Ciàula scopre la luna
“Grande, placida, come in un fresco , luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la luna”
“un brulichìo infinito di stelle fitte, piccolissime, non riusciva a diffondere alcuna luce”
Difficile intendere il minuto universo che abita nell’incompiuta mente del piccolo minatore Ciàula, bambino di trent’anni, ridotto in stato di schiavitù e privato di qualunque realtà e di qualsiasi prospettiva. Ma nessuno di noi, avendola percepita nella novella di Pirandello, potrà mai dimenticare la faccia splendidamente stupita del piccolo Ciàula, quando, una notte, sbucando dalla scura miniera, scopre il più affascinante e romantico miracolo della natura.
La giara
“Quella bella giara nuova, pagata quattr’onze ballanti e sonanti […].”
Una giara così non s’era mai vista. La giara appena acquistata dall’arrogante, prepotente, irascibile Don Lollò Zirafa, ricco possidente di un enorme uliveto, si rompe misteriosamente. Viene chiamato ad aggiustarla l’umile, eccentrico Zì Dima, dal magico e misterioso mastice. Per un tragico errore di calcolo, Zì Dima, dopo aver eseguito il lavoro, rimane imprigionato all’interno della giara dalla bocca stretta. Si accende una comica e accanita disputa tra il “prigioniero” Zì Dima e il suo involontario “sequestratore” Don Lollò. Non ci sarà dato sapere chi ha ragione e chi torto, ma uno dei due, infine, trionferà.
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