Renata MATTINA- Larghe vedute…anzi ristrette (“I suoceri albanesi” di G. Clementi. Sala Umberto, Roma)

 

Lo spettatore accorto

 



LARGHE VEDUTE, ANZI RISTRETTE

Teatro Sala Umberto. “I suoceri albanesi”. Recensione

Alla Sala Umberto di Roma si concludono le repliche de “I Suoceri Albanesi”, una commedia di Gianni Clementi, al terzo anno di rappresentazioni-  Protagonisti  Francesco  Pannofino ed Emanuela Rossi, per la regia di Claudio Boccaccini.  

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La pièce del veterano Clementi è lo ‘spaccato’ (ironico, paradossale, dotato di comicità infallibile perchè  ‘ad orologeria’) di una bizzarra famiglia borghese, padre, madre e figlia. Lucio, consigliere comunale progressista, è in predicato per un assessorato; Ginevra, invece, è una chef alla moda: entrambi hanno un passato di lotte politiche e di rivolte generazionali e il loro stile di vita è improntato al politically correct; e così cercano di trasmettere alla figlia Camilla, appena sedicenne, i loro ideali, i valori in cui hanno sempre creduto, come la solidarietà e la fratellanza.

La loro casa è frequentata da Benedetta, l’amica del cuore di Ginevra, nella vita erborista alternativa, in analisi perenne e ossessivamente alla ricerca di un uomo.  
Ad un tratto, alla porta di casa,  bussa  nuovo vicino di casa, il Tenente Colonnello Corrado Pironi, un militare avvezzo a  girare il mondo, e ‘tramontato’ uomo di mondo egli stesso.  Cavilloso e irrefrenabile, il condomino   lamenta una perdita d’acqua al bagno sottostante. Sicchè, a riparare il guasto arrivano i fratelli Igli e Lushan, due idraulici albanesi, capaci di scatenare  una serie di meccanismi comici che sarebbe prolisso annoverare.

Una cosa è certa:   molte delle convinzioni ideologiche proclamate vacillano di fronte a certi fatti: la realtà spesso e volentieri è assai diversa da ciò che si immagina. Con un fortunoso  happy end addetto come sul dirsi a “rimettere tutto a posto”, e come se nulla fosse (stato)  
La commedia è scritta palesemente con molta verve, fantasia e gusto dei tempi (delle battute) strappa sorriso Gianni Clementi  inoltre è sempre a suo agio (fra tonalità brillanti, fulminanti, semideliranti) nel  focalizzare, in primo luogo, le difficoltà relazionali tra genitori e figli, apparentemente enucleati in un mondo a sé stante. Indirettamente poi, ma con determinazione, si  punta il dito contro alcuni luoghi comuni che allignano in un certo modo di pensare o credere di partecipare al convivio socio politico della “neofratellanza-forzata-del globalismo cui nessuno sfugge”.

Liddove il confronto tra buone intenzioni e precipitose attuazione apre uno squarcio di verità, una cartina al tornasole contro l’ipocrisia (il pressapochismo) del nostro buffo (pernicioso) presente.   Si ride, si, ma si riflette con retrogusti poco dolci.

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