Io scrivo
DODICI VOLTE ANCORA
E anche l’ultimo abito era stato appeso.
Dodici, in tutto. Un anno di colori, delicati ma brillanti, indossati con consapevolezza.
C’erano stati i mesi dello smarrimento, i primi. Tenui e sfumati, così simili alle nebbie della sua terra, uggiosa e malinconica. Nulla sembrava più uguale a prima, ogni evento passato era già riposto in qualche soffitta polverosa da non visitare se non con una certa apprensione e con tanta, troppa nostalgia. Le settimane si susseguivano tra l’incapacità di regolarne il ritmo e l’ansia di viverne ogni segmento.
Quei mesi i vestiti erano stati sobri e dalle tinte imprecise: bianchi, sfumati di grigio, nei giorni peggiori. Pennellate di lilla, nei periodi della speranza, dello sguardo indeciso ma fiero, alto, verso il futuro. Verso settembre l’audacia del giallo, le promesse del sole nel cuore, la fiducia piena nella vita.
Era giunto il tempo dell’azzurro, poi. Due mesi di serena follia, lo sdoppiamento di una mente dal corpo che la ospita, ancora. In quei giorni ogni situazione sembrava deporre a favore di un coraggioso rimpiattino tra la ragione e l’imponderabilità del miracolo. C’erano stati minuti di autentica leggerezza, un fluttuare nella limpidezza del possibilismo, oltre la logica. Oltre i limiti dell’esistenza fisica. Aveva posseduto l’eterno in un pugno, sempre meno rigido, l’aveva plasmato e modellato a suo piacimento, suffragata da un’onnipotenza quasi divina. Nulla era delimitato, scritto, regolato. Ogni cosa, quindi, appariva realizzabile.
Verso Natale, la verità. Quella già conosciuta, già affrontata, già riposta nell’archivio dei pensieri reconditi. Eccola saltar fuori da un referto, l’ennesimo.
“Ci siamo” – un orribile sussurro proveniente da sé.
Era ora di indossare il rosa, di prepararsi al Grande Evento con stile ed eleganza. Con femminilità.
Ci fu un amore, una parentesi tra una vita e l’altra. Due mesi di menzogne e galleggiamenti nel vuoto d’un cieco avvenire. “Vuoi sposarmi?” – giunse inaspettatamente, quasi una beffa.
Avrebbe voluto, certo che avrebbe voluto. Lo desiderava da tanto, da quando le avevano detto che sarebbe stata dura farcela da sola, che gli ultimi mesi sarebbero stati i peggiori. Da quando le avevano detto che le restava un anno di vita.
Gennaio parlava di un nuovo inizio a molti. Anche a lei. A suo modo, anche a lei. Era pronta, nuda e serena, l’ultimo abito le sorrideva dall’alto dei suoi ricordi.
Rosa.
Come può esserlo soltanto la vita.