PER OZON UNA PROVA DI STILE TRA SESSO, INGANNI E VAGHEZZA*
Una giovane donna (Marine Vacht) che va in psicoanalisi perché sofferente di strani dolori al ventre, la sua storia d’amore con il rassicurante terapeuta Paul (Jeremie Renier), che a un certo punto si sdoppia nel gemello Louis, sadico e provocatore; una gravidanza inquietante, gatti vivi o impagliati dallo sguardo vitreo, una vicina di casa impicciona e il filo segreto del tema del doppio che imperversa dall’inizio alla fine. Ispirandosi per Amant Double a un mistery scritto sotto pseudonimo da Joyce Carol Oates, François Ozon si è divertito a mescolare le carte con cinefila ironia, strizzando l’occhio a Hitchcock così come a Polanski e Cronenberg. Ne è venuto fuori un thriller gotico intinto di desiderio, inganno, sesso e mistero. Giocando con temi a lui congeniali quali l’ambiguità della natura sessual e la vaghezza del confine fantasia/realtà, il regista francese si produce in una bella prova di stile.
Il concorso si è risollevato anche grazie a In the Fade, dove il turco-tedesco Fatih Akin racconta la tragedia di una donna che in un attentato xenofobo ha perso marito e figlio: un film denso di rabbia e dolore condotto con solida mano di scrittura, e tutto concentrato sull’intensa interpretazione di una Diane Kruger da Palmarès.
*Alessandra Levantesi Kezich (La Stampa), che ringraziamo