Lucia TEMPESTINI (a cura di) – Cannes 2017, The Beguiled di Sofia Coppola

 

The Beguiled: il film di Sofia Coppola in concorso al Festival di Cannes 2017

 

Se il segreto di un buon remake (ammesso che questo segreto esista) sta nel riuscire a rimanere fedele al testo originale attraverso la capacità di tradirlo, Sofia Coppola l’ha capito.
In The Beguiled c’è praticamente tutto quello che c’era in La notte brava del soldato Jonathan – anzi, casomai ci sono cose in meno – e tutto il lavoro della regista americana è stato fatto sui toni e sulle atmosfere, capaci di trasformare il testo in un film del tutto diverso: anche nei temi.

Splendido esempio di southern gothic figlio del suo tempo (era il 1971), il film di Siegel (a sua volta basato sul romanzo di Thomas Cullinan da cui anche The Beguiled è partito) flirtava in maniera abbastanza esplicita con la libertà sessuale, lasciava emergere il tumulto ideologico di quegli anni, trasudava una vitalità gioiosa nonostante i dettagli più crudi e la macabra risoluzione della storia. In quello di Sofia Coppola, invece, a dominare sono atmosfere cupe e vagamente opprimenti, l’intricato gioco di pulsioni sessuali. Appare molto più morboso che spensierato, e tutto il film è ammantato da una sensazione funebre, quasi mortuaria, che fa risaltare maggiormente l’ironia di situazioni e dialoghi.

Se quello di Siegel era un film di pancia, quello di Sofia Coppola è tutto di testa. Non cede a nessuna tentazione pop, la regista, nemmeno nella colonna sonora, lasciando che del Sud degli Stati Uniti nel quale è ambientato The Beguiled prenda lo spirito più decadente.
Fin dalle primissime inquadrature, è la natura a dominare; gli alberi del bosco dove il soldato ferito di Colin Farrell viene trovato da Oona Lawrence, i rampicanti e le erbacce che si stanno mangiando il giardino della villa teatro dell’azione, e la casa stessa.


Una vegetazione che, non a caso, lo stesso Farrell tenterà, invano, di controllare quando si propone come giardiniere al gruppo di donne che lo ha salvato e lo sta ospitando. Una chiara metafora, perché col procedere degli avvenimenti sarà la natura più istintuale e perfino primordiale degli esseri umani, delle donne e degli uomini, del maschile e del femminile, a prendere il sopravvento. Sempre però mediata e raggelata dalle buone maniere d’un tempo insegnate e praticate dalla Miss Farmsworth di Nicole Kidman, la direttrice della collegio femminile in cui finisce Farrell. Da una razionalità esasperata e cinica che darà vita a un sottile e perverso gioco di ruoli e potere che finirà in un educatissimo massacro.

La vera forza di The Beguiled e della regia della Coppola – che guarda al Giardino delle vergini suicide, anche nella forma – sta in questa capacità di gestire i toni e gli equibri,  in un film a lume di candela, minimalista e di notevole intelligenza. Il risultato allora è quello di un thriller psicologico che ammicca alla black comedy, fatto di attenzione a dettagli, parole e piccoli gesti, con battute fulminanti e un’ironia crudele affilata come un rasoio. Magari anche un esercizio di stile: ma di quelli che hanno senso, divertono e si fanno vedere con gran piacere, e che parla di rapporti di genere, solidarietà e rivalità femminile, esuberanze maschili, senza inutili lungaggini o pedanterie.

Federico Gironi (www.comingsoon.it)

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