T.L.P. – “Manifesto” con C. Blanchett apre il Biografilm di Bologna

TREDICI VOLTE BLANCHETT FANNO UN BEL MANIFESTO*

Diretto da Julian Rosefeldt (e tratto da una sua installazione) il film in cui l’attrice recita le dichiarazioni d’intenti

dei movimenti culturali e politici del ‘900 aprirà il 9 giugno il Biografilm Festival di Bologna



Nel 2015 il regista e artista tedesco Julian Rosefeldt presentò in Australia una videoinstallazione intitolata Manifesto, della durata di 130 minuti, composta da 13 piccoli film.

L’opera, esposta con successo tra il 2016 e il 2017 all’Hamburger Bahnhof Museum fur Gegenwart di Berlino e al Park Avenue Armony di New York, è poi diventata un lungometraggio di novanta minuti che, dopo un’acclamata prima al Sundance Festival, approderà in Italia in anteprima nazionale al Biografilm Festival di Bologna (dal 9 al 19 giugno) e sarà distribuito in sala il prossimo autunno per I Wonder Pictures.


Interamente girato a Berlino, Manifesto usa tredici personaggi radicalmente diversi, interpretati tutti da Cate Blanchett, per mettere in scena altrettanti monologhi costruiti usando frammenti folgoranti di celebri manifesti politici, artistici e letterari che, da Marx e Engels in avanti, hanno attraversato il Novecento.

Si ascolterà dunque l’attrice spiegare le basi teoriche di dadaismo, futurismo, situazionismo, espressionismo astratto, fino al più recente Dogma 95 capitanato dai registi danesi Lars von Trier e Thomas Vinterberg, alle Rules of Filmmaking di Jim Jarmusch e alla brillante Dichiarazione del Minnesota di Werner Herzog del 1999.


Assistiamo così alla declamazione di un’efficace sequenza di motti dadaisti da parte di una vedova durante un funerale, o al Manifesto bianco di Lucio Fontana urlato da un homeless che si aggira tra i ruderi e nel silenzio di una fabbrica smantellata. L’operazione è affascinante nel suo essere contenitore e contenuto, diversa dal cinema e dall’arte che siamo abituati a vedere, scomponibile in frasi luminose o frame potenti come fotografie, intrigante sia nel formato originario di videoinstallazione che in quello attuale di film.

Brillano nell’epilogo, spiegati da una maestra ai suoi piccoli allievi di una scuola elementare, i “manifesti” del cinema più recente, ovvero Dogma 95, le Golden Rules e la Dichiarazione di Herzog, che scriveva: ci sono strati più profondi di verità nel cinema, e c’è qualcosa come una verità poetica, estatica. E’ misteriosa ed elusiva, e può essere raggiunta solo grazie a invenzione, immaginazione e stilizzazione”

 

*Tiziana Lo Porto (Il Venerdì di Repubblica), che ringraziamo

 

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