Io scrivo
GLI ANNI DELLE BAMBOLE
Fa un caldo terribile, oggi. 42 gradi. La polvere rossa del deserto alle porte di Maiduguri, portata da un vento leggero, si appiccica ai corpi sudati dei soldati, si infila tra gli abiti. In bocca c’è gusto di terra, si mastica sabbia. Bruciano gli occhi, secchi di aria e sole, e tra i riccioli di Halimah l’ocra imbiondisce il nero lucente. Ma la bimba, incurante del caldo a cui è abituata da sette anni ormai, deve raggiungere Kurba, la sua amica del cuore.
Con lei, che ha due anni di più, si sente sicura, quasi protetta. Lei sa come sgattaiolare tra le gambe dei miliziani, senza fermarsi se fanno finta di puntarti il mitra o di volerti sgozzare col coltello. A lei non importa se ogni tanto cercano di fermare la sua corsa e le ordinano di provare ad imbracciare il fucile. Riesce sempre a scappare, divincolandosi dalle loro braccia nodose, dalla stretta che lascia i lividi ogni volta.
Oggi le due bambine hanno deciso di trovarsi a giocare con le bambole, quei pupazzi che si sono fatte da sole avvolgendo più volte su se stessi dei panni trovati per strada, legati stretti con una corda a sembrare un corpo e una testa. Devono aggiungere ancora qualcosa, lungo e sfilacciato, che sembri una capigliatura. Forse dei pezzi di paglia che Kurba ha notato a casa di suo zio. È là che si sono date appuntamento, e là Halimah sta andando di fretta senza alzare la testa e guardando sempre a terra. Le pare di passare inosservata, se cammina così.
Davanti alla porta della casupola dello zio non c’è solo Kurba: due uomini vestiti da miliziani stanno parlando con lei, che annuisce come se fosse d’accordo con loro.
Halimah stringe a sé la sua bambola, quei due le fanno paura.
«Non preoccuparti!», la tranquillizza l’amica, «questi soldati vogliono soltanto che andiamo al mercato a comprare qualcosa per loro. Dovranno stare qui tutto il giorno e hanno fame».
«Io non voglio andare al mercato, avevamo deciso di fare i capelli alle bambole…».
«Glieli faremo appena tornate. Dobbiamo soltanto portare questi pacchi a un venditore che ha un banco di verdura e lui in cambio ci darà il cibo per i soldati».
«Ma dobbiamo proprio andare noi? Non hanno nessun altro da mandare?».
«Senti piccola, non fare tante storie», gracchia il militare più grosso, «ci mettete un attimo ad arrivare al mercato. Ricordatevi di tirare questa corda per aprire il pacco, quando lo farete vedere al nostro amico. Capito? E tirate forte, è legato stretto. Quando tornate vi aiuteremo a fare i capelli alle bambole. E vi daremo anche un dolce».
«Tu vuoi farlo, Kurba? Non possiamo stare qui a giocare? ».
« Andiamoci subito, così facciamo in tempo ancora a cercare la paglia che ci serve. E poi se ci danno anche un dolce!».
«Va bene, se lo dici tu…».
ANSA, 11 dicembre 2016, 10.33 – Due bambine kamikaze, di appena 7 e 8 anni, questa mattina si sono fatte esplodere nei pressi di un affollato mercato della città settentrionale nigeriana di Maiduguri. Secondo le prime indicazioni, nella doppia esplosione sono rimaste ferite 17 persone e sono rimaste uccise le due ragazzine. Un portavoce dell’agenzia per la gestione delle emergenze ha puntato il dito contro il gruppo islamico filo-al Qaida Boko Haram, nato proprio a Maiduguri.