Caterina BARONE- Dalla violenza del mito…(“Ifigenia, liberata”, uno spettacolo di Carmelo Rifici)

 

Il mestiere del critico

 


DALLA VIOLENZA DEL MITO ALLA VIOLENZA DELL’ OGGI

“Ifigenia, liberata”, uno spettacolo di Carmelo Rifici, scritto con Angela Demattè

°°°°

Nasce dalla volontà di far sentire la propria voce contro la violenza che dilaga in questi nostri tempi bui l’Ifigenia, liberata di Carmelo Rifici. Scritto a quattro mani dallo stesso Rifici e da Angela Demattè, il testo ingloba accanto all’originale tragedia euripidea, Ifigenia in Aulide, brani e pensieri tratti da una folta schiera di autori antichi e moderni, fino ad arrivare a teorici contemporanei: da Omero, Eraclito, Eschilo, Sofocle, Euripide, Platone, all’Antico e Nuovo Testamento, da Friedrich Nietzsche a René Girard e Giuseppe Fornari.

Il lavoro non è tanto, o meglio, non è solo una denuncia civile e politica, legata a tragici fatti contingenti, ma propone una riflessione sul tema della violenza vista come componente connaturata all’essere umano e presente nella storia dell’uomo fin dai suoi primordi, che siano quelli narrati dall’Antico Testamento attraverso le figure di Adamo ed Eva, di Caino e Abele, di Abramo e Isacco, o quelli legati alla teoria evoluzionistica darwiniana, come stanno a indicare gli ominidi che compaiono all’inizio della rappresentazione.

Basato su una drammaturgia più dialettica che poetica, a tratti sovrabbondante, lo spettacolo riesce nell’intento di scuotere le coscienze, costringendo gli spettatori a meditare sulle dinamiche di sangue e sopraffazione che da sempre governano le società e sulla “necessità” di un capro espiatorio sul quale riversare una violenza ritualizzata e perciò controllata. Non ci sono risposte alle domande che si affollano sulla scena, ma gli interrogativi posti hanno il merito di voler restituire al teatro quella sua funzione originaria di coesione sociale e culturale, quel momento di confronto pubblico che aveva nell’Atene del V secolo a.C.

La crudele vicenda di Ifigenia, sacrificata dal padre Agamennone per consentire lapartenza della flotta greca alla volta di Troia, fa da asse portante del lavoro di Rifici, che affida alle voci di due personaggi, il Regista e la Drammaturga, riflessioni, interrogativi e chiavi di lettura del testo interrompendo l’illusione scenica. Si realizza così una forma di teatro nel teatro, dove gli attori, oltre a incarnare i protagonisti della tragedia euripidea, escono dalla parte per avanzare loro stessi dubbi e porre domande.

L’azione è ambientata in una sala prove (ideata da Margherita Palli), realisticamente abitata da oggetti di uso comune, da una libreria e con il materiale tecnico a vista. Alte pareti di legno chiudono gli attori in una sorta di purpureo utero metafisico, che si apre al di là della parete di fondo attraverso le immagini riprese da una telecamera fuori scena (a cura di Dimitrios Statiris), e proiettate su un grande schermo. La compagine attoriale è coesa e convincente nel portare avanti una recitazione a più piani, senza indulgere a compiacimenti virtuosistici. La vibrante Ifigenia di Anahì Traversie l’autorevole Clitemestra di Giorgia Senesi commuovono con la loro sincera adesione ai propri personaggi e la loro sentita condivisione del dibattito etico che si consuma in scena. Giovanni Crippa (al quale è affidato anche il ruolo dell’indovino Calcante) conferisce un’umile e persuasiva saggezza al Vecchio, che esalta il concetto di giustizia e di uguaglianza.

In giusto equilibrio tra veemenza e incertezza appaiono l’Agamennone di Edoardo Ribatto e il Menelao di Vincenzo Giordano, mentre Igor Horvat dà vita a un Odisseo in preda a una folle esaltazione. Completano il cast le due Corifee, Caterina Carpio e Francesca Porrini, contadine della Calcide capaci di pensieri filosofici, e i demiurghi che governano contenuti e azioni, Tindaro Granata (il regista) e Mariangela Granelli (la drammaturga). Le musiche eseguite dal vivo da Zeno Gabaglio concorrono a dare forza all’autenticità dei contenuti.

*In replica dal 27 aprile al 7 maggio al Teatro Strehler di Milano

Author: admin

Share This Post On