Francesco NICOLOSI FAZIO- Risotto (al Teatro Coppola di Catania, “Aquiloni”, diretto da A. Orofino)
Il mestiere del critico
RISOTTO
“Aquiloni” Testo ed elaborazione scenica della compagnia.
Regia: Alberto Orofino Con: Francesco Bernava e Alice Sgroi. Scene Arsinoe Delacroix Luci: Luca Giannone. Costumi: Laura Lazzaro Assistente alla regia: Giada Caponetti.
Al Teatro Coppola/Teatro della Città – Catania
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Salvo, non più salvatore, è un giovane peculiarmente ingenuo, figlio di una monaca verginella, ed ha facoltà miracolose, anche nel trovare soldi. Lo affligge un freddo di morte, che riesce a superare incontrando Maria “Maddy”, una bella prostituta d’alto bordo. Scocca la scintilla, ma Salvo, alla fine, rinuncia, proprio perché, per avere amato, è morto. Povero Cristo.
Una onirica nebbia azzurra ci accoglie, con le note della “Traviata”. Lo spettacolo comincia…. con un gran finale, di musica e coriandoli, come dire: la vita ricomincia ogni giorno, per noi tutti, poveri cristi. La scene sono sobrie, essenziali quanto funzionali. Le musiche, anche cantate perfettamente dai due attori, ci confortano e ci spiazzano. Difatti culminano con il “Croce e delizia” verdiano.
Un teatro bello, povero ed elegante, quello a cui ci ha meravigliosamente abituati Alberto Orofino. Una matura capacità teatrale ricca di culture, rese in forma volutamente mimetica, che lascia allegramente intravedere, in questa piece, una originalissima, splendida e laica rappresentazione sacra: Gesù e la Maddalena. La poesia universale che emerge, però, è quella della necessità/impossibilità dell’amore, “croce e delizia” degli esseri fortunati. Il tutto in uno spettacolo dove si ride, spesso, ed a volte a crepapelle. Grazie anche a folgoranti battute in lingua Siciliana.
Bravissimi i due attori, che già hanno lavorato, con splendidi risultati, con Alberto. Alice Sgroi letteralmente cambia i suoi connotati, ergendosi ed indossando un’aura di sensualità e dolcezza; Francesco Bernava (un nuovo Zelig in teatro) lo apprezziamo da tempo e speriamo di rivederlo nella terza puntata dell’esilarante “Family days”, sempre di Orofino.
Un teatro che è pronto a varcare lo stretto, anzi è degno dei palcoscenici europei. Parafrasando le “Tre sorelle” lanciamo un auspicio: “A Parigi! A Parigi!”
P.s.
In catanese (come per “potta”, cetto, “macca”, “cecca”) la “r” che precede la “c” o la “t” si tramuta, raddoppiandosi, nella consonante seguente. Ecco perché a Catania il giorno di Pasqua Cristo è “risotto”. Il risotto (in italiano) è un ottimo cibo sociale, facile da portare in casa d’altri ed altrettanto facile da dividere, secondo gli appetiti. Infine, ricordando la parafrasi di un avo: “risus adbundat in ore…. scolarum”, vogliamo anche coniare un neologismo: “risotto”, modo gustoso di sorridere, e pensare. Non trovo altre “imputazioni”, oltre le tre proposte, al titolo religioso/cultural/culinario.
fnf