Francesco NICOLOSI FAZIO- Saggezza mediterranea (“I marrunati di Giufà” al Teatro Garibaldi, Giarre)

 

Lo spettatore accorto

 


SAGGEZZA MEDITERRANEA

“I marrunati di Giufà”   Tratto dalle novelle popolari di Giufà.

Regia: Cosimo Coltraro  Con: Cosimo Coltraro, Laura Giordani, Gianluca  Barbagallo. Agata Castorina.  Scene: Tiziana Rapisarda  Costumi: Giuseppe Andolfo.  Produzione e distribuzione: Pinocchiando

Al Teatro Garibaldi – Giarre (Catania)

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Mentre a Roma chiude il Teatro dell’Orologio ed in tutta Italia le spietate “Commissioni pubblico spettacolo” riducono sempre più lo spazio di “agibilità culturale” pei i teatri minori, in Sicilia qualche esempio di decentramento nel decentramento si attua, per questo motivo bisogna riconoscere il dovuto merito ad Alfio Zappalà di mettere su a Giarre una bella e ricca stagione con spettacoli tutti di grande interesse e richiamo, che nulla hanno da invidiare ai titolati teatri di Roma o Milano.

In tutto il Mediterraneo le vicende di Giufà (o nomi simili) hanno fatto sempre ridere e pensare i bambini di tutti i tempi; storie probabilmente portate dagli Arabi nei primi anni mille, assieme a tante altre invenzioni e nozioni: da Aristotele all’Argot francese, che etimologicamente è arab got. Le storie di Giufà sono quasi sempre strampalate e sagge, un po’ come le fiabe yiddish, dei cugini Ebrei o le storie dello Zanni (Giua’ e Giuccà in Toscana) che divenne l’Arlecchino veneziano, che ancora gira il mondo, per il pubblico di ogni età. Da alcune di queste nobilissime storie, raccolte dal Pitrè, Cosimo Coltraro ha messo su uno spettacolo divertente, che gira la Sicilia per far felici grandi e piccoli. .

Giufà entra in scena trascinando la celeberrima porta che scardinò dalla casa di un parente che, nel congedarlo, gli ordinò uscendo di “tirarsi la porta”, lui letteralmente rimosse l’infisso. Lasciata la porta il protagonista si impegna in varie vicende: La madre ed un topo nel cibo, la luna, la vendita di una stoffa (questa storia è ancora narrata nei paesi arabi), il ritrovamento di un piccolo tesoro dentro una statua, la scomparsa della madre-luna.

Le vicende sono anticipate in scena dal Pitrè stesso, interpretato elegantemente da Gianluca Barbagallo, che dialoga con un Giufà in cerca di identità. Una carrellata di personaggi femminili vengono interpretati da Laura Giordani e Agata Castorina: la amorevole e tollerante (?) madre; la donna senza scrupoli; la giovane moderna; la luna-angelo-madre. Personaggi resi tutti  con garbo professionale e, dalla Giordani per la madre di Giufà, anche con tenerezza commovente. Cosimo Coltraro, dopo aver scardinato la porta, incardina su di sé lo spettacolo, grazie alla sua generosa e sanguigna recitazione, che riecheggia il giovane Turi Ferro.

Uno spettacolo bello e snello, che nel titolo richiama un Pinocchio del grande Mario Grasso, un’opera che riesce a raggiungere i cuori di tutte le età, facendo riscoprire una figura storica della tradizione popolare mediterranea, aggiungendo un messaggio di tolleranza e di accettazione per i meno fortunati, sentimenti che si spera possano crescere nelle coscienze dei ragazzi.

Uno spettacolo ideale, per le scuole migliori, che fa bene anche ai grandi.

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