Francesco NICOLOSI FAZIO- Miliardi in ruggine. Biblico Mose
Miliardi in ruggine*
BIBLICO MOSE
Mose-Venezia batte Ponte-Messina 10 a 0
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Il mondo delle costruzioni è stato colpito da due notizie concomitanti, apparse sui periodici in questi giorni: l’abbandono del Ponte sullo stretto e le dimissioni di Luigi Magistro da commissario al Mose (il sistema contro l’acqua alta) di Venezia. Della prima notizia non ci stupiamo poi così tanto, mentre le dimissioni del commissario sono un fatto inquietante; riteniamo opportuno approfondire.
Magistro si è dimesso adducendo una semplice motivazione: “Non si può fare il commissario di una squadra che si vende le partite”. La metafora calcistica nasce dal fatto che l’ente che sta ancora continuando a realizzare il Mose è il Consorzio Venezia Nuova, costituito da imprese che hanno subito una inchiesta con N. 35 arresti per fatture gonfiate. Emblematico il caso della fornitura di pietrame dall’Istria (?), per la modica cifra di 61 milioni di euro. Se la fornitura fosse stata fatta con materiale italiano si sarebbe trattato di quasi 20.000.000 di tonnellate di inerti, che, per intenderci, corrisponde all’incirca alla quantità di rifiuti che tutta l’Italia produce in un anno. Con tale enormità di volumetrie si sarebbe potuto realizzare ben oltre quello che la cugina Amsterdam (la Venezia del Nord) ha realizzato secoli or sono: isolare la città dal mare, tutelando la laguna interna, mediante la realizzazione delle fognature, come accade in ogni città civile, risparmiando pure gli scavi dei tubi.
Tra le follie del Mose c’è stata la motivazione che non si poteva bloccare l’afflusso del mare nelle calli, per consentire il ricambio delle acque di Venezia, che sono notoriamente delle fogne a cielo aperto. Oltre alla evidenza della miglior soluzione della capitale olandese, il colmo della sciocchezza è che il ricambio dell’acqua a Venezia (molto modesto) avviene quasi esclusivamente grazie al fenomeno dell’”acqua alta”, fenomeno che proprio il Mose dovrebbe bloccare. Non sappiamo se la soluzione mediante il Mose (dopo i trentennali e “biblici” tempi realizzativi) funzionerà contro l’acqua alta, ma certamente renderà ancora più irrespirabile l’aria della Laguna.
La soluzione delle dighe in terra e della tutela ambientale, come ad Amsterdam, aveva per l’Italia un problema insormontabile: costava troppo poco, circa il dieci per cento di quello che ci costerà il Mose, che intanto arrugginisce. Per la cifra finale ancora nulla si può dire, il totale preventivabile, comprensivo delle “sistemazioni ambientali” è di più di 8 miliardi (8.000.000.000,00) di euro. Però, considerando che per le paratoie mobili, cuore del Mose, era previsto un costo di 2,4 miliardi ed adesso siamo già a 5,5 miliardi e ricordando che la data presunta di consegna dei lavori è il 31 dicembre 2021 (almeno speriamo!) è prevedibile che l’intera operazione Mose ci costerà appunto una decina di miliardi. A questi costi bisognerà aggiungere quelli di manutenzione che si prevedono pari ad 80 milioni (80.000.000,00) di euro l’anno, per sempre. La ruggine è immediata.
Confrontando i costi di realizzazione e gestione del Mose con quelli di realizzazione e introito pedaggi del Ponte di Messina, ci rendiamo conto dell’enormità del sopruso che è inferto alla Sicilia, con il rinvio “sine die” della realizzazione del Ponte; il Ponte (utilissimo) costa meno del Mose (già arrugginito e di dubbia efficacia), il Ponte avrà incassi prevedibili per oltre 70.000.000 di euro annui, e poche spese di manutenzione, molto inferiori ai pedaggi.
Intanto al Mose saranno dati 10 miliardi, al Ponte zero: Venezia batte Messina dieci a zero. Chissà quali risultati la nazione avrà, quando la squadra del Mose avrà, anziché lo scomodo Magistro, il nuovo “commissario tecnico”. L’arbitro ANAC dovrebbe fischiare i falli-menti.
*Libera Associazione Ingegneri