Cinzia BALDAZZI – Il cielo sopra San Pietro (Wim Wenders annuncia a Cannes il film con Papa Francesco)

 

IL CIELO SOPRA SAN PIETRO



Il regista Wim Wenders e monsignor Dario Viganò annunciano a Cannes Papa Francesco. Un uomo di parola, documentario co-prodotto dalla Santa Sede in cui il pontefice risponde alle domande dei fedeli.


Durante il Festival di Cannes, Wim Wenders ha ufficialmente dichiarato la prossima uscita del film Pope Francis – A man of his word, il suo nuovo documentario con protagonista Papa Francesco, scritto e diretto dal regista tre volte candidato all’Oscar (per Buena Vista Social Club, Pina e Il sale della terra). È in effetti la seconda coproduzione realizzata dal Vaticano con compagnie cinematografiche esterne, nonché la prima volta in assoluto in cui un Papa si rivolge direttamente agli spettatori sul grande schermo, affrontando argomenti come l’ecologia, l’immigrazione, il consumismo e la giustizia sociale. Il nostro Pontefice, dunque, è  sempre più cinematografico, ricollegandosi all’antico predecessore Leone XIII, il quale, nel lontano 1896, autorizzò l’operatore Vittorio Calcina a farsi riprendere nell’atto della benedizione nei giardini Vaticani.

Dopo il film per famiglie Beyond the Sun di Graciela Rodriguez Gilio e Charlie Mainardi, in cui si rivolgeva ai bambini per comunicare il messaggio di Gesù, ecco ora a Cannes la notizia che l’elitario regista di Düsseldorf (lo ricordate, da giovanissimo, protagonista del Nuovo Cinema Tedesco e autore della Trilogia della Strada tra il 1974 al 1976) , ha realizzato con lui un documentario. Il mitico regisseur di montaggi e piani sequenza che, in quegli anni, insegnavano a concepire l’evento filmico in modo sorprendente ed eversivo, già nell’82, però, con Lo stato delle cose veniva accolto con un riconoscimento privilegiato nella storia del cinema mondiale, essendo stato insignito a Venezia del Leone d’Oro. Nell’84 è stata la volta della Palma d’Oro a Cannes con Paris Texas; ma sopratutto nell’87, nella Croisette guadagna il premio come miglior regista con Il cielo sopra Berlino, dove campeggia l’angelo/angela Solveig Dommartin.

Dell’opera, monsignor Dario Edoardo Viganò, da due anni Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, ha dichiarato: «Se penso alla poetica di Wenders mi si presentano gli angeli protagonisti ne Il cielo sopra Berlino e in Così lontano, così vicino (1993). Sono angeli che attraversano in filigrana l’esperienza biblica e quella letteraria, così lontani dallo stereotipo devozionale». E ha puntualizzato: «Wenders ha la consapevolezza che è il fascio di luce dello sguardo a rendere puro o impuro il mondo: responsabilità che si respira nei movimenti dei suoi racconti documentari. Per questo abbiamo voluto avere il maestro tedesco a segnare l’apertura del Giubileo Straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco. E così è nata dal Centro televisivo vaticano la proposta di un film che raccontasse il dialogo tra Papa Francesco e il mondo contemporaneo, attraverso le domande di uomini e donne di ogni provenienza ed estrazione, rivolte al Pontefice».

È un documentario storico, non una biografia sul Papa: piuttosto un film in cui il Santo Padre risponde alle domande che gli vengono poste da ogni parte del mondo, con immagini esclusive provenienti dagli archivi vaticani. Francesco appare durante i suoi viaggi, intento a condividere idee e ideali: «Papa Francesco è l’esempio vivente di un uomo che si batte per ciò che dice», sostiene Wenders: «Nel nostro film, egli si rivolge direttamente allo spettatore, in modo sincero e spontaneo. Volevamo che Pope Francis – A man of his word fosse un film per ogni tipo di pubblico, poiché il messaggio del Papa è universale. Grazie alla piena collaborazione del Vaticano, abbiamo avuto il privilegio di accedere a molte udienze con Papa Francesco, e Focus Features si unisce ora a noi nel portare la sua straordinaria compassione e il suo profondo umanesimo al pubblico di tutto il mondo».

Ecologia, migrazioni, consumismo e giustizia sociale: il film ripercorrerà i temi forti del Pontificato e vedrà Papa Francesco rispondere direttamente alle domande provenienti da ogni periferia del mondo. La notizia ha avuto il privilegio dell’apertura di Cannes grazie al “Festival sacro della bellezza”, organizzato ogni anno a fianco di quello Internazionale del Cinema: nella Chiesa di Notre-Dame de Bon Voyage, vicina al Palazzo del Cinema, è stato ritagliato un incontro speciale e particolare tra Viganò e Wenders sul tema “Cinema e spiritualità”. Del resto, l’attuale Santo Padre ha dichiarato più volte di non guardare la televisione e di amare profondamente il cinema, a partire dalle pietre miliari del cinema italiano come Roma città aperta di Rossellini e La strada di Fellini (il film più amato per l’«implicito riferimento a San Francesco»)

Distribuito a livello internazionale dalla Focus Features, parte del gruppo NBC Universal, Papa Francesco. Un uomo di parola è prodotto dallo stesso Wim Wenders con Samanta Gandolfi Branca, Alessandro Lo Monaco, Andrea Gambetta e David Rosier. La produzione del film è Celestes Images, Centro Televisivo Vaticano, Solares Fondazione delle Arti, PTS Art’s Factory, Neue Road Movies, Fondazione Solares Suisse e Decia Films.

