Teatro Argentina di Roma- Dal 16 maggio, “La morte di Danton” di G. Büchner. Regia di M. Martone

 

Cartellone

 

TEATRO ARGENTINA – TEATRO DI ROMA

16- 28 maggio 

presenta


 

 

 

 

 

Una produione Teatro Stabile di Torino

MORTE DI DANTON

di Georg Büchner

traduzione Anita Raja

regia e scene Mario Martone

con (in ordine alfabetico) Giuseppe Battiston, Fausto Cabra, Giovanni Calcagno, Michelangelo Dalisi, Roberto De Francesco, Francesco Di Leva, Pietro Faiella, Gianluigi Fogacci, Iaia Forte, Paolo Graziosi, Ernesto Mahieux, Paolo Mazzarelli, Lino Musella, Totò Onnis, Carmine Paternoster, Irene Petris, Paolo Pierobon, Mario Pirrello, Maria Roveran, Luciana Zazzera, Roberto Zibetti

e con Matteo Baiardi, Vittorio Camarota, Christian Di Filippo, Claudia Gambino, Giusy Emanuela Iannone, Camilla Nigro, Gloria Restuccia, Marcello Spinetta

costumi Ursula Patzak

luci Pasquale Mari

suono Hubert Westkemper

registi collaboratori Alfonso Santagata e Paola Rota

scenografo collaboratore Gianni Murru

si ringrazia per la collaborazione Bruno De Franceschi

Durata: 3h e 15’, intervallo incluso.

 

PREMIO UBU 2016

a Paolo Pierobon come migliore attore

PREMIO LE MASCHERE DEL TEATRO ITALIANO 2016

a Paolo Pierobon come migliore attore protagonista

a Ursula Patzak per i migliori costumi

a Pasquale Mari per le migliori luci

 

Al Teatro della Pergola da martedì 9 a domenica 14 maggio Mario Martone dirige 29 attori, tra i quali Giuseppe Battiston (nel ruolo di Danton), il Premio Ubu e le Maschere Paolo Pierobon (nel ruolo di Robespierre), Iaia Forte, Paolo Graziosi, nell’avvincente ‘kolossal’ Morte di Danton di Georg Büchner sugli ultimi giorni del Terrore, l’amicizia prima e il conflitto poi tra Danton e Robespierre. La nuova traduzione è di Anita Raja. La produzione è del Teatro Stabile di Torino.

“Sotto l’apparenza del dramma storico – afferma Martone – Morte di Danton nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà rivelata un secolo dopo, nel Novecento, con uguali forza e illusione”. Il suo Danton prima compagno e poi nemico di Robespierre, è un uomo condannato a “non poter cambiare – prosegue – i destini dell’umanità, né vincere le ingiustizie terrene”.

Capace di esercitare ancora oggi una potente attrazione, Büchner nutre il dramma di temi tutti rilevanti per il nostro tempo: la natura della rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l’amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo, il ruolo del teatro stesso.

Giovedì 11 maggio, ore 17, allo Spazio Alfieri di Via dell’Ulivo, alla presenza di un attore della Compagnia verrà proiettato Danton il film di Andrzej Wajda del 1983 interpretato da Gérard Depardieu sulle ultime settimane di vita Georges Jacques Danton. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Morte di Danton descrive l’atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l’antagonismo che lo contrappone a Maximilien de Robespierre. Nei soli ventiquattro anni in cui si consuma la sua appassionata e tormentata esistenza, Georg Büchner ci ha lasciato alcuni tra i testi più significativi del teatro moderno, come Woyzeck e Leonce e Lena.


 

Scritto in sole cinque settimane tra il gennaio e il febbraio del 1835 dal ventunenne scrittore e anatomista, in fuga dalle autorità dell’Assia dove era stato coinvolto in una rivolta, Morte di Danton si concentra proprio sulla contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari in seguito, entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Dopo le Operette Morali di Giacomo Leopardi e il film Il giovane favoloso sul poeta di Recanati, Mario Martone mette in scena al Teatro della Pergola da martedì 9 a domenica 14 maggio l’inevitabilità con cui un moto di popolo finisce per divorare se stesso, e una sommossa nata per i motivi più sacrosanti diventa spietato regime.

“La lucidità di Büchner oggi non sembra meno formidabile della sua preveggenza – afferma Mario Martone – Danton non crede alla necessità del Terrore e difende una visione del mondo liberale e tollerante, anche se consapevole dei limiti dell’azione rivoluzionaria; Robespierre, invece, incarna la linea giacobina, stoica, intransigente e furiosa”.

Testo poco frequentato in Italia (Strehler lo allestì nel 1950, più di recente, all’estero, Wilson, Ostermeier e Marthaler), Morte di Danton racconta quando, a colpi di ghigliottina, si fronteggiavano le fazioni dei girondini, fedeli a Georges Jacques Danton e propensi a far prevalere l’ordine istituzionale repubblicano, e dei giacobini, capeggiati da Maximilien de Robespierre, intransigenti e furiosi fautori di un clima rivoluzionario permanente che facesse piazza pulita di qualsiasi oppositore. A fronteggiarsi in scena sono Danton (Giuseppe Battiston) e Robespierre (Paolo Pierobon): il primo liberale, tollerante e consapevole dei limiti della Rivoluzione, il secondo fanatico e luciferino nella difesa di un’algida virtù, che giustifica il bagno di sangue del Terrore come necessario momento di rinnovamento dello Stato. Insieme a loro ci sono Iaia Forte (la moglie di Danton), Paolo Graziosi (Payne), Fausto Cabra nel ruolo del violento tribuno Saint-Just, Giovanni Calcagno, Michelangelo Dalisi, Roberto De Francesco, Francesco Di Leva, Pietro Faiella, Gianluigi Fogacci, Ernesto Mahieux, Paolo Mazzarelli, Lino Musella, Totò Onnis, Carmine Paternoster, Irene Petris, Mario Pirrello, Maria Roveran, Luciana Zazzera, Roberto Zibetti, Matteo Baiardi, Vittorio Camarota, Christian Di Filippo, Claudia Gambino, Giusy Emanuela Iannone, Camilla Nigro, Gloria Restuccia, Marcello Spinetta. I costumi sono di Ursula Patzak, le luci di Pasquale Mari, il suono è di Hubert Westkemper.

 

“Per Büchner, come per Leopardi (La Ginestra è di un anno dopo), la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione – conclude il regista – sono sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove in Morte di Danton è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure, nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana”.

La fatica di Danton, che si contrappone con lucida razionalità al fanatismo del suo rivale, altro non è che la sfiducia nella possibilità di trasformare il mondo, una visione che tuttavia non incrina la volontà di lotta e la coscienza di trovarsi dalla parte giusta della storia. La genialità Büchner consiste anche in questo guardare tutti i lati della questione ed entrare nella testa dei personaggi, ciascuno dei quali, come in Čechov, descrive se stesso e non ascolta gli altri.

 

*Ufficio Stampa a cura di Amelia Realino

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