Luana BOMBARDI- Carmina Burana, la cangiante ruota del destino (Teatro Comunale, Modena)



Giovedì 27 aprile sarà di scena al Teatro Comunale di Modena, in prima ed esclusiva italiana, il Balletto di Ginevra con Carmina Burana, nella versione di Claude Brumachon. Questo è contributo  di introduzione dell’opera, redatto da Luana Bombardi, nostro critico di danza, che comparirà nel programma di sala insieme a una scheda a firma Brumachon.



Anteprime

CARMINA BURANA, LA CANGIANTE RUOTA DEL DESTINO

CarminaBurana wheel.jpg La Ruota della Fortuna, dal Codex Buranus

Debutto nazionale al Teatro Comunale di Modena

°°°°

L’opera teatrale che Carl Orff trasse dal medioevale Codex Latinus Monacensis 4660 – proveniente dal convento bavarese Benediktbeuern, da cui “burana” – è una riuscita trasposizione in musica di alcuni dei numerosi componimenti, del XI, XII, XIII secolo, attribuiti, per la maggior parte, ad anonimi “clerici vagantes”; componimenti scritti per lo più in latino, ma anche in medio alto tedesco e talora recanti tracce di antico provenzale, appartenenti a un manoscritto che ne conta oltre trecento.

L’incontro con il testo ispiratore avvenne per il tramite dell’edizione ottocentesca dell’originale di J. A. Schmeller; un incontro che contribuì a incrementare in Orff un interesse per l’antichità classica manifestatosi nei primi anni Trenta e mai più abbandonato. Insieme con il latinista Michel Hofmann, il compositore tedesco selezionò ventiquattro liriche e, nell’intento di dar loro vita tramite l’espressione congiunta di parola, musica e azione (mimica e di danza), le tradusse in quadri scenici dalla valenza simbolica intensa.

Concepita per voci soliste, coro e orchestra, e al suo debutto nel 1937, a Francoforte, l’opera evoca una carrellata di visioni fantastiche con una ritmica inclusiva di reminiscenze della tradizione popolare. Con una struttura melodica influenzata da modelli tardo-rinascimentali e barocchi e una brillante orchestrazione filo-stravinskyana, commenta le narrazioni, talora parodiche e di goliardica ironia, di letterati girovaghi che magnificano il lieto aspetto della primavera, le dolcezze dell’amore, così come i piaceri del vino, della gioventù e della bellezza.

Motivo d’ispirazione per molti autori, inclusa Mary Wigman, che ne fornì una versione nel 1955 e che, tra l’altro, Orff ebbe occasione di ammirare nella perturbante Hexentanz (la “Danza della strega”), i Carmina Burana – sottotitolati Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae– si dividono in un prologo e tre parti e presentano, in totale, venticinque movimenti. L’apertura – “Fortuna Imperatrix Mundi” – è proposta anche come finale; ovvero introduce e chiude la serie di “imagines magicae”, suggerite dai testi, con il famosissimo O Fortuna.

Poderoso, drammatico, corale, di frequente utilizzato nel cinema – come per fini meramente pubblicitari – questo movimento, compare, volendo citare un impiego fra i più noti, in Excalibur di John Boorman (1981), per enfatizzare alcuni momenti dell’epopea mitica dei nobili cavalieri della Tavola Rotonda. Il testo parla del potere della mutevole dea Fortuna, che dà e sottrae i suoi doni, decreta l’alternarsi di prosperità e miseria, secondo il suo capriccio, alludendo alla ciclicità degli eventi e all’imponderabilità del fato espressi anche dal X arcano dei Tarocchi, la Ruota della Fortuna.

Straordinaria, a questo riguardo, la somiglianza dell’effigie della dea impressa sulla carta dei mazzi quattrocenteschi Visconti-Sforza con l’immagine della volubile sovrana ritratta nella prima delle otto miniature del Codex  Buranus. Con cinque scene principali, che mantengono la stessa denominazione attribuita da Orff alle varie parti dei Carmina Burana, la nuova versione di Brumachon nasce nel 2016, per il Ballet du Grand Théâtre de Genève.

Dopo “Fortuna (Imperatrix  Mundi)”, dedicato alla Sorte, cangiante come la luna, giunge “Primo Vere”, “In taberna”, “Cour D’Amours” e, quindi, nuovamente “Fortuna”. Il moto incessante e ineluttabile della ruota del destino cui l’opera inneggia sembra volersi manifestare anche nel ciclico ricomparire dei Carmina nel teatro di danza. L’opera continua, immancabilmente, a esercitare il suo fascino, su pubblico e autori, come testimonia questo recente allestimento, che, una volta di più, nel rivestire di contemporaneità gli antichi testi, mira a conferire il giusto rilievo a una partitura musicale fra le più popolari del Novecento.

 

 

 

Author: admin

Share This Post On