L’arte si muove, modifica e cresce (sempre, ritengo, anche quando non sembra). E il cinema, una volta, ai miei tempi definito “immagini in movimento”, più che mai è in progressione continua, anche se il “movimento” potrebbe essere “falso”, come recitava il titolo di una delle opere della Trilogia citata, la cui trama-intreccio è dichiaratamente ispirata al Wilhelm Meister di Goethe. In una delle sequenze finali di Falso movimento con Rudiger Vogler, la Mamma di Wilhelm, l’attrice Marianne Hoppe, seguendo da lontano il viaggio – da lei incoraggiato e finanziato – dell’unico figlio alla ricerca di se stesso, non si rivolgeva agli angeli ma, seduta al tavolino di un confortevole caffè, ne apre le lettere accompagnando la lettura con una coppa di Martini. Eppure, già credeva in un’immortalità, altrettanto pacifica e pietosa di quella cristiana: e cioè l’immortalità della conoscenza e della poesia.

Rudiger Vogler in Falso movimento (1975)


Riportiamo, qui di seguito, una breve intervista di Radio Vaticana con monsignor Viganò:


Con quale spirito è stata organizzata la conversazione con Wenders?

L’incontro nasce in occasione dei 70 anni del Festival di Cannes ed è un incontro che riunisce la giuria ecumenica, la Conferenza episcopale, molti produttori, molti registi e questo dialogo con Wim Wenders vuole proprio cercare di capire come il Cinema, la settima arte, sa anche aprire percorsi per ciò che dal visibile conduce all’invisibile, a quell’invisibile che è fatto di passione, di sentimento, che è fatto appunto di quella esperienza del religioso, molto spesso non cristianamente determinato, ma che invece nei film di Wenders ha un atteggiamento e una determinazione fortemente cristiana. Pensiamo ad esempio agli angeli di Wenders, che sono così lontani dal cascame devozionale e invece provengono direttamente da Dante, da Riłke, dall’esperienza della letteratura biblica. Quindi è un dialogo che cerca di scoprire proprio come l’intelaiatura della narrazione cinematografica può attrarre lo sguardo, l’intelligenza e il cuore dello spettatore per intraprendere cammini che sanno indicare l’orizzonte trascendente.

Wim Wenders nella cinematografia è molto attento all’uomo e a tutto ciò che l’uomo fa di bene o può fare di male. Questa attenzione all’umano di Wenders poi in qualche modo si apre alla trascendenza?

A me pare proprio di sì. Penso, ad esempio, anche alle riflessioni che Wenders ha fatto con i documentari di questo ultimo periodo – che è esattamente una narrazione di forte carica poetica – che sanno dialogare con i movimenti del cuore. Dunque è un umano che sa almeno aprire lo sguardo su ciò che rimanda e rimanda all’esperienza di Dio, all’esperienza della bellezza, all’esperienza del vero, all’esperienza del bene. E in fondo è un’attenzione all’umano molto diversa ma non contrapposta, per esempio, alla Palma d’oro del 2016. Penso appunto a Ken Loach, Io, Daniel Blake, dove, anche lì, c’è un racconto delle periferie umane, di un sottoproletariato, quello che in qualche modo è l’erede di Pierpaolo Pasolini, ma che mostra come, attraverso la denuncia rispetto alla burocrazia che molto spesso schiaccia chi è disgraziato, può accendere una storia di speranza, grazie all’atteggiamento del perdono e della misericordia. Quindi mi pare che tutto ciò che è indagine profonda dell’umano in qualche modo è anche apertura allo Spirito.

Lei ha frequentato in qualità di presidente dell’ente dello spettacolo per tanti anni la Mostra del Cinema di Venezia e ora si appresta a incontrare Wenders in un festival così importante, come Cannes. Secondo lei la Chiesa riesce a ritagliarsi in questi avvenimenti, che sono anche molto mondani, un suo spazio per dire e per portare la propria idea?

Credo che l’esperienza di un uomo, di una donna di Chiesa, è l’esperienza anzitutto di un testimone. Certo, un testimone non abitato dalla stessa logica mondana e quindi che sa offrire ciò che ha, ovvero il bene prezioso del Vangelo che è un abbraccio spalancato nei confronti di ogni uomo e di ogni donna, è un Vangelo che non giudica, è un Vangelo che accoglie, che costruisce ponti e tutto questo in una competenza che permette dialogo, a volte simpatia, che sfocia in amicizia e, perché no, in alcuni progetti comuni come, ad esempio è avvenuto con Wim Wenders, per un film che è stato annunciato qualche giorno fa a Cannes, Papa Francesco. Un uomo di parola.

Wim Wenders e Dario Viganò

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