Anna DI MAURO- Luoghi dello spettacolo: Catania (fra ‘duellanti’ e uno ‘sguardo dal ponte’)


Luoghi dello spettacolo



CATANIA A TEATRO

Fra ‘duellanti’ e ‘uno sguardo dal ponte’

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All’ombra del litico “Liotro” (l’elefante catanese, simbolo della città) fervono scene e scenari che denotano nel capoluogo etneo un fermento drammaturgico di notevole spessore, nonostante  le difficoltà che il Teatro, e non solo quello siciliano, incontra in questa “era glaciale” della cultura. Il dinamismo degli artisti del territorio per contrapposizione sembra, tuttavia, quasi eccitato dall’indifferenza dell’ottuso Potere, sordo ai bisogni di un settore che, pur negletto, continua a proliferare in iniziative e percorsi di sicuro impatto, cercando nuove formule che si adattino ai questi tempi di “vacche magre”.

Catania e provincia pullulano di compagnie professionali e amatoriali, di cartelloni d’avanguardia e tradizionali, di rassegne, di spettacoli classici e sperimentali: un’offerta ricca, generosa, complessa che quotidianamente si rovescia su un pubblico avido e partecipe, secondo i propri bisogni e le proprie aspettative. Il teatro a Catania sembra essere più che mai vivo e godere ottima salute. Questa vivacità non ci meraviglia. Catania ha una forte tradizione teatrale. Quello che ci fa sorridere compiaciuti è la partecipazione dei giovani, appassionati interpreti, e in alcuni casi, spettatori come avviene negli spettacoli di Palco Off, dove la formula innovativa (aut-attori del nostro tempo con pochissimi mezzi, ma dotati di grandi capacità) sta dimostrandosi vincente.

Giunta già al 5° anno di attività, questa originale formula si avvale di attori collaudati come Egle Doria e Francesca Vitale, alla quale è anche affidata la direzione artistica, accanto a giovani promesse e registi emergenti come Nicola Alberto Orofino, una firma presto divenuta garanzia di qualità. Il suo seguitissimo “Misantropo”, spiazzante e frastornante, ha chiuso platealmente il primo ciclo di spettacoli di “Palco Off” che riprenderà le rappresentazioni a Gennaio. Eccezionalmente è stata la sede di “Scenario pubblico” (altro teatro collocato in pieno centro storico) a chiudere i battenti di questa prima parte del cartellone di “Palco Off”, solitamente ospitato dal Teatro del Canovaccio, altra interessante realtà del territorio, aperta alle novità e attenta alla qualità degli spettacoli. La sua piccola sala ha ospitato e prodotto pièces di notevole spessore e attività significative come la Bottega dei mastri artigiani del compianto Piero Sammataro, mantenendo una onestà di intenti che è garanzia di buon teatro.

Interessante realtà di sperimentazione e innovazione, che ha contribuito non poco alla renaissance teatrale catanese di questo anno, è il Gruppo Iarba, che ha riproposto pièces famose come “Fatto in casa” accanto a novità come “Cucì..Cucì..”, facendosi anche promotore di eventi culturali come la lettura integrale del poema in 20 canti di Domenico Tempio, “ La Carestia”, in un progetto complessivo di rilancio della drammaturgia nel proprio territorio, con l’intento di dare il giusto risalto alla cultura autoctona in una prospettiva nazionale.

Il Teatro della Città ha proposto ben due cartelloni ospitati dal Teatro “Vitaliano Brancati” e dal leggendario “Piccolo Teatro”, offrendo una vasta scelta di proposte, in un ventaglio opportunamente diversificato. Da non trascurare, in questa breve e sintetica segnalazione del composito quadro teatrale catanese,  il Teatro Piscator che continua ad essere una realtà sempre aperta alle provocazioni drammaturgiche con i suoi spettacoli  innovativi e di ricerca.  Un posto d’onore onore, per il coraggio e la costanza dimostrate in condizioni spesso precarie, spetta alla democratica gestione dell’occupato Teatro Coppola, già storico teatro della città semidistrutto nel corso del secondo conflitto mondiale, oscurato e negletto, riesumato  e restaurato da un gruppo consistente di artisti volontari che gli hanno restituito un volto e una funzione, accogliendo spettacoli di varia estrazione,  contrassegnati da  stile e qualità.

Anche il Teatro Stabile “Giovanni Verga” ha riaperto i battenti, dopo una lunga e dolorosa pausa, purtroppo orbato della sua sede storica, l’ “Angelo Musco”, venduta senza pietà come luogo imprecisato di uso imprecisato: una ferita nel fianco di una città che paga così il prezzo della grave disattenzione ai luoghi della cultura di cui il Bel Paese è vittima. Ancora, come non segnalare in questo ambiguo quadro  gravi disattenzioni come la mancanza di sede stabile per il Teatro dei Pupi retto dalla meritoria famiglia Napoli? Preziosi custodi di un’alta tradizione, insigniti di riconoscimenti, purtroppo fino ad ora ignominiosamente ignorati da una fumosa e burocratica Amministrazione Comunale che non riesce a dare il giusto riconoscimento ai suoi artisti.

E che dire delle vicissitudini del Teatro Massimo Bellini, uno dei più bei teatri lirici d’Italia, per mesi paralizzato da scioperi e da legittime rimostranze dei suoi impiegati, ora ritornato alle sue attività. Ma quanto tempo potrà resistere? Fiato sospeso sulle realtà teatrali. Per quanto tempo  riusciranno a resistere senza adeguati finanziamenti? Quante fertili menti saranno costrette a tacere per mancanza di spazi e sostegno materiale? L’Horror vacui avanza in un crescendo rossiniano di cui il solo a goderne sarà l’Orecchio del Nulla.

Luci ed ombre, in conclusione,  disegnano in un inquietante chiaroscuro il profilo di una città “ giovane”, che non si arrende e combatte le sue battaglie come sa e come può, al di là della falsa retorica, indomita e selvaggia nonostante l’indifferenza o peggio la colpevole assenza di  chi non si cura di nutrire il suo popolo ed elevare il suo spirito attraverso la Bellezza dell’Arte. Ci piacerebbe pensare, come nelle fiabe, ad un finale positivo, ma purtroppo siamo costretti a chiudere con un finale aperto, come in tanta drammaturgia contemporanea. Una mobilitazione cittadina o una rivoluzione degli artisti? Inseguire il Sogno o convivere con la dura Realtà? Amleto sorride misteriosamente dall’alto degli spalti…

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