Racconto su quadro
IL GIUDIZIO UNIVERSALE DI MICHELANGELO
Sono con la mia amica, ma non capisco con chiarezza dove ci troviamo. È tutto sfumato: intorno a noi una nebbia luminescente. Appoggiate a un muro, in piedi, assistiamo, attonite e impaurite, a un assembrarsi di nuvole in cielo. Nuvole scure, che passano e ripassano veloci davanti al sole, pallido e piccolo come la luna. Un rombo sordo di tuoni mi fa tremare. Nessun fulmine, niente pioggia, soltanto cupi rimbombi.
Impaurita guardo Manuela: è pallida, terrorizzata come me.
La terra incomincia a tremare: siamo su una specie di collinetta che si scuote, ondeggia, si sbriciola sotto i nostri piedi. Il muro dietro di noi crolla e il frastuono dei tuoni che si susseguono uno dietro l’altro diventa un unico, terribile boato con quello del terremoto.
Ci abbracciamo, Manuela e io, e chiudiamo gli occhi. È tutto troppo pauroso. Ma una luce fortissima, pur dalle palpebre chiuse, ci costringe ad aprirle per capire cosa succede: il cielo è squarciato e, dalla spaccatura orlata di nubi nere, un bagliore accecante sembra bruciarci le pupille. È la fine del mondo, ci diciamo. Dove andiamo? Cosa facciamo?
Singhiozzo, atterrita. È la fine!
Apro gli occhi e sono al buio, nel silenzio. Coricata, sotto le coperte. A fianco a me, nell’oscurità, riesco a sentire la presenza di mio marito. Mi avvicino a lui e, senza svegliarlo, accosto il mio corpo al suo a sentire il suo calore. Il battito impazzito del mio cuore sta rallentando la corsa.
Mi asciugo le lacrime e allungo la mano alla boccetta di gocce sul comodino. Cerco di fare il vuoto nella mente, aspettando il loro effetto. La notte è ancora troppo lunga: mi serve un aiutino…