Lu. Mar. – Siad. Targa Poggiani. Ex aequo a P. Monaco e G. Rimondi



Società Italiana Autori Drammatici

 


TARGA POGGIANI del Premio Calcante

Ex aequo a  “ Atargatis” di Patrizia Monaco   “Le due Kim” di Gianfranco Rimondi

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Incontro con Patrizia Monaco a Roma, nella Sala Squarzina del Teatro di Roma, per ritirare la TARGA POGGIANI del Premio Calcante 2016 giunto alla XVII edizione,targa intitolata a CLAUDIA POGGIANI, un’autrice-attrice-sceneggiatrice di rara e raffinata ironia che tanto ha dato al teatro e al cinema. La Giuria è composta dai membri del Consiglio Direttivo della SIAD

Alessandra Mortelliti e Giuseppe Pestillo, attori della Scuola di Teatro e Perfezionamento Professionale del Teatro di Roma, leggono, con la direzione di Jacopo Bezzi, le motivazioni dei due testi premiati.Gianfranco Rimondi, per motivi di salute, è assente.

A Patrizia Monaco:«Chi è Atargatis? Che cosa l’ha spinta a scrivere di lei? »

«Come per ogni mio testo ho bisogno, per cominciare a scriverlo, di un’immagine scatenante e per Atargatis è stata: “Un ragazzo seduto in riva al mare. Si vedono solo le sue spalle scosse dai singhiozzi.” L’immagine si forma spontaneamente nella mia mente con una forza tale da non consentirmi di scacciarla. Pertanto, so che è quella giusta ed è venuto il momento di iniziare.

L’immagine scatenante,deve, peraltro, innestarsi su un tessuto preesistente, che è costituito da una delle diverse idee che mi balzano alla mente assieme al desiderio o meglio l’esigenza di dire qualcosa su quanto accade a me o attorno a me, di personale o universale. Su quanto suscita la mia ilarità o curiosità, sdegno, indignazione, spesso filtrato attraverso l’ironia e il paradosso.

Ad ogni modo, le idee di partenza devono essere due, come scrisse nella sua biografia o disse in un’intervista un commediografo inglese di cui non ricordo il nome, fra quante ne lessi, di interviste e biografie, per prepararmi moltissimi anni fa, alla mia tesi di laurea. Il testo teatrale nasce dalla fusione di due idee.

Nel caso di Atargatis, le due idee sono l’esodo epocale dei migranti in mano ad affaristi senza scrupoli che hanno reso il Mediterraneo un cimitero marino ed il terrore seminato dalle truppe del Califfato Nero, la loro ferocia nei confronti degli essere umani e il loro disprezzo della bellezza.

Così, fondendo le due tematiche e l’immagine scatenante ho iniziato il mio viaggio da Palmira alla Liguria in compagnia della sirena Atargatis.

Assistendo in quei giorni del maggio 2015  allo scempio di Palmira e in seguito alla barbara uccisione di Khaled Asaad, l’archeologo che sovrintendeva al sito, Patrimonio dell’Umanità, mi sono concentrata sulla Siria.

Mi ha colpito subito Atargatis, la sirena siriana, una bella allitterazione, la prima sirena in assoluto, almeno a quanto attestano le monete a lei dedicate, risalenti al 100 a.C.

Atargatis era anche vista come raffigurazione di Atena, o ancora, come Dea della fertilità e dell’Amore.

C’era abbastanza per infiammarmi e cominciare, sentendo che quellaera la strada da percorrere.

In tutto ciò, poi, come per altri miei testi, quando sono in prima fase creativa, confluiscono altre sollecitazioni, che sono nell’aria, ed entrano nel gran calderone della storia in fieri.

Come le frasi razziste tipo “saranno anche dei disgraziati però possiedono uno smartphone” (che la Dea chiamerà smarfone poiché ai suoi tempi non imperava ancora l’inglese) e l’uso ormai quotidiano di tale strumento di comunicazione.

Infatti ad Hachim, giovane studente dell’università di Damasco, gli ex compagni di corso, ora feroci e ottusi  militanti dell’ISIS, gli mandano su whatsapp la foto della testa recisa della sua ragazza.

Il tono della pièce è leggero, volutamente arioso, nonostante l’argomento, perché in fondo è una favola a lieto fine, ed è, come indica il sottotitolo, seguendo la classificazione classica dei generi, una tragicommedia

Al tutto, in corso d’opera, si era insinuata un’altra idea, la fastidiosa sensazione che anche nella mia regione si fosse ormai attecchita una visione del mondo sempre più ristretta, meschina e xenofoba. Erano i momenti in cui si eleggeva il nuovo governatore della regione e nel contempo, decine di migranti si erano assiepati sugli scogli di Ventimiglia perché respinti dalla polizia di frontiera francese.

La presa al potere di un partito xenofobo che faceva eco alle proteste dei cittadini abbienti e“benpensanti” cui ripugnava il fatto di andare al mare e  prendere il sole davanti a tutti quei negri straccioni che rovinavano il bel paesaggio ligure.

Uno scambio di battute fra Nettuno ed Atargatis dagli appunti preliminari che poi non ho incluso e che riguarda un politico, di quelli che propongono di sparare sui barconi dei migranti.

– Quello è uno squalo? –

– Non so, gli squali non sono cannibali, credo. –

– Questo sì, e poi non è uno squalo, è un uomo. –

Altre frasi invece sono state innestate nella pièce prese pari pari da interviste in tv, gente sui treni nel mio tragitto da Rapallo e Genova o sui bus della zona.

Nello squallore delle frasi di chi esordisce con “Non sono razzista, ma…”ho incastonato temi e frasi dei  miei, commediografo  e musicista, preferiti,  Shakespeare e Mozart .

DaLa  tempesta, “Ora gli incanti miei sono tutti infranti” e dal “Don Giovanni“ il riferimento alla cena con il Commendatore.

E poi echi di Orfeo ed Euridice.

Infine ho citato me stessa, da Ares, la penultima verità, monologo che appare in “Condominio Mitologico”, sull’inutile crudeltà delle guerre. E da “L’ora dei demoni”, con la descrizione dell’ora  in cui appaiono ai naviganti le sirene, l’ora è il meriggio assolato, per cui fra il cullare delle onde e il caldo si stemperano i confini fra realtà e fantasia, sempre che esistano…

Atargatis ha avuto due finali, ma potrebbe averne 3 o addirittura quattro nel momento in cui sto scrivendo. Nella mia prima stesura Palmira era ancora in mano all’Isis, poi rifeci gioiosa il finale quando fu riconquistata e l’evento celebrato con un concerto dell’Orchestra Filarmonica del Teatro Marinskij di San Pietroburgo al Teatro Romano, dove si attuavano le decapitazioni. Nell’anno successivo Palmira è stata ancora ripresa dall’Isis e semidistrutta. Mentre pensavo ad un nuovo, tragico finale ecco che è stata ancora riconquistata e i reperti archeologici più significativi portati in Italia per restaurarli.

Ho deciso dunque di lasciare il secondo, quella della speranza, quello in cui sulle note di Bach, Atargatis, donna-pesce, donna-dea, amata e concupita da Nettuno, ribadisce che labellezza salverà il mondo.

Ps- Palmira, città antichissima. Ricostruita da Salomone. Posizione strategica per le carovaniere dal Medio all’Estremo oriente e viceversa.  Patrimonio dell’Umanità.»

 

 

 

 

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