Franco LA MAGNA- Di noia ed amicizia (“Tutto quello che vuoi”, un film di Francesco Bruni)

 

Lo spettatore accorto

 

 

DI NOIA E  AMICIZIA

“Tutto quel che vuoi”, un film di Francesco Bruni

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L’alzheimer, terribile incubo della vecchiaia, ha ormai da anni invaso anche il cinema (in Italia, sdoganato da Pupi Avati, in un film con l’ottimo Bentivoglio e la diafana Francesca Neri), divenendone una delle tematiche, per quanto non usuali, con titoli  che per il tema trattato non possono non affrontare la dimensione tragica di questa angosciosa (e angosciante) “ipoteca” patologica- collettiva.

Ultimo in ordine di tempo il film di Francesco Bruni (anche soggettista e sceneggiatore, che ha vissuto il dramma del padre affetto dal morbo) “Tutto quello che vuoi” chiama a protagonista nientemeno il “collega” Giuliano Montaldo, giunto ad un’età veneranda che lo rende anagraficamente (e artisticamente) credibilissimo nel ruolo d’un vecchio poeta dimenticato da tutti, colpito dal male (in fase iniziale) e bisognoso di parziale assistenza.

La trova, oltre che in un’affettuosa e premurosa vicina di casa, in un giovane sbalestrato, amico d’una combriccola altrettanto scombiccherata e manco a dirlo apatica e scioperata, dedita a lunghi beveraggi e vuote diatribe. Ma (come è d’uopo) il miracolo si compirà, dopo un viaggio avventuroso, il ritrovamento d’un “tesoro” e ahimè l’altrettanto stucchevole dipartita del vecchio.

Narrativamente inverosimile, con personaggi pleonastici alla progressione della storia (come la matura madre di uno dei ragazzi, amante del giovane “badante”, alla fine “redenta” dal rifiuto di continuare la relazione quando questi s’innamora d’una coetanea), non immune da luoghi comuni (il padre del giovane convive con la solita amante dell’est), recitato in un insopportabile e ormai stucchevole romanesco (di cui anche la televisione è satolla), “Tutto quello che vuoi” arranca, regalando momenti di noia, verso una chiusa troppo scontata e miracolistica (l’indolente congrega dei giovani borgatari si converte all’odiato lavoro), sottraendo credibilità ad una troppo frettolosa e raggiunta “educazione sentimentale” con un malcelato ottimismo di maniera, ma forse necessario in questo tempo disperato.

Ottima la recitazione dell’intero cast. A Giuliano Montaldo auguri per la “ripresa” della carriera d’attore.

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