Umberto ROSSI- Cinema. Recensioni brevi (“Manchester by the sea”, “Mamma o Papà?”)
Manchester by the sea, da non confondere con la quasi omonima città inglese, è un comune degli Stati Uniti che fa parte della contea di Essex, in Massachusetts. Una cittadina di poco più di 5 mila abitanti dove è nato e ha vissuto a lungo Lee Chandler. Se n’è andato dopo un incendio, di cui si considera responsabile, che ha ucciso le sue due figlie.
Ora vive a Boston, conduce una vita modesta, fa il tuttofare per l’amministratore di alcuni caseggiati e abita in un monolocale seminterrato e triste. La morte del fratello Joe lo costringe a ritornare a nella cittadina d’origine per assumere la tutela del nipote secondo le istruzioni contenute nel testamento del morto. E’ un’immersione in un tragico passato simboleggiato dall’ex moglie, ora riaccasatasi con un altro e madre di un nuovo bimbo, nonché con alcune ragazze e ragazzi che, per quanto non molto distanti da lui d’età, rappresentano un mondo del tutto nuovo. Il regista, sceneggiatore e drammaturgo Kenneth Lonergan, qui alla sua terza direzione, realizza un film che è a un tempo un profondo ritratto psicologico e il quadro di un’America in cui nulla esiste al di fuori dei confini del borgo.
In questo senso hanno un valore simbolico i dialoghi fra il possibile tutore e il nipote, conversazioni in cui anche il trasferimento nella vicina Boston, meno di un’ora di macchina, è concepito come un vero sradicamento. Questo nonostante il finale accomodante in cui tutte le tessere sembrano trovare un loro posto e la riconciliazione coinvolge tutti i personaggi. In altre parole è uno di quei film densi di significati da scoprire con attenzione e pazienza
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In mancanza cronica di idee, va benissimo utilizzare un film francese di un paio di anni orsono – con già una seconda puntata presentata oltralpe sotto Natale con scarso successo – la cui situazione base fa venire in mente un episodio di Ex (2009) di Fausto Brizzi nel quale Vincenzo Salemme e Nancy Brilli cercavano di non ottenere l’affidamento dei figli. Il caso vuole che Fausto Brizzi lavori a stretto contatto con la Wildside, produttrice di questa commediola: quindi, molto difficile capire la vera cronologia delle varie contaminazioni e chi si sia ispirato ad un altro.
Certo è che il regista Riccardo Milani, co-sceneggiatore assieme alla moglie Paola Cortellesi e a Giulia Calenda, non è riuscito a realizzare una commedia nemmeno del livello di Benvenuto Presidente! (2013) con Claudio Bisio. Viene in mente anche La guerra dei Roses (The War of the Roses, 1989) di Danny DeVito, ma solo per il tema trattato, non per la riuscita finale. Nonostante l’assoluto impegno dei protagonisti – affiatatissimi anche se la Paola Cortellesi era la prima volta che lavora con Antonio Albanese – il risultato finale è particolarmente noioso, privo di trovate: l’unico che fa sorridere è il criceto di casa.
Per il resto, ogni cosa sa di stantio e spesso si rasenta il cattivo gusto come nei casi dei figli che vanno in sala parto e quello della figlia dodicenne portata in un locale di lap dance. Se poi si volessero esaminare le inesattezze di ciò che è raccontato – vedi il ruolo del Giudice di Pace – non si finirebbe più. Dispiace vedere potenzialità di questo livello sprecate in maniera tanto banale, senza mai il tentativo di proporre qualcosa di accettabile. I personaggi di contorno non convincono, con i figli che si trasformano da belve ingestibili in cucciolini con bisogno di protezione, i colleghi e amici della coppia privi di spessore.
L’unico che ne esce in maniera convincente è Carlo Buccirosso, capo della protagonista probabilmente scapolo non per scelta, che tratteggia con bravura la figura di un uomo apparentemente di successo ma particolarmente solo. Dopo quindici anni di matrimonio una coppia decide di divorziare in maniera civile, rimanendo amici. Anche per i figli non ci sono problemi: affidamento congiunto. Nel momento in cui dovrebbero dare la notizia ai ragazzi, capita ad entrambi l’opportunità di partire per l’estero per lavoro, possibilità a cui nessuno dei due vuole rinunciare.
La donna sarebbe disponibile a mettersi da parte, ma quando scopre che il marito ha una liaison con una giovane infermiera accetta al volo il suo nuovo incarico. Nessuno dei due vuole l’intralcio dei figli, non si mettono d’accordo e, poiché il Giudice vuol fare decidere ai ragazzi, fanno di tutto per essere scartati da loro, divenendo dispotici e rompiscatole, addirittura tentando di avvelenarli con il sapone da piatti messo nel cibo. Finale prevedibilissimo.
*Ringraziamo U. Rossi, collega di Cinemasessanta e direttore di Cinemaeteatro.com