Attualità culturale
MARIA L. COMPATANGELO: “DAGLI AUTORI PER GLI AUTORI”
Da sinistra a destra: M. L. Compatangelo, P. Monaco, R. Trovato
La “filosofia” del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea
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Si è svolto nei giorni scorsi, presso la Biblioteca Casa delle Traduzioni di Roma, il terzo incontro della Rassegna dei finalisti al Premio Cendic Segesta 2016, a cura di Maria Letizia Compatangelo e Rosario Galli, con la presentazione Pandora, la prima donna, di Patrizia Monaco. Ne hanno parlato la drammaturga e attrice Liliana Paganini e il professore Roberto Trovato, docente di drammaturgia all’Università di Genova. Luisa Mariani ha curato la lettura drammatizzata di alcune scene dell’opera, interpretate dagli attori della Scuola di Perfezionamento teatrale del Teatro di Roma Cosimo Frascella, Martina Querini e Giorgio Sales.
La Rassegna de finalisti – alla quale collaborano due tra le più prestigiose istituzioni culturali della Capitale, Il Teatro di Roma e le Biblioteche di Roma – è una parte integrante del Premio Cendic Segesta, che vuole promuovere concretamente l’opera dei drammaturghi: per questo, oltre al Premio vero e proprio, che consiste nell’allestimento del testo decretato vincitore dalla giuria tecnica, a tutti i finalisti è dedicata una Rassegna il cui intento è promuovere la visibilità delle opere selezionate e facilitarne l’approdo alla messinscena.
I finalisti dell’edizione 2016 sono stati: Aquilino, con Elena, tu sei Pandora; Sofia Bolognini con Figlie d’Egitto, ovvero Le Supplici; Patrizia Monaco, con Pandora, la prima donna; Marco Pernich, con Il teatro di sabbia; Maria Sandias, con In mare aperto; Angela Villa, con Sulla soglia. Ha vinto Sonia Bolognini con Figlie d’Egitto, ovvero Le Supplici.
Il Premio Cendic, coordinato dalla Presidente Maria Letizia Compatangelo, è aperto a tutti i drammaturghi: è un Premio pensato dagli autori per gli autori e in questo senso presenta alcune peculiarità, prime tra tutte la totale gratuità e l’anonimato assoluto, garantito dal notaio Maria Borsellino D’Angelo, che recepisce i testi inviati in formato elettronico e li invia in lettura privi di segni di riconoscimento.
Altra peculiarità importante, che esaudisce il desiderio di ogni autore quando invia un testo ad un concorso, è la garanzia che ogni opera verrà letta effettivamente e da persone competenti. Tale compito è svolto infatti da ben due giurie qualificate: la prima è la giuria dei drammaturghi Cendic, che compone la rosa dei cinque finalisti (o sei, in caso di ex-aequo) attraverso un sistema di votazione a tre titoli che fa emergere di necessità i migliori testi, la seconda è la giuria tecnica, composta da Veronica Cruciani, Carmelo Grassi, Marcantonio Lucidi, Manuela Mandracchia e Orazio Torrisi, che nell’ambito della cinquina sceglie l’opera vincitrice. Solo a questo punto, nel corso della stesura del verbale notarile, vengono rivelati i nomi degli autori finalisti e del vincitore.
Il Premio Cendic è realizzato in collaborazione con il Comune di Calatafimi Segesta e con il Festival di Segesta “Le Dionisiache”, diretto da Nicasio Anzelmo, durante il quale avviene la cerimonia di premiazione e il debutto dell’opera premiata l’anno precedente. Come si è detto, infatti, il Premio Cendic Segesta consiste nella cosa più importante per un autore: l’allestimento scenico, veder vivere la propria opera in palcoscenico, e tutto ciò è possibile grazie alla generosa partecipazione del Centro Teatrale Meridionale e del suo Direttore artistico, Domenico Pantano.
Un’ulteriore caratteristica del Premio Cendic Segesta,pressoché unica in Italia, èpoi la pubblicazione sul sito del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea di tutti i risultati delle votazioni, elemento da non sottovalutare perché è la prova della serietà della selezione ma soprattutto fornisce a tutti i partecipanti, ovvero anche agli autori non arrivati in finale, uno strumento utile di autovalutazione del proprio percorso artistico.
La Rassegna dei testi finalisti completa il quadro, nella convinzione che parlare di un testo, sentirlo recitare da attori professionisti, analizzarlo nelle sue componenti di teatralità, qualità del linguaggio, originalità e capacità di incidere nella nostra storia presente sia importante per la sua promozione ma anche per un altro motivo, che si riallaccia alla filosofia e agli obiettivi di fondo del Cendic: far sì che i drammaturghi tornino ad esistere sulla scena del dibattito culturale italiano e ricomincino, con le loro creazioni, a costituire “repertorio” per il futuro.
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Intervista con Patrizia Monaco
-Cosa avverte dopo la lettura drammatizzata di Pandora La PrimaDonna?
Non sempre un autore e’ soddisfatto, ma io questa volta posso assicurare che mi sentivo trasportata in dimensione altra e potevo gioire dell’interpretazione attenta e puntuale degli attori e della acutezza di visione della regista. Loro hanno arricchito il mio testo. Un testo giace semiaddormentato sulla carta o nel computer e aspetta solo che una mano delicata ma ferma lo risvegli.
-Qual è il suo rapporto tra la lettura scenica e la drammaturgia?
Io credo fermamente nella collaborazione e mai ho pensato che solo il copione possa comunicare al pubblico. Richiede l’apporto degli attori, in primis, diretti da un regista di cui ho fiducia, poi uso, nel caso, di luci e suoni, il tutto per portare nella sala emozione e commozione.
-Quindi, obbiettivo raggiunto?
Certamente. Alla Casa delle Traduzioni di Roma, dove è stato rappresentato solo un estratto del mio testo, ho ritrovato tutta la mia rabbia, indignazione, dolore verso avvenimenti manovrati da imbecilli sanguinari, quelli che ora guidano il mondo.
Grazie dunque a Luisa Mariani, ai tre bravissimi attori Cosimo Frascella, Martina Querini, Giorgio Sales, ed al sensibile, caloroso pubblico di addetti ai lavori.