinema, nonché nel 2013 il musical sinfonico-rock Odyssea.

Maurizio Albano

Durante il conferimento dei premi, Albano ha eseguito armonie di sottofondo al declamare degli autori stessi e della Bernardi: «Da circa un anno accompagno al pianoforte la lettura di poesie e prose», dichiara Albano, «improvvisando al momento sui testi, ma soprattutto entrando in empatia con le emozioni di chi legge».

Campo di contributi non preordinato, né riservato in esclusiva a propri lavori conosciuti e inediti, l’open space del Domus Città Giardino ha inoltre assistito a una coppia di “componimenti brevi” di Mario Pino Toscano; all’esordio dell’Orlando furioso dell’Ariosto intonato, con solennità (a memoria), da Francesco Mendoza, amante delle ottave dell’insigne caposcuola cavalleresco ferrarese; a una serie di affascinanti odi di Robert Blair, punto di avvio, nella prima metà del ‘700, della moda cimiteriale, precursore del preromanticismo dei canti ossianici apocrifi di James MacPherson, tanto cari all’estro di esaltare la dimensione e il culto sepolcrali di Ugo Foscolo e di Thomas Gray. Le strofe del poeta settecentesco scozzese sono state recitate da Lina Bernardi, la quale, nel corso dell’incontro, ha raccolto un’inconsapevole provocazione “lanciata” dalla presidente di giuria dopo le fatidiche “cinque della sera”, permettendo così di varcare l’orizzonte di una suggestiva e commovente performance – “all’impronta” – del “Corpo presente”, terza parte dello Llanto por la muerte de Ignacio Sánchez Mejías di Federico Garcia Lorca, celebre per lo straziante ritornello “a las cinco de la tarde”. Indimenticabile come il resto.

Umberto Donato di Pietro e Fabrizio Trainito



“Apriamo un varco”- II seconda edizione 2016

I vincitori

Le Giurie di “Apriamo un varco” erano così composte:

per la sezione Poesia: Cinzia Baldazzi, scrittrice e critico letterario (presidente di giuria); Patrizia Fiori, insegnante e scrittrice; Paola Martino, insegnante e critico letterario; Giovanni Baldaccini, psicologo, consulente A.I.E.D., scrittore e critico letterario

per la Narrativa: Daniela Fortezza, docente di letteratura inglese all’Università di Bologna; Giancarlo Piciarelli, scrittore e critico letterario; Anna Maria Di Santo, antropologa e scrittrice; Enrico Pandiani, scrittore.

Le Giurie hanno deciso di assegnare i seguenti premi:

Poesia sezione A – tema libero

1^ classificata “Scrivi il mio nome” di Flavio Provini

con la seguente motivazione:

In questo “scrivere d’amore”, l’autore giustamente non alimenta la speranza che tale idea generalissima della vita garantisca di evitare sistemi semiotico-linguistici, unità di lessico e messaggio, troppo conformi ai risaputi e classici referenti di dare-avere, perdere-acquistare. Il ritmo dei versi è cadenzato piuttosto da un inquietante invito al confronto maturo tra “esserci” e “non esserci”, ed è sorretto da una passione simbolica allargata alle cose e alle azioni, in grado di oltrepassare lo scambio imposto di un significato condizionato con quello originario.

2^ classificata “Se rimani” di Nunzio Buono

con la seguente motivazione:

L’unità estetica dell’esortazione del poeta, che è già divenuta un atto, costituisce l’energico paradigma di vocaboli e contenuto del linguaggio simbolico di questi versi. Siamo in presenza di una fitta rete di duplice riferimento tra sogni e realtà, tensioni e conquiste. Il messaggio evocato coincide dunque con preziose strutture non percepibili né comprensibili o leggibili in sè, se non a patto di lasciarle “aperte”. Tutto ciò naturalmente rinvia al tentativo di raggiungere una sorta di intuizione immediata della fonte di ispirazione e del suo insieme di pertinenza evocativa.

Poesia sezione B – tema “L’Arte”

1^ classificata “Creando” di Paola Capocelli

con la seguente motivazione:

Nei versi, i segni e i segnali si scambiano di posto con indicazioni e suggerimenti dialettici. La loro lettura fa slittare in una certa forma metaforica istituzionalizzata della classica scultura, comunicante però con funzioni metonimiche abbastanza innovative, complicate e stratificate in oggetti e sentimenti con equivalenti verbali attendibili e coinvolgenti.


Paola Capocelli                                                                             Erminio Staffieri


Narrativa sezione C – tema libero

1^ classificata “L’altra riva” di Erminio Staffieri

con la seguente motivazione:

Nell’opera è apprezzabile il tentativo di opposizione strutturale tra Mingo e il contesto, affiancato all’alternanza di livello semiologico e semantico intorno alle categorie dello spirito umano. Per un lato, il messaggio dei segni si basa sul contenuto in quanto tale (chi è il protagonista, cosa pensa, cosa fa con Rosa Linda); per l’altro, ossia sul piano del significato, entrano invece in gioco combinazioni parallele di un’espressione equamente condivisa tra l’oggettività dei fatti (la realtà dell’ambiente contadino) e il piano, in ogni caso ipotetico, dell’effetto di senso, liberamente gestito dagli altri (noi, la gente, i compaesani).

2^ classificata “In ascensore” di Elisabetta Bisson

con la seguente motivazione:

Risulta avvincente da parte dell’autrice la scelta del piano dell’espressione affidato a un luogo inanimato, la cabina dell’ascensore, che vive solo di visite e dialoghi. L’unione della forma descrittiva e della sostanza dei messaggi espressi dagli utenti di quest’ascensore, offre una soddisfacente forma di realizzazione caratteriale e fisiologica dei fenomeni raccontati, uditi e interiorizzati. Inoltre, è come se, nell’atto di manifestarsi, l’ininterrotta serie di testimonianze così trasmesse riuscisse a ottenere status di “lingua-oggetto”: del resto, altro non potrebbe essere, in quanto articolata da un dispositivo meccanico.

Narrativa sezione D – tema “L’Arte”

1^ classificata “La figlia della tempesta” di Elisabetta Bisson

con la seguente motivazione:

L’oggetto del racconto è la funzione artistica identificata con i protagonisti della trama-intreccio, e non lo spirito della grande arte figurativa di fine ‘800 in sé, poiché l’autore, in una studiatissima alternanza semantica, si muove tra il “di più” rispetto al letterale-materiale del narrato e dei suoi sentimenti, e quanto invece va “oltre”, compresi i giudizi morali sulla protagonista. Dal punto di vista tecnico-semantico, il linguaggio manifesta, in una chiave di lettura sin troppo “esplicita”, alcune condizioni “nascoste” che però, nonostante tutto, non vengono – ed è giusto – mai “rivelate”.

2^ classificata “L’antenata svestita” di Rossella Forti

con la seguente motivazione:

È un ottimo esempio di prosa, dove si mostra abilmente come il significato – cioè la condizione che le parole vengano comprese – possa, in prima persona, riferirsi a qualcosa non di reale, ma di condizionato e formato esso stesso da una copia ulteriore della sostanza prescelta: in questo caso, la materialità, la concretezza del tratto cromatico nella pittura. Due amiche, strette e separate nell’intreccio, tentando di avvicinare l’oggettualità artistica a sé, e quindi alle masse, rimangono incastrate in un gioco unico e irripetibile di sostituzioni. Non di originali, bensì di riproduzioni.

Rossella Forti                                      Manuela Magi

Le Giurie hanno inoltre assegnato le seguenti menzioni:

Poesia sezione A – tema libero

Menzione d’onore del Presidente della Giuria a “Il mio lato oscuro” di Manuela Magi

con la seguente motivazione:

I versi di questo brano viaggiano fino a un limite dove sembra prevalere l’immagine della realtà sul suo essere immagine poetica in sé. Il ritmo simbolico così costruito potrebbe essere semplicemente presente a significare qualcosa, un pezzo di realtà tale e quale, oppure scegliere di andare oltre una tale prospettiva realistica, elaborando un linguaggio che ubbidisce a motivazioni sdoppiate ma non regressive. La poesia si presenta così alternativa a una lettura del reale scontata, e protesa invece a viaggiare in un linguaggio verbale dove i meccanismi sono complicati, sicuramente degni di una ricerca a parte per essere decifrati.

Menzione di merito della Giuria a “Inutili parole” di Claudio Patrizio e Carla Vettorello

con la seguente motivazione:

Gli autori della poesia, è come se nei versi costruissero un mosaico interdisciplinare tra la corrispondenza del lessico al messaggio, e quella della parola (intesa come unità formale) a un suo repertorio totalmente velleitario e di là da venire. Il simbolismo poetico è messo in forse, come strumento effettivo per veicolare una funzione generale di significato del contenuto trasmesso. Le parole sono mirabilmente coniate per essere all’altezza di esprimere l’insieme di pertinenza; oppure, solo, e in modo inquietante, per metterle in crisi.

Elisabetta Bisson                                      Eliana Stendardo


Narrativa sezione C – tema libero

Menzione d’onore del Presidente dell’Associazione La Nicchia a “A Geggè” di Eliana Stendardo

con la seguente motivazione:

Geggè non è un barbone, è Napoli che si riflette nello specchio deformante di un luna-park italico. È mr.Hyde, creato da un dr. Jeckyll partenopeo, inconsapevole del disastro partorito dal suo genio. Geggè è la paura di tutti noi, sapientemente incarnata dall’autrice in un senzatetto altero e indifferente alle umane miserie, compresa la sua. Opera brillante e vagamente surreale, che si snoda in maniera equilibrata tra immagini quasi oniriche e crudezza spietata e senza sconti.

Menzione di merito della Giuria a “L’altra riva” di Erminio Staffieri

con la seguente motivazione:

Nello schema logico-intuitivo del racconto, per la costituzione del livello fondamentale delle significazioni, sono apprezzabili i piani secondari nei quali vengono inseriti i referenti motivazionali dell’ordine di discorso fondamentale della storia: come viene accettato Mingo, come sopravvive, il suo transito libero e costante nel mondo della routine quotidiana. Tutto ciò viene esposto “tra le righe,”, ovvero senza che tali motivi divengano autoritari nei nostri confronti.

Menzione di merito della Giuria a “In ascensore” di Elisabetta Bisson

con la seguente motivazione:

Coraggiosa e stimolante è la scelta di esordire da un registro simbolico in sé, senza che sia detto nulla al suo livello per farlo diventare tale. Siamo in presenza di un ascensore che “parla”: eppure, l’autore riesce a mantenere saldo un ordinamento gerarchico verosimile dei sensi delle “parole”, le quali lo avrebbero utilizzato da veicolo. Il piano di referenze vero-falso, tipico di ogni messaggio, interno ai racconti degli inquilini, non risente al riguardo di alcuno sfalsamento arbitrario.

Menzione di merito della Giuria a “La figlia della tempesta” di Elisabetta Bisson

con la seguente motivazione:

Nella messa in opera del meccanismo operativo del racconto, appare degna di nota la proiezione dei protagonisti (la modella, il pittore, il giornalista, il futuro Utrillo) nel sentiero del loro destino finalistico: non già deciso ma, sotto i nostri occhi, proprio allora in atto a definirsi.


Author: admin

Share This Post On