Renata MATTINA- Delitti a tempo di musical (“Serial killer per signora” con Guidi e Ingrassia. Roma, Sala Umberto)

 

 

Lo spettatore accorto



DELITTI   A TEMPO DI MUSICAL

 

“Serial killer per signora” con Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia alla Sala Umberto di Roma

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New York, anni cinquanta. Come  protagonisti di un famoso racconto di Patricia Highsmith (da cui  anche “L’amico americano” di Wenders),  Kit e Morris sono (sin da subito)  sconosciuti, ma “necessari” l’uno all’altro, complici involontari, loro malgrado, ma  nessun “progetto” (ragionevole) in comune, tutt’altro: antagonisti per tipologia,  quasi antonomasia. Il primo è un attore disoccupato, da poco orfano di una madre “che ne ha marchiato a fuoco la vita”. Grande attrice “donata” all’affetto del pubblico, disattenta alle responsabilità di madre, ha lasciato al figlio una sgradevole di eredità edipica:   emularne il successo in modo  diversi dall’arte scenica, per quanto applicata nei tanti travestimenti cui sarà costretto (compiacendosene) nella sua improvvisata attività di ‘estintore’ di vite femminili.

Morris , di suo, è un – non più giovanissimo- investigatore della  polizia di New York, che “ha   scelto di rimanere vivo” mediante le scarse aspirazioni di incarichi e carriera.  Anch’egli  trascinante  una vita familiare grigia, anonina ed  angariata, convivendo con un’anziana madre, signora ebrea invadente e possessiva.

Accade un (primo) omicidio: commesso da una psiche malata, tanto malata da telefonare al distretto di Polizia per lamentarsi della poca attenzione che la stampa gli ha dedicato.  Mentre fra Kit e  Morris, venuti casualmente a scontare un rapporto di ‘interdipendenza’ (genere il gatto e il topo) inizia un rapporto complementare simbiotico, destinato a rendere compensative le  rispettive “carriere”….

Commedia  musicale ben cadenzata e ottimamente decantata- nonostante l’ asperità del plot narrativo, adeguato  ai canoni e parametri delle pièce giallo-rosa in voga nella Broadway del dopoguerra,  dopo i successi de “La tela del ragno” e  “La congiura degli innocenti” ), “Serial killer per signora” è, innanzi tutto, uno spettacolo ben articolato (di musiche e sonorità), dotato di ritmo, duttilità di recitazione, movimenti ben omogenei ed armonizzati da parte di tutto il cast:  che con classe e misura si muove  su una elaborata (essenzializzata) scenografia su due piani , quindi  mobilissima e con  velocissimi cambi  di  scena , basati su pannelli scorrevoli su cui vengono alternativamente proiettati filmati metropolitani e di variegata umanità.

Il tutto, integrato da praticabili “mobili”, ovvero carrelli su cui scorgiamo la virtuale  rifrangenza di ambienti e abitazioni- come, ad esempio,  quella assai modesta della madre del detective contrapposta all’interno da upper- class ove dimora la sua fidanzata   Evocazioni e soluzioni da mero flash-back  che rimandano ad una idea di “umano alveare” e a quel  ruolo di madre   esiziale su cui Robert Bloch imbastì (nel 1959) il canovaccio narrativo di “Psyco” cui Hitchcock diede fama attraverso il suo capolavoro.    Sulle tracce di un dimenticato film del 1968 (“Non si maltrattano così le signore”, regia di Jack Smight, interpreti Rod Steiger, George Segal, Lee Remick),  la vicenda tratta, infatti,  dell’incrocio/incontro   di due vite sostanzialmente  disagiate (nevrotizzate) dalla comune spartizione di una jungla metropolitana, confinante la voragine del nulla. Pur se in riconoscibili forme di skyline.

L’omicida  “esige” essere famoso  (sia pure come eroe negativo)  per superare la frustrazione di non essere stato  mai considerato dal suo materno  oggetto d’amore . Ed invece  sarà l’altro (divenuto insidioso ‘alter-ego),  il  detective sconosciuto di cui  conosce ogni aspetto della vita,  a godere di della bramata fama . Anch’egli, come accennavamo, “dotato”  di  una madre ingombrante, vittimista e impicciona,  ma in fondo amorevole, cui   è difficile persino presentare la donna amata (la donna di ‘una vita’),  lontana da lui anni luce,  bella, elegante,  raffinata, cosciente del divario sociale (che li separerebbe),   ma che si innamora perdutamente di lui a tal punto da partire  alla…. conquista della suocera.  Battaglia vinta ampiamente, anche a rischio della vita, quando  arriverà ella arriverà  al punto di dichiarare alla futura suocere “siamo come la  mela in due metà”

Temi in fondo (e di fondo) estrosi,  eterogenei,  egregiamente elaborati con il giusto tocco di  arte  grottesca, decantata e snellita in dialoghi esilaranti.   Di prim’ordine, come si diceva, la resa degli interpreti, con Guidi (eccellente trasformista )  e Ingrassia (attore in piena maturità) in perfetta, collaudata forma ed affiatamento.

 

ps  Dalle note di regia di Gianluca Guidi

A distanza di quindici anni  curo la seconda edizione della commedia, con delle differenze: non produco più, ne sono sempre il regista, interpreto uno dei due ruoli maschili ma spero nel medesimo esito. 

Il testo di Douglas J. Cohen (autore sia delle musiche che della drammaturgia) mi è familiare da 15 anni, ed il mio viaggio teatrale dopo 3 lustri mi riporta qui. Il teatro, tendenzialmente, dovrebbe sempre raccontare una storia; a volte, purtroppo, la si sacrifica per qualche non meglio identificato onanismo di palcoscenico che non porta acqua al mulino di nessuno.

Dalla precedente edizione porto con me la brillante e colta versione delle liriche di un grande maestro della musica leggera italiana Giorgio Calabrese, la direzione musicale originale di Riccardo Biseo con materiale aggiunto e orchestrato da Ciro Caravano e parte della traduzione di allora a firma del mio grande amico Gianni Fenzi

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Alla Sala Umberto di Roma

Ente Teatro Cronaca Vesuvio Teatro

presenta

GIANLUCA GUIDI e GIAMPIERO INGRASSIA

in

SERIAL KILLER PER SIGNORA

musical di Douglas J. Cohen

da un racconto di William Goldman

traduzione e adattamento di Gianni Fenzi e Gianluca Guidi

traduzione delle liriche Giorgio Calabresi

con

ALICE MISTRONI e TERESA FEDERICO

scene e costumi ANNAMARIA MORELLI

regia

GIANLUCA GUIDI

 

 

 

 

 

